Vittorio LussanaDa tempo, la presente testata aveva segnalato il rischio di un isolamento della Russia di Vladimir Putin, il quale poteva invece svolgere un ruolo fondamentale per abbattere lo Stato islamico. E nonostante un'Europa flagellata dagli attentati terroristici, compreso quello di Stoccolma di questi ultimi giorni, l'obiettivo di riuscire a sconfiggere l'Is era divenuto assai vicino dal concretizzarsi. Molto del merito è proprio del leader russo, che nonostante non riscuota il massimo delle nostre simpatie, ha dimostrato il proprio 'polso' contro il fondamentalismo islamico. I fatti di questi giorni, con l'attacco siriano di Idlìb e la risposta americana ordinata da Donald Trump, riportano la situazione al punto di partenza o quasi, oltre a segnalare il paradosso di una Nato schierata sullo stesso fronte del Daesh, di al Qaeda e dei Fratelli musulmani. Cercare di spodestare Assad sta cominciando a costare un po' troppo all'occidente. Senza contare la possibilità di un 'dopo' che potrebbe rendere la Siria ingovernabile, come accaduto in Libia e, a suo tempo, in Somalia e in Irak. Questa storia di togliere di mezzo le dittature laiche - che poi tanto laiche non erano - per far posto a sistemi democratici che conducono al potere con facilità proprio le forze ispirate all'islamismo radicale, più che un'escalation verso la terza guerra mondiale sembra l'olimpiade del masochismo. Il lancio dei 59 missili Tomahawk è un nuovo clamoroso errore del neopresidente americano, asceso al potere sulla base di un'astratta teoria isolazionista degli Usa che, nel breve volgere di un mese, ha incontrato tutta la sua astrattezza e contraddizione. Dev'essere proprio una fase della Storia, quella che stiamo vivendo, in cui smentire se stessi va di moda: una sorta di delirio goliardico, irresponsabilmente inconsapevole dei rischi di provocare un'autentica tempesta. Il nostro presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si è subito affrettato a schierare l'Italia a fianco dell'alleato occidentale, per via delle presunte "motivazioni" americane a rispondere alla strage di Idlìb: un maggior sforzo di fantasia sarebbe stato assai apprezzato, poiché non ci può essere alcuna motivazione valida nel porsi sul medesimo piano di chi utilizza armi chimiche contro il proprio stesso popolo. La Siria si è 'avvitata' in una sanguinosa guerra civile che dura, ormai, da 6 anni. Un arco di tempo non breve, che conduce l'opinione pubblica a una rassegnazione pericolosa, esponendo il mondo a recrudescenze tanto imprevedibili, quanto improvvise. E così è stato, con un presidente americano che non aveva nemmeno finito di tessere l'elogio nei confronti di Vladimir Putin e del suo regime. Per non parlare di tutto il 'chiacchiericcio' querulo, infondato e 'sordo' di casa nostra, tra 'neotrumpisti' e 'filoputiniani', oggi costretti a prendere atto che l'unico 'asse' da essi individuato era quello del gabinetto di casa propria. L'entrata degli Stati Uniti nel conflitto complica ulteriormente lo scenario bellico complessivo, trasformando la questione siriana in una guerra 'tutti contro tutti': una sorta di rissa a cielo aperto, stupida e inutilmente costosa. Gli Usa, in particolare, proprio in questi giorni stavano constatando la buona riuscita della 'cura Obama' contro la disoccupazione, tornata ai livelli del 2007. Ma questa loro discesa in campo riporta ogni cosa all'epoca di George W. Bush, il cui acceso interventismo aveva aperto autentiche voragini nei conti del governo di Washington, il quale si ritrova nuovamente costretto a metter mano al portafoglio. Cento milioni di dollari è costato, secondo alcuni calcoli, il blitz americano. Ovvero, circa 70 milioni di euro, che a loro volta equivalgono a 140 mila miliardi di vecchie lire. Quanti posti di lavoro si potevano creare, per esempio nel campo della 'green economy' e delle tecnologie più avanzate, con un investimento di questa portata? La domanda, ovviamente, è destinata a cadere nel vuoto.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Cristina - Milano - Mail - lunedi 10 aprile 2017 18.21
Un quadro disastroso ma, in qualche modo, occorre reagire. Non possiamo aspettare che ci annientino... Le dinamiche non le conosco, non saprei come argomentarle.
Giuseppina - Napoli - Mail - domenica 9 aprile 2017 21.42
Vedo solo un paese dilaniato da 6 anni da un dittatore che buona parte della Siria non vuole e le due potenze Russia e Usa che si contengono il territorio.
Paolo - Trescore Balneario (Bergamo) - Mail - domenica 9 aprile 2017 19.5
Buona riflessione, che condivido.


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