Vittorio LussanaAccogliamo con un certo grado di favore il dato elettorale emerso in queste ore dalle presidenziali francesi. E riteniamo sia da sottolineare la maturità democratica di una nazione, la Francia, che pur vedendo i propri Partiti storici in crisi, ha saputo riorganizzare un fronte politico liberal-progressista, quello guidato da Emmanuel Macron, capace di tener fermi una serie di princìpi che, finalmente, abbozzano il nuovo tipo di società che alcuni di noi, tra cui il sottoscritto, hanno in mente. Innanzitutto, una società aperta, che valorizzi le diversità culturali tra i popoli, dimostrando coraggio e forza morale; in secondo luogo, l'idea che si possano allargare i confini del mercato, includendo nuove forme di aziendalismo imperniate sulla libera circolazione delle notizie, sull'interscambio culturale, sulle distinte potenzialità turistiche, architettoniche e persino ricettizie di ogni singolo Paese, per rispondere con saggezza a quell'ignoranza generalista che si è diffusa senza argini nella seconda fase di globalizzazione planetaria. Finalmente s'intravede, cioè, quella configurazione strategica di economia sociale strutturalmente composta da tante piccole aziende che competano sui mercati interni con le armi della qualità, della credibilità e della competenza all'interno dei propri singoli e specifici settori. In fondo, si tratta di una rivisitazione di quell'antico modello di concorrenza 'imperfetta' che noi, oggi, amiamo definire di moltiplicazione delle 'nicchie', in grado di rispondere alla gigantesca domanda occupazionale proveniente soprattutto dal mondo giovanile, abbandonando ogni rigidità monopolista, oligopolista o statalista. Se si riuscirà a comprendere la lezione francese, forse l'Europa e il mondo intero potranno varcare quella 'porta stretta' che si è cercato di individuare in questi anni, con molta fatica e il rumoroso disturbo di tanti imbecilli. Un disturbo soprattutto mediatico-televisivo, che imporrà a un certo punto una precisa 'resa dei conti'. Ma a prescindere da questo problema, tutto sommato secondario, nonostante la grave confusione qualunquista e 'pseudo-semplificatoria' ingenerata tra i cittadini, l'Italia, come al solito, per questioni di arretratezza soffre almeno dieci volte di più le patologie 'post ideologiche' a cui la Francia ha saputo fornire una prima risposta. Dunque, lo sforzo di uscita dalla devastazione generalista e 'berlusconiana' comporta ancora un lungo tratto di strada, che tuttavia dobbiamo percorrere anche noi italiani, al fine di affrancarci da concezioni e mentalità 'chiuse', legate a visioni plebiscitarie, assolutiste o assembleari della politica, le quali rischiano di farci perdere tempo e terreno ulteriore. Che Dio ce la mandi 'buona' anche a noi, insomma. E possibilmente non 'bionda', come la signora Marine Le Pen.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Fra Diavolo - Roma - Mail - domenica 30 aprile 2017 17.28
Caro Direttore, scriverò nel modo più semplice e compassato di cui sono capace (magari poi mi prende in redazione…) Le scrivo nuovamente perché la vicenda francese continua: mercoledì mattina i viaggiatori nella metropolitana di Parigi hanno scoperto molti manifesti con le facce di alcuni politici e scritte anti aborto. Non entro nei dettagli, ma certamente avevano come obiettivo anche il ballottaggio che ci sarà tra poco. La RATP (l’equivalente della nostra Atac) si è affrettata a dichiarare che erano illegali e che non ne sapevano nulla, ma che si sarebbero affrettati a rimuoverli. E, inoltre, che non ne avrebbero mai consentito l’affissione. Indipendentemente dal giudizio sul contenuto di quei manifesti e tenendo presente che in sé non prefigurano nessun reato, neanche quello sanzionato dall’ultimissima legge d’intralcio informatico all’aborto, forse se ne può tristemente concludere che l’episodio sembra confermare l’esistenza (e parliamo della Francia!) di una censura attiva e solerte e tale da far sembrare l’azione illegale di chi li ha affissi quasi un esempio di nobile disobbedienza civile. Cordialmente, Fra Diavolo
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - giovedi 27 aprile 2017 6.8
RISPOSTA A FRA DIAVOLO N. 3: ma no, per carità. Soltanto che questi non mi sembrano tempi molto adatti per la rilassatezza... Ma ammetto che può trattarsi di un'impressione sbagliata anche da parte mia. Rinnovo i miei saluti. VL
Fra Diavolo - Roma - Mail - giovedi 27 aprile 2017 0.3
Carissimo Direttore, mi fa enormemente piacere constatare di essere d’accordo con lei, almeno nella sostanza. Sulla forma: non mi dispiace essere definito stravagante e surreale, anzi… Forse queste mie caratteristiche mi consentono di ricambiarle la mia impressione sul suo stile: lei mi dà l’idea di non rilassarsi mai e di essere un po’ troppo serioso ed anche sospettoso che la si voglia accusare di qualcosa, anche quando non è così. Spero non si offenda.
Cordialmente, Fra Diavolo
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - mercoledi 26 aprile 2017 21.10
RISPOSTA A FRA DIAVOLO (senza apostrofo): sì, va bene tutto. Può darsi che lei abbia ragione. Tuttavia, lei ha uno stile piuttosto stravagante, come quando scrive "à la page" opps "fichissimo". Digressioni e fronzoli tanto inutili quanto depistanti, che non si capisce verso chi o cosa siano diretti, o se servano a criticare qualche ambiente che io, di certo, non frequento, dunque non capisco perché me ne faccia cenno, per quanto indirettamente... Insomma, sulla sostanza delle cose che lei evidenzia sarei, probabilmente, d'accordo; sulla forma d'espressione, mi scusi se glielo scrivo, ma lei mi sembra piuttosto surreale. Le assicuro che, se lavorasse nella mia redazione, le consiglierei senz'altro di darsi una calmata. E non certo per questioni di 'buonismo'. Tutto qui. Cordialità. VL
Fra Diavolo - Roma - Mail - mercoledi 26 aprile 2017 15.46
Caro Direttore, desidero rassicurarla che non fosse sotto critica il suo pensiero sui fatti francesi da me evidenziati, ma un articolo intitolato "Vive la France" mi sembra potesse autorizzare una risposta a tutto campo. Quel che mi sembra, però, è che lei assolva con troppa disinvoltura i fatti francesi che le ho evidenziato (e purtroppo ce ne sarebbero altri). Il vero problema è che forse ormai abbiamo interiorizzato come fatto acquisito che le dittature non le vedremo più, almeno alle nostre latitudini: attaccare in modo così goffo e manifesto la libertà d'opinione significa che il "cattivo" che verrà potrà dire di aver imparato la lezione dai "buoni", e purtroppo avrà ragione. E siccome noi italiani siamo particolarmente permeabili a quanto ci propongono altri, mi preoccupo anche per il nostro paese. Potrei fare esempi legislativi italiani che mettono in pericolo la libertà d'opinione, ma potrei risultare "off topic", tanto per farmi vittima anch'io del falso inglese che fa tanto "à la page"… Ops! volevo dire "fichissimo" (autentico linguaggio autarchico). Cordialmente, Fra Diavolo
P.S. Siccome al mio pseudonimo ("nickname" ?) ci tengo, le faccio presente che "Fra" non vuole né l'accento, né l'apostrofo del troncamento.
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - mercoledi 26 aprile 2017 6.42
RISPOSTA A FRA' DIAVOLO: caro lettore, le chiedo innanzitutto di non anticipare giudizi che, in merito alla questione specifica da lei sollevata, non ho ancora pronunciato, dato che tale comportamento già corrisponde a un'allusione. E chi allude, più che un assolutista o uno pseudo-semplificatore, in generale è un insolente. Dunque, le chiedo cortesemente di non processare il prossimo suo già nelle intenzioni. In secondo luogo, le ricordo che il Paese perfetto certamente non esiste. Esistono, tuttavia, Paesi che difendono i loro princìpi, anche se questi possono essere interpretati in un senso anziché in un altro. Ciò non basta, tuttavia, a giudicare un'intera comunità, anche se ci ritroviamo, probabilmente, nel classico campo delle presunte verità oggettive, che anche a mio parere rappresentano una categoria culturale utopica, se non del tutto astratta. La Francia, tuttavia, è una società che difende un principio anche in un contesto e in una forma che a noi può apparire sbagliata, perché ciò significa che il principio esiste e viene riconosciuto senza dissimulazioni. E ciò rappresenta una garanzia di civiltà, pur convenendo insieme a lei intorno a un margine dii dissenso individuale che la laicità stessa deve, sempre e comunque, garantire. E' così, per esempio, anche sul tema del velo islamico: purché il viso di una donna sia riconoscibile nei luoghi o nei locali pubblici e indossarlo risulti un comportamento integrabile con le fattispecie della legislazione e dell'ordinamento vigente, non si capisce perché vietarlo. Ma in ciò, l'Italia probabilmente possiede margini antropoligico-culturali di maggior vicinanza al mondo islamico, poiché ancora ricordiamo il velo delle nostre nonne in quanto tipico capo di abbigliamento di molte zone dell'Italia centro-meridionale. Insomma, la laicità in molti casi può anche significare capacità del singolo individuo di dimostrare pazienza e di rispettare una norma che personalmente non si condivide. Così come può anche capitare di dover difendere militarmente il proprio Paese, benché governato da una parte politica che non è esattamente quella ideologicamente a noi affine. Si tratta di interpretazioni individuali di princìpi che, tuttavia, in Francia esistono, sia su un terreno collettivo, sia individuale. In Italia, spesso e volentieri, della laicità ce ne ricordiamo solamente quando torna comoda a giustificare un comportamento discutibile, o quanto meno controverso. Tenga presente anche i nostri limiti, dunque, prima di andare a contestare quelli degli altri. Cordiali saluti. VL
Fra Diavolo - Roma - Mail - mercoledi 26 aprile 2017 3.19
Mio caro Direttore,
premesso che anch’io spero che la Le Pen non vinca al ballottaggio, mi chiedo se lei
davvero voglia indicarci come faro di civiltà un paese in cui la censura statale impedisce alle televisioni di mandare in onda il bel corto (gloria nostrana perché prodotto in Italia dalla CoorDown) "Dear Future Mom" (ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=Ju-q4OnBtNU)? C’è anche una certa ironia nella vicenda, visto che proprio i francesi, al festival di Cannes, gli assegnarono ben 6 leoni (ovviamente quando ancora non era calata la mannaia della censura, per non parlare dei numerosi premi internazionali ricevuti). Proibito sugli schermi televisivi francesi? Oggi non è grave perché per fortuna c’è Internet ed è visibile da chiunque, raggiungendo quasi 8 milioni di contatti!
Ma al governo francese non la si fa! Infatti vigila e corre ai ripari per difendere i propri cittadini dalla perversità della rete… C’è forse qualcuno che osa pensare e magari diffondere via Internet l’idea che possa esistere una “sindrome post-aborto”? Pensi, caro direttore, che si può leggere una sciocchezza del genere su tanti siti spazzatura, ad esempio, uno tra i tanti, sul sito www.medicitalia.it, sostenuto dal quotidiano la Stampa? Ora, per fortuna, non si può più scrivere una cosa così assurda! Mi correggo, si può ancora fare, ma solo perché il sito è targato “.it” e non “.fr”, altrimenti qualcuno rischierebbe fino a due anni di galera e trentamila euro di multa (una sciocchezzuola…) L’approvazione della legge è fresca fresca e perfino in Francia, fiera della sua laïcité, nella discussione parlamentare qualcuno ha avuto il dubbio che potesse sembrare non essere in linea con la libertà d’opinione, ma la ministra Laurence Rossignol ha tranquillizzato tutti sentenziando che «La liberté d'opinion n'est pas le droit au mensonge.» Non traduco perché si capisce benissimo che è la teorizzazione della “Verità di Stato”.

P.S. Non so in quale categoria vorrà inserire la mia “sparata” contro “l’aria francese”, se tra gli imbecilli, i qualunquisti, i berlusconiani, quelli con la mentalità chiusa con visioni plebiscitarie e assolutiste o assembleari della politica o considerarla un’espressione “pseudo-semplificatoria” o di arretratezza… Faccia lei, ma per ora mi accontento e sono ben lieto di vivere in Italia.
Massimo - Roma - Mail - mercoledi 26 aprile 2017 0.7
Non so quanto, per me è un altra debacle della sinistra, che pecca della capacità di presentarsi umita alle tornate elettorali o eventi importanti... se socialisti e sinistra si fossero presentate insieme, oggi saremmo stati qui, allora si, a sperare in un cambiamento... un ballottaggio tra un centrista filo banchiere lobbysta e liberista, ed un rappresentante della destra giustizialista, oscurantisya, a me, non fa affatto essere ne favoritista ne ritenere ciò un.segno di maturità... sommando anche ka sxomparsa, quella si di una destra, conservatrice, ma liberale, storica, e per certi versi, popolare. Ma ripeto, ognuno dal proprio cannocchiale vede i panorami che vuole.
Roberto - Roma - Mail - martedi 25 aprile 2017 19.24
Con estrema lucidità lei è riuscito a scrivere tutto ciò che non condivido. Io sono per un sistema pubblico organico e coattivo fino al soffocamento di ogni spreco, di ogni opportunismo e di ogni disonestà. Si chiama senso dello stato e dell'interesse comune.
Fabrizio - Roma - Mail - martedi 25 aprile 2017 12.19
Giustissimo: sono, in parte, anche i temi di cui parlavamo nell'ultima riunione di redazione.


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