Vittorio LussanaIl combinato disposto tra le modifiche costituzionali approvate con maggioranze 'variabili' e la nuova legge elettorale stravolgono l'assetto istituzionale delineato dalla Costituzione del 1948, con conseguenze negative sulla rappresentanza politica. E' evidente il tentativo dell'attuale presidente del Consiglio di spostare il confronto sia sul merito delle scelte che il Governo ha imposto al parlamento, approfittando dei 'numeri' parlamentari 'drogati' dal 'porcellum', sia sulla nuova legge elettorale, approvata a 'colpi' di fiducia e con scarso rispetto verso tutte le tradizioni politiche. In sostanza, chi a ottobre voterà 'No' verrà fatto passare per un 'conservatore', mentre chi voterà 'Sì' potrà fregiarsi del titolo di 'salvatore della patria'. Anche il ricatto morale dell'eventuale caduta del Governo, francamente ci ha lasciato attoniti in quanto metodologia propagandista, come se una riforma costituzionale dovesse avvenire non con un ampio consenso popolare che rifletta il principio di rappresentanza parlamentare, bensì per volontà dell'esecutivo, che è solo un 'potere-strumento' della Costituzione, insieme a tutti gli altri. Noi non intendiamo cadere nella 'trappola' mediatica di Renzi. E vorremmo insistere, invece, nel merito delle modifiche alla Costituzione e su una legge elettorale assai discutibile, poiché la governabilità viene ottenuta con un premio di maggioranza che altera eccessivamente i 'numeri', ovvero il consenso effettivo dei cittadini. Ma pur prescindendo da tali 'tecnicismi', non si può non notare una serie di comportamenti e scelte politiche, da parte del Governo, che stupiscono per la sostanziale scorrettezza: 1) innanzitutto, l'esecutivo ha tentato di 'imbrogliare' su chi ha chiesto veramente il referendum; 2) in seguito, ha cercato di manomettere le 'tempistiche' della consultazione popolare medesima; 3) poi, ha finto di concedere il referendum, pur sapendo che l'articolo 138 C. prevede l'immediata promulgazione della legge di modifica della Costituzione solo quando essa viene approvata dai 2/3 dei parlamentari in seconda 'lettura'. Il Governo da tempo non possiede i 2/3 dei consensi parlamentari, malgrado un premio di maggioranza peraltro dichiarato incostituzionale dalla nostra Corte suprema. Dunque, il tentativo di far credere che il referendum sia una sua concessione è un atto destituito di ogni fondamento. Se avesse raggiunto i 2/3 dei voti parlamentari, la legge sarebbe entrata in vigore immediatamente dopo la pubblicazione, mentre passando per il referendum, la riforma sarà resa valida solo se il popolo l'approverà. Congiuntamente a tutto ciò, non va dimenticato il tentativo di accelerare i tempi per effettuare la consultazione referendaria insieme alle elezioni amministrative, tentando di forzare la Costituzione e le norme vigenti, 'fregandosene' altamente delle garanzie che il nostro ordinamento giuridico prevede affinché una modifica importante della Costituzione possa esser valutata dagli elettori senza condizionamenti, cioè attraverso un dibattito collettivo dedicato a tale argomento e con tutte le 'tempistiche' necessarie per lo svolgimento di una vera campagna elettorale. Analizzare solamente la modifica costituzionale è l'ennesimo 'depistaggio mediatico', poiché gli effetti negativi sulle regole democratiche possono essere valutate soltanto incrociando la riforma stessa con la nuova legge elettorale. Si aggiungano, infine, i toni e i modi attraverso i quali si è cercato di stravolgere il senso stesso della consultazione, trasformata in una sorta di 'questione d'onore' attraverso una richiesta di fiducia 'plebiscitaria' nei confronti dell'attuale presidente del Consiglio, il quale ha largamente abusato dello strumento della fiducia al fine di far approvare i suoi provvedimenti senza il minimo riguardo del fatto che si trovava in un parlamento eletto con modalità dichiarate incostituzionali dalla Consulta. Insomma, il Governo Renzi sta preparando una campagna di propaganda martellante e molto costosa per convincere i cittadini. Dobbiamo reagire a tutto questo, pretendendo non soltanto pari dignità di esposizione, ma anche spiegando bene ai cittadini il processo legislativo attraverso il quale si è arrivati al termine di un percorso quanto mai ambiguo e persino pericoloso per la democrazia. Non tanto per l'eventuale 'incoronamento' di Matteo Renzi come 'uomo solo al comando', bensì per chi potrebbe giungere dopo di lui e avvalersi di una sorta di 'premierato' anche un po' autoritario, che espone la democrazia parlamentare all'avvento di avventurieri senza scrupoli, capaci di strumentalizzare e abusare a proprio vantaggio dei poteri dello Stato.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Marina - Urbino - Mail - giovedi 30 giugno 2016 3.6
Siamo precipitati in un baratro che non è il mio. Sembra un'affermazione sciocca ma è come mi sento. Grazie Lussana, continui a picchiare duro sulle menzogne che vengono propinate ogni giorno al popolo italiano.
Elena - Catania (CT) - Mail - martedi 28 giugno 2016 19.1
Un editoriale splendido, incisivo nonostante la pacatezza del ragionamento. Il "Renzismo" è finito ed è durato pure piuttosto poco. Ci sarebbero le attenuanti del caso, ma non aver compreso che il 41 per cento delle europee era solo un voto dettato dalle paure diffuse dallo stesso Grillo, oltre che dalla bassa affluenza alle urne, è stato un errore micidiale. Adesso ci si risveglia dopo la "sbornia", ma credo sia troppo tardi.
Roberto - Roma - Mail - lunedi 27 giugno 2016 21.50
Io penso, invece, che con la classe politica di questo momento quel che è stato fatto fosse il massimo possibile. E che tutto, furbizie e scorrettezze parlamentari comprese, sia in un certo senso giustificato dall'esigenza di arrivare fino in fondo. Avevo dei dubbi anche io, inizialmente, ma credo che alla fine voterò per il si alla riforma.
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - lunedi 27 giugno 2016 19.35
La situazione è talmente complessa che ci vuole senso di responsabilità da parte di tutti. Da un lato molte delle critiche sono fondate; dall'altro il nostro Paese attende da 60 anni un governo che governi non soltanto all'interno ma anche nei rapporti con l'UE. La Costituzione riflette la situazione ed i rapporti di forza esistenti nel '46 tra DC e PCI in una condizione storica quale quella della guerra fredda. E' quindi evidente che deve essere aggiornata. Ma finora il parlamento non ha saputo esprimere niente di meglio! Inoltre l'appoggio dell'elettorato deve essere verificato ogni 4-5 anni e non certo tutti i giorni anche perché i sondaggi sbagliano e spesso anche l'elettorato che dovrebbe rimandare il giudizio di verifica al termine del mandato. Temo che sia la rivoluzione internet ad aver accelerato, anche quando non è consigliabile, tutti i meccanismi politici. In tutto questo manca nel Suo elenco la riforma dei partiti che mi sembra essenziale.


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