Vittorio LussanaE così nelle Marche, una regione che sta cominciando a mostrare evidenti segnali di grevità e impazzimento, siamo giunti al primo vero omicidio italiano mosso da motivazioni razziste. In molti si sono immediatamente precipitati, con la consueta ipocrisia, a smentire anche soltanto l'ipotesi che il razzismo possa essere un carattere intrinseco degli italiani. Un tipo di analisi che, tuttavia, comporta la colpevole sottovalutazione di tutta una serie di segnali che stanno 'covando' nell'animo di molti nostri concittadini, i quali a lungo, in passato, hanno dissimulato numerosi e inconfessabili 'retropensieri' dietro al 'paravento' del moderatismo cattolico e che, oggi, si ritrovano 'smascherati' nella loro incultura reazionaria, asociale, piccolo borghese. Quando si dice la verità, qui da noi in genere non si viene creduti. Soprattutto se certe analisi non tornano 'comodo' a nessuno, poiché la caratteristica peggiore del nostro popolo non è nemmeno il razzismo, il cattolicesimo omofobo, o il familismo amorale: ciò che caratterizza veramente l'oscuro 'meticcio' di subculture che compone l'animo degli italiani, in realtà, è l'opportunismo. Quest'ultimo, infatti, rappresenta la nostra caratteristica principale, che ci connota e ci descrive innanzi al mondo come un popolo di furbi, cialtroni e, qualche volta, anche 'imbroglioni'. La verità è tutta qui: gli italiani non appena ottengono un successo personale, in campo economico o nella vita di tutti i giorni, andrebbero immediatamente arrestati per ubriachezza molesta, prima che commettano danni devastanti. Il vecchio luogo comune di un popolo composto da 'brava gente' andava forse bene per il proletariato di una volta, che lavorava e si sacrificava per assicurare un futuro ai propri figli. Oggi che tutti quanti hanno in casa almeno un figlio laureato, spesso a 'calci nel sedere' o secondo criteri che nulla hanno a che vedere con reali forme di approfondito nutrimento culturale, i retaggi del passato riemergono tumultuosamente, accompagnati dal loro substrato di egoismo e sterilità morale. E' esattamente per tali motivi che rimpiangiamo l'estinzione, anzi la distruzione, di forze politiche e tradizioni filosofiche che facevano riferimento a una precisa 'radice' culturale, come per esempio i liberali. Erano già pochi in passato, poiché assai scarsi son sempre stati i tratti 'signorili' degli italiani. E non sempre si dimostravano molto 'nobili' nelle loro intenzioni. Ma per lo meno, la loro 'mission' antropologica s'incardinava attorno a principi chiari, semplici e basilari di comportamento. Indubbiamente, i liberali son sempre stati dei borghesi. Ma almeno erano degli autentici 'signori': ecco perché, ancora oggi, vogliamo loro molto bene. E vogliamo molto bene, naturalmente, anche al popolo italiano. Quello di un tempo, per lo meno, prima che si mercificasse assumendo innanzitutto i difetti e le debolezze di una contemporaneità da centro commerciale, lasciando altresì per strada gli antichi pregi di una cultura anarco-sindacale sempre molto attenta ai problemi dei più deboli. Perché i deboli devono avere chi li difende. E oggi, i 'nuovi deboli' sono i nostri immigrati. E' questo il dato che ci ha colpito più profondamente dei fatti di Fermo: una vigliaccherìa alla 'Rosso Malpelo', quel personaggio di Giovanni Verga che era solito fustigare il proprio grigio asinello poiché, nell'immobilismo sociale italiano, esso rappresentava l'ultimo elemento che componeva una 'scala maledetta' di sfruttamento, ingiustizie e sopraffazioni. Non potendo prendersela con altri, ovvero con i veri colpevoli della propria disperata condizione, il protagonista di questa nota novella 'verista' se la prendeva col 'somarello'. Ecco spiegato perché, quando andiamo a cercare l'identità più profonda degli italiani, possiamo indubbiamente escludere che essi siano razzisti, ma non dobbiamo nemmeno dimenticare che si tratta del popolo più vile d'Europa.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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Elena - Catania - Mail - lunedi 11 luglio 2016 19.28
Da siciliana conosco bene il significato della parola "migrante", ma ritengo che i suoi giudizi siano piuttosto generici. E' vero che il nostro paese mantiene alcune caratteristiche ataviche, dovute comunque al difficile cammino della nostra storia. La Sicilia però, le faccio notare, è la regione che più di altre si è "sobbarcata" il peso dei flussi africani e non solo. E l'isola non si è chiusa in se stessa. Squilibri ce ne sono in tutte le parti dell'Italia, ma non ne farei un dramma: siamo fatti cosi da secoli e secoli... Lodo il suo stile, come sempre lucido, freddo e analitico e la leggo sempre con interesse. Anche quando non condivido del tutto il suo parere.
Renzo - Volterra (Italia) - Mail - lunedi 11 luglio 2016 17.5
Quello che sta accadendo è assai grave. Ma è anche grave che si dia più importanza ai nuovi recenti deboli, facendo cosi silenziare la realtà dei deboli italiani che sta allargandosi a vista d'occhio, mentre si fa orecchio da mercante su quelli che sono italiani e che vivono anche peggio dei nuovi. Questo è, dicendo poco, offensivo e avvilente.
Enrica - Comunanza (AP) - Mail - lunedi 11 luglio 2016 15.24
E' tutto vero. Amen!
Roberto - Roma - Mail - domenica 10 luglio 2016 20.29
Un articolo "schietto", che condivido in molte parti, tranne che per l'elogio dei Liberali, che in Italia hanno sempre tenuto ferma la scala al "peggio" tra i "peggio"........


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