Carla De LeoIl Mediterraneo è attualmente epicentro di guerre, disordini, terrorismo, ondate migratorie. Ed è anche oggetto di discussione e motivo d'incontro di svariati vertici internazionali. Ne sono esempio, oltre alla recente Conferenza sulla Libia, anche il terzo vertice negoziale di questi giorni a New York riguardante la Siria, rispetto al quale sono in corso diverse attività affinché si possa definire un possibile esito positivo, di dialogo e di 'cessate il fuoco'. Una situazione divenuta ormai tanto complessa e variegata, quanto fuori controllo, che necessita dell'impegno congiunto della comunità internazionale, tenuto conto delle diversità che la regione presenta. L'Italia, geograficamente al centro di quest'area di forte instabilità, dev'essere in prima fila nel cercare di contribuire alla risoluzione delle crisi in corso nel Mediterraneo. Ecco perché la recente iniziativa lanciata dal Governo in collaborazione con l'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), 'Med 2015 - Rome Mediterranean Dialogues', si è rivelato un appuntamento particolarmente prezioso. L'edizione di quest'anno, dal titolo 'Beyond turmoil, a positive agenda', si è concentrata infatti sulle attuali sfide e trasformazioni dell'intero scenario mediterraneo. Tra le priorità affrontate: la sconfitta del Daesh e dell'estremismo fondamentalista, ma anche la necessità di immaginare un nuovo ordine regionale, da costruirsi gradualmente attraverso la diplomazia, il 'partenariato' e il 'co-sviluppo', affinché il Mediterraneo torni a essere un'area di possibilità e non soltanto di disordini e instabilità. Una tre giorni di incontri, percorsi e sessioni di analisi voluta proprio in un momento così cruciale, alla quale hanno partecipato i capi di Stato dei principali Paesi, ministri, vertici di organizzazioni multilaterali, insieme a eminenti figure dell'economia, della politica e della cultura. Presenze importanti, che fanno ben sperare sulle possibili vie verso un dialogo 'vero', con futuri sviluppi positivi. Tra gli altri, hanno preso parte ai lavori anche Saeb Erekat e di Silvan Shalom, i due capi-negoziatori per Palestina e Israele, nonché il sovrano di Giordania, Abdullah II. "Siamo impegnati nella lotta al contrasto al terrorismo, auspicando al coordinamento tra le forze che contrastano il Daesh. Così come siamo impegnati contro le attuali ondate di flussi migratori incontrollabili. Un nuovo ordine è indispensabile se vogliano uscire dalla difficilissima e pericolosa situazione che stiamo attraversando", ha commentato il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni, riguardo a questo primo forum su 'I dialoghi mediterranei'. Il tessuto dell'ordine, attualmente lacerato, va ricreato gradualmente. Pertanto, occorre ragionare e discutere sulla messa a punto di un'agenda positiva, che spazi dall'accordo sul nucleare iraniano, alla possibilità del raddoppio del canale di Suez, alla sfida energetica, tenendo altresì in conto la tutela dei beni comuni del mar Mediterraneo, che da solo conta circa 400 siti patrimonio dell'Unesco. L'Italia può e deve assumere un ruolo cruciale nel dialogo e nella negoziazione, non soltanto per la sua posizione geografica, che la colloca al centro della regione, ma anche e soprattutto perché i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, insieme a quelli appartenenti alla penisola dei Balcani, sono quelli con cui il nostro Paese ha un rapporto fondamentale e una maggiore relazione economica. Ovviamente, con una conferenza non si possono risolvere problemi inaspritisi negli anni. Tuttavia, la presenza di 300 leader e rappresentanti del mondo della difesa, della cultura, dell'economia e dell'impresa ha aperto uno 'spiraglio' alla speranza di poter gettare le basi per la collaborazione e la co-partecipazione a un'agenda 'positiva'. La fase è così delicata che ogni occasione d'incontro è assolutamente preziosa. E, sicuramente, la partecipazione al 'Med 2015' dei capi-negoziatori di Israele e Palestina può essere interpretato come un discreto segnale d'interesse e d'impegno alla pacificazione dell'intero bacino del Mediterraneo.


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