Domenico BriguglioQuanta parte hanno i ricordi nella nostra personalità? Indubbiamente, il nostro background di esperienze, emozioni passate, estrazione culturale e familiare possono considerarsi assolutamente determinanti nel processo decisionale da cui poi si originano le nostre azioni. Talvolta, sorprendendo anche chi ci conosce bene, ma non fino al punto di comprendere la composizione 'chimica' che si sta formando e che attinge a elementi del substrato più profondo dell'inconscio, il più sconosciuto anche a noi stessi. Quando il 'peso' dei ricordi e la loro stratificazione costituisce il nucleo portante dell'arte pittorica, come nel caso di Tiziano Calcari, si può assistere a qualcosa di unico, che diviene il 'motore' di una gamma di emozioni che salgono impetuosamente alla superficie, coinvolgendo la coscienza dello spettatore. Metafisici e surrealisti ci hanno messo di fronte alla potenza dirompente ed enigmatica dei sogni o dei percorsi segreti delle nostre ansie di conoscenza. E i loro lavori sono autentiche 'scorciatoie' verso l'inconoscibile. Calcari ripercorre queste preziose 'scorciatoie', riscoprendo quei sentieri che uniscono sogni, aneliti di conoscenza e scavo nei meandri dell'Io, offrendo una parte di sé che si può leggere senza eccessiva difficoltà. I suoi sfondi sono bianchi, paesaggi indefiniti della spazialità onirica, senza alcun riferimento alla realtà oggettiva: un bianco che, però, non è quello naturale della tela, ma un nero (il buio dell'inconscio) riempito di colore eburneo, indispensabile per far risaltare pochi riferimenti architettonici o naturali dai colori vividi che galleggiano nel nulla, ancorati e legati indissolubilmente a due figure umane preponderanti: due donne che appaiono in primo piano in tutte le sue opere, in deroga a qualsiasi prospettiva, vere protagoniste e causa scatenante del processo mnemonico, ombre del passato raffigurate con assoluta maestrìa visionaria. Le due figure riportano immediatamente alla mente i celebri manichini delle piazze d'Italia di De Chirico. Ma a un esame critico più accurato emergono importanti differenze: i volti hanno perso rotondità, con tratti spesso appena accennati che conservano l'asse centrale naso-mento, mentre i loro lunghi abiti, vistosi ma assolutamente formali, senza drappeggi, servono più a identificarne, piuttosto che marcare, una prerogativa mistica. La funzione delle opere è invece chiara, inequivocabile: catarsi. La catarsi di ricordi (piacevoli o meno: ha poca importanza) riportati alla coscienza attiva e destrutturati, nel tentativo di alleggerirli da un peso specifico e farli divenire arte, trasmettendo emozioni mai sopite in un 'contagio' difficile da evitare allo spettatore. La mostra di Tiziano Calcari è stata presentata recentemente presso la Cave Art Gallery: una galleria magnifica, situata in via di Santa Maria Maggiore a Roma, che con la sua peculiarità architettonica, antica e preziosa, ha rappresentato il contesto giusto per l'arte di questo maestro, al contempo legata e svincolata dal tempo.


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