Vittorio LussanaIl contesto che ha determinato l'azione terroristica di Parigi è frutto del bellicismo esasperato dei nuovi 'crociati' dell'occidente. Di quell'anti-islamismo crescente e multiforme su cui specula, per meri motivi di audience, anche il mondo dell'informazione, allorquando lo presenta associato all'ostilità demagogica verso i fenomeni migratori di massa. Innanzitutto, è opportuno ricordare come sia il quotidiano danese che per primo pubblicò le famigerate vignette contro Maometto, il 'Jyllands-Posten', sia la rivista satirica 'Charlie Hebdo' non siano affatto giornali di destra: al contrario, la seconda è addirittura schierata su un fronte politico di sinistra estrema. Ad alzare il livello dello scontro non è, dunque, un ipotetico complotto 'qaedista' in stile 'strategia della tensione', quanto piuttosto un clima, diffuso in occidente dopo l'11 settembre 2001, teso a sostituire la vecchia contrapposizione ideologica della 'guerra fredda' con un nuovo scontro di civiltà tra due fondamentalismi simili e contrari. Dopo le terribili giornate parigine, ora si paventa l'avvento di un islam 'europeo' in quanto 'cavallo di Troia' dell'integralismo musulmano, come già affermato di recente da alcuni ambienti conservatori internazionali. Tale 'scenario', oltre a ignorare clamorosamente l'esistenza quasi millenaria di alcune 'enclave' musulmane storiche nei Balcani (in Albania e nella Bosnia-Erzegovina) ci aveva quasi indotto, nei mesi scorsi, a intervenire nel dibattito. Non lo abbiamo fatto per il semplice motivo che ritenevamo - e riteniamo ancora oggi - che il vero punto focale della questione sia un altro: quello di una società democratica trasformata, dopo la caduta del muro di Berlino, in un enorme 'paravento', dietro il quale celare le ambizioni di dominio planetario di un occidente di fatto appiattito su una proiezione esasperata della politica estera degli Stati Uniti. Siamo cioè ancora fermi alla questione della democrazia da esportare con la forza, tramite la Nato. Una teoria che non ha fatto altro che 'incubare', in questi anni, le terrificanti conseguenze di cui, oggi, siamo spettatori e vittime. Se si fosse evitato di disegnare uno scenario da 'scontro di civiltà', non soltanto i Paesi del Medio Oriente si sarebbero risparmiati milioni di vittime, ma quell'area del mondo non sarebbe finita totalmente fuori controllo. Oltre a ciò, alcune responsabilità 'indirette' della strage di Parigi dovrebbero essere addebitate a personaggi irresponsabili, quali Marine Le Pen in Francia e Matteo Salvini in Italia. Esponenti politici i quali, unitamente ad altre formazioni dell'ultradestra recentemente riapparse in Europa, se ne 'fregano' di andare a rilevare le cause della sensazione di isolamento e di ghettizzazione dei giovani musulmani delle periferie cittadine, che utilizzano la xenofobia e l'ostilità verso gli immigrati per seminare diffidenza e odio sociale nei confronti di una mano d'opera a basso costo che, invece, risulterà fondamentale nel contrastare i complessi scenari occupazionali previsti da qui al 2030. Tutta gente che semina 'vento' per costringerci a raccogliere 'tempeste', che fa politica senza mai leggere niente, senza documentarsi su nulla, che elenca numeri e statistiche assolutamente marginali, rifiutandosi di analizzare le vere movenze di fondo della società o la direzione stessa dello sviluppo tecnologico in atto. Un processo, quest'ultimo, che ci sta portando verso la complessa questione della 'robottizzazione' del lavoro, prevista già per i prossimi decenni. Problematiche che pongono, a loro volta, il complesso tema della nascita di nuove professioni e di un progetto alternativo di società. Quello dell'ultradestra, insomma, è un populismo vergognoso, teso a creare un clima di perenne scontro sociale: l'identità dei popoli non è affatto minacciata dall'organizzazione multiculturale delle società multietniche. Al contrario, esse consentono agli immigrati di conservare quelle tradizioni che, non contrastando con le leggi vigenti nei Paesi in cui si stabiliscono, riducono di molto ogni rischio di 'alienazione' in grado di colpire le generazioni più giovani inducendole a comportamenti 'ribellisti' o violenti. Ma se anche l'idea di fondo di questa ultradestra fosse veramente una visione ben regolamentata dei fenomeni migratori, al netto di ogni distorsione strumentale, quel che proprio non si riesce a far comprendere è che tale concezione, basata su una vera e propria 'demagogia della paura', non sia affatto catalogabile come una 'ordinata integrazione', bensì in quanto 'sostanziale assimilazione' ai feticci più ipocriti, ambigui e di sfruttamento delle società di massa, giungendo al paradosso sociale di istigare intere schiere di giovani, figli di immigrati di prima o seconda generazione, al contrasto violento nei confronti dei flussi in entrata più recenti. Marine Le Pen e Matteo Salvini sanno benissimo come dietro alle proprie fumose demagogie si celi, in realtà, una tematica per loro assai scomoda: quella della 'sostituzione' delle popolazioni. L'età media degli europei si è ormai alzata da tempo. E le vecchie tradizioni nazionali e identitarie si stanno estinguendo. Si va profilando, dunque, il crollo definitivo della società 'monoetnica', che tende a espellere dalla Storia proprio le culture popolari e considera il laicismo una sorta di ideologia 'radical chic' da contrapporre alla Chiesa. Ma anche in questo caso siamo di fronte a un autentico 'abbaglio': tenuto conto delle previsioni di sviluppo del mercato del lavoro europeo previsto per i prossimi decenni, il principio di accoglienza, per quanto non incondizionata, rappresenta uno dei punti di maggior convergenza tra laicità e cultura cattolica, non di contrapposizione o confronto. Il vero problema, invece, è proprio l'esistenza, in molti ambienti politici, culturali e dell'informazione, di una torma di analfabeti agitatori di spauracchi, incapaci di comprendere come uno dei massimi obiettivi di una moderna concezione della laicità sia proprio quello di favorire il dispiegamento definitivo di una piena libertà religiosa in quanto principio universale fondamentale. Pur prendendo le distanze dalle religioni, infatti, la cultura laica è lealmente impegnata sul fronte della libertà di culto come diritto inalienabile di ogni singolo individuo. Una laicità che non solo è destinata a vincere questa 'partita', ma che dimostrerà in misura schiacciante la totale inconsistenza di un populismo 'patrimoniale' e 'privatista' completamente privo di orizzonti culturali.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Roberto - Roma - Mail - martedi 13 gennaio 2015 1.1
Questa volta sono d'accordo su molte cose. Non su tutto, poiché ritengo errato mescolare l'immigrazione con il problema dei foreign fighters, che è cosa ben diversa e metodologia di cui dovremo cominciare a preoccuparci, pur comprendendo l'intento di rispondere, in qualche modo, a chi cavalca l'antimmigrazionismo per puro sciacallaggio politico. Una buona analisi, coraggiosa e intelligente.
Sabrina - Civitavecchia (Roma) - Mail - lunedi 12 gennaio 2015 16.40
Concordo pienamente con l'analisi e con l'individuazione degli errori e delle responsabilità dell'occidente. Vorrei aggiungere solo che la laicità, anzi il laicismo (termine che preferisco perché più netto e forte), deve sì battersi per la libertà di culto, ma anche per disvelare le superstizioni e le chimere che sono alla base delle varie religioni. Non è con le divisioni religiose che si superano le differenze, ma relegando la religione al suo giusto posto, di affare privato, promuovendo valori condivisibili da tutta la società che possano fungere da aggregazione e condivisione, al di là dell'appartenenza religiosa. Tutti devono essere liberi di professare il credo che vogliono, ma la lotta contro l'oscurantismo insito in ogni religione rivelata deve essere più forte che mai, a colpi di cultura. Insomma, meno chiese, meno sinagoghe, meno moschee e più biblioteche, centri culturali e di aggregazione sociale. Ed il razzismo, frutto dell'ignoranza e della convenienza politica, va combattuto anch'esso prima di tutto sul piano culturale. A livello locale, qui a Civitavecchia, si sono spesso lette o sentite affermazioni razziste anche a sinistra, cosa che per per me è termometro dei nostri tempi che purtroppo vedono un arretramento preoccupante in questo campo; invece di tante chiacchiere, io obbligherei tutti ad una lettura collettiva de "Il buio oltre la siepe" , così tanto per aprire un po' la mente.
Cristina - Milano - Mail - lunedi 12 gennaio 2015 16.29
In questi giorni riflettevo anche io sull'origine dell'odio di una frangia di terroristi pazzi esaltati nei confronti dell'occidente e della nostra cultura. Spunti di riflessione sono stati anche i libri di Oriana Fallaci che ho letto a suo tempo.
Sinceramente è difficile esprimere giudizi storici o politici. Non condivido il suo pensiero su Salvini e sulla destra. Non è stata una politica di destra a permettere lo sbarco senza controllo di clandestini. Tra questi si nascondevano i terroristi. Non era necessario essere premi Nobel per capire questo pericolo e per prevenire il dissesto.
La situazione è preoccupante e i governi sono incapaci di gestire la sicurezza dei popoli. Questo è il frutto dell'arroganza e delle cecità occidentale. Siamo di fronte a pazzi esaltati che usano anche i bambini come kamicaze e non rispettano alcuna etnìa dissimile dalla loro. Per cui sono inflessibile contro di loro.
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - lunedi 12 gennaio 2015 13.52
Con le questioni religiose ed immigratorie è facile andare fuori tema e le discussioni non finiranno mai. Il punto è che tutti quelli che desiderano vivere in uno Stato devono rispettarne le leggi. Se non riusciamo ad imporre la legalità (che non si impone solo con la forza) si moltiplicheranno i "Salvini"...
maurizio - italia - Mail - lunedi 12 gennaio 2015 12.39
Ora che la questione della gestione del terrorismo islamico in italia e in europa sia perché esistono opinioni diverse come quella della Le Pen e di Salvini, è proprio ridicolo, oltraggioso al buon senso, al libero fluire del pensiero. Sentire che il giornalismo non prendere mai una posizione coerente e si voli così in basso in una polemica interna della politica italiana quando il discorso è molto più ampio e complesso dove l’europa è vittima di una guerra tutta musulmana tra due popoli che si contrastano da millenni, è altrettanto incomprensibile.
La polemica si inserisce sempre tra questa differenza bianco e nero, guelfi e ghibellini, berlusconiani antiberlusconiani. Ma non era lei a criticare questo assurdo atteggiamento? è veramente paradossale ridicola e altrettanto distruttiva che non fa onore alla cultura che si dice di essere portatori indiscussi il fare giornalistico posta in questi termini. Quello che è successo alla trasmissione sulla sette con Paragone ai danni di una donna Santanchè la dice lunga su come lo schierarsi da una parte o dall’altra legittima o giustifica la violenza e l’esclusione di opinione diversa. Una specie di lapidazione ante litteram. Ora comprendo perché il pensiero estremista islamico riesce ad attecchire così bene in italia..C’è il morbido della incoerenza, non si recepisce una minima coerenza nella critica giornalistica che segue i venti opportunistici di passaggio.
La seguo sempre nelle sue opinioni e capisco il perché il popolo è in confusione essendo questo tipo di opininismo in maggioranza una continua incongruenza votata all’appartenenza di una diffuso massimalismo populista idologico. Questa mancanza di consapevolezza di un problema così complesso fa arrivare che la libertà acquisita da tante violenze e censure cattoliche siano sostituite dalla accettazione di quelle islamiche….non ho più parole….purchè il potere rimanga rosso….aimè..
Alessandro Mezzano - Città della Pieve /Italia - Mail - lunedi 12 gennaio 2015 10.30
Ma avete mai letto le "Sure" del Corano dove si dice di "UCCIDERE TUTTI GLI INFEDELI"?
l'iSLAM É LA "RELIGIONE DEL LIBRO"!!!!
Paradossalmente gli unici ad essere coerenti con il Corano sono l'ISIS, Al Qaeda e Boko Haram..


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