Giuseppe LorinRukeli molti non sanno neanche chi fosse. Tantomeno, il numero 9841, a meno che non si tratti di un turista a passeggio per le strade di Berlino il quale, nel Viktoria Park, si imbatte in uno 'strano monumento' con lati convergenti inclinati a forma di 'ring'. Alla base, una targa in bronzo con inciso solo un numero: '9841'. Di lato al monumento medesimo, memoriale temporaneo, vi è la firma del talento creativo ideatore dell'opera: Alekos Hofstetter, del Bewegung Nurr, fondato nel 1989 a Dresden. Un'idea creativa e geniale: la lotta dell'uomo nel 'ring' dell'esistenza. Ma siamo a Berlino. E tutte le fantasticherie interpretative o critiche crollano e si disperdono nell'aria, come le ceneri che uscivano dai camini torreggianti nei lager nazisti, nonostante i 'negazionisti' della Shoah. L'epopea nazista oggi sembra solamente un doloroso evento storico, che tuttavia ci invita a un'attenta riflessione sulle moderne forme di razzismo e di pregiudizio, sul rapporto che lega, attualmente, l'essere umano ai concetti di dignità e di diversità. 9841 è semplicemente un numero, che corrisponde al codice d'immatricolazione con il quale, nel campo di concentramento di Neuengamme, nel 1943, i nazisti registrarono un pugile di origine sinti: Johann Wilhelm Trollmann, detto 'Rukeli'. Il campo di concentramento di Neuengamme fu allestito il 13 dicembre 1938 e fu operativo fino al 4 maggio 1945, nella zona a sud-est di Amburgo, lungo il fiume Elba. Il dottor Kurt Heißmeyer delle SS vi effettuò degli esperimenti con il bacillo della tubercolosi, utilizzando come 'cavie' i deportati del campo di lavoro, in cui i prigionieri erano destinati a produrre mattoni estraendo argilla da una cava. Lo slogan del campo era: "Sfinimento per lavoro". Fu sempre in questo campo che venne sperimentato per la prima volta il gas 'Zyklon B', poi applicato su larga scala nel 'Konzentrationslager' di Auschwitz, consacrato allo sterminio di massa per la 'soluzione finale'. Neuengamme, inoltre, è stato l'ultimo campo di concentramento a essere liberato dopo l'armistizio firmato dai nazisti con i russi il 7 maggio 1945 e con le truppe alleate occidentali il giorno seguente. 'Rukeli', nella lingua romanès, ha il significato di radici, stabilità, forza e perseveranza. E queste erano proprio le doti identificative del pugile Johann Wilhelm Trollmann, detto 'Rukeli', il 'danzatore del ring'.  Trollmann era il cognome tedesco. D'altronde, il dialetto sinti possiede molti 'prestiti' linguistici dal tedesco. 9841/Rukeli è la storia di un pugile tedesco, di origine sinti, che non va dimenticata. È merito di Gianmarco Busetto la rievocazione dell'esistenza di un grande boxer, vero precursore del moderno modo di 'fare boxe'. Le notizie inedite che lo spettacolo di Gianmarco Busetto ci ha generosamente donato sono quelle di un Johann Trollmann, detto 'Rukeli', ufficialmente ucciso a Neuengamme, ma misteriosamente 'salvato' e trasferito nel Lager Arbeiter di Wittenberge, Brandenburg, dove venne impiegato nel trasporto del fieno per la lavorazione della cellulosa. Il capò di quell campo, Emil Cornelius, un criminale con un passato da pugile frustrato, lo riconobbe e lo sfidò sul ring, dove Rukeli lo mise 'ko' a metà della prima rispresa. La mattina dopo, a colpi di badile, il campione venne ucciso dallo stesso Cornelius per pura vendetta. Aveva solo 37 anni. Era il 1944: la resa incondizionata della Germania avvenne solamente tra la fine di aprile e l'inizio di maggio del 1945. '9841/Rukeli' di Gianmarco Busetto, da lui interpretato, è meritatamente il monologo vincitore del Roma Fringe Festival 2016. L'ottima regia è di Enrico Tavella, affiancato dall'autore.


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