Vittorio LussanaQuanto sto per scrivere potrà forse apparire un’idea mutuata, in qualche modo, dalle vicende storiche di Mustafa Kemal Ataturk e dei suoi ‘Giovani turchi’. Tuttavia, in questi ultimi decenni, una concezione neomonetarista dell'economia ha causato un dissesto finanziario 'pazzesco', di livello mondiale, è aumentata la spesa pubblica improduttiva, è peggiorata la qualità dei servizi, si è rafforzata la criminalità organizzata, si è allargata l’area dell’evasione fiscale, è incrementato l’inquinamento ambientale, si è aggravata la crisi della scuola e delle istituzioni educative. Oltre a ciò, abbiamo dovuto assistere a un generale ‘inebetimento’ di massa grazie a programmazioni televisive che hanno eletto l’idiozia a norma di legge. Pertanto, se si vuole veramente raggiungere l’obiettivo di una ‘rigenerazione’ del nostro Paese dobbiamo innanzitutto essere consapevoli del fatto che i fenomeni appena elencati sono comuni a tutte le società capitalistiche avanzate: il traffico della droga affligge da tempo quasi tutti gli Stati euro-americani, la mafia prospera in Giappone e nell’ex Unione Sovietica, l’indebitamento pubblico è ormai altissimo negli stessi Stati Uniti. Si tratterebbe, dunque, di cominciare a distinguere i problemi sociali più ‘cronici’, che possono essere guariti solo attraverso interventi programmabili nel lungo periodo, dalle disfunzioni a cui porre rimedio con la semplice attività legislativa e amministrativa mediante una nuova formazione politica di ‘giovani laici’ da proporre al vaglio del corpo elettorale. Il vero nodo di fondo della situazione italiana è infatti quello del ‘non governo’, della desolante incapacità del nostro ceto politico di affrontare e risolvere anche i problemi più semplici. Il fulcro teorico di una simile riflessione potrebbe perciò convergere verso la ‘ristrutturazione’ di una cultura laica in grado di evitare ogni intreccio tra interessi pubblici e privati, o la trasformazione di imprese, banche, enti pubblici, università e organi di informazione in veri e propri ‘accampamenti lottizzati’, poiché ciò rappresenta la causa primaria di paralisi e inazioni. Personalmente, non credo si possa arrivare presto alla nascita di una nuova sinistra ‘di governo’ se in Italia si continuerà a parlare d’altro. Per quanto mi riguarda, ritengo il comunismo un vecchio rudere venuto meno non solamente nei suoi termini politico-materialistici, ma anche e soprattutto nelle sue formulazioni economiche. In buona sostanza, di Karl Marx è rimasta solo la buona ‘intuizione’ - o la ‘buona intenzione’… - di considerare l’economia una scienza indirizzabile verso finalità sociali. Resta fuor di discussione che il Pci abbia sempre gravemente sottovalutato quell’autentica e specifica tradizione culturale rappresentata dal mondo laico e riformista italiano. E che indicare semplicemente alcune figure di riferimento al fine di portare a compimento la nascita di un ‘insulso’ Partito democratico abbia segnalato soprattutto la grave mancanza di elaborazioni politico-culturali autentiche, effettivamente innovative. Un moderno liberalismo di sinistra, attento alle nuove discriminazioni che la società sforna a getto continuo, aperto verso i temi delle nuove libertà pubbliche, gioverebbe al nostro Paese assai più di una ‘grigiastra’ formazione democratica all’amerikana. Il ‘nocciolo’ della questione è sempre stato esattamente questo: verificare la possibilità di mettere in campo una nuova ‘dottrina’, dotata di un alto grado di ‘idealismo civico’, che possa liberare nuove energie e nuovi linguaggi verso una laicità incentrata su coraggiose metodologie di liberalismo sociale. Ma elaborare una dottrina di siffatto genere significa analizzare ogni tradizione e ogni scuola politica, culturale e filosofica, al fine di riallacciarsi a un’impostazione che sappia generare un rinnovato sentimento di comunità sociale. Si dovrebbe, cioè, ritrovare un nuovo ‘idem sentire’ tra tutti i cittadini, un qualcosa che possa svolgere una funzione di minimo comune denominatore culturale. Anche, ad esempio, decidendo di affrontare ‘di petto’ le grandi questioni riguardanti la povertà e lo squilibrio di ricchezza tra nord e sud del mondo, senza necessariamente incorrere in un ‘terzomondismo modaiolo’, o puramente mondano. Insomma, trovata la ‘chiave’ interpretativa, ne può derivare l’idea. Che potrebbe essere quella di una società diversa, maggiormente dinamica, in cui i mutamenti possano avvenire con maggior velocità e, allo stesso tempo, seguendo un certo ordine, un nuovo senso della collettività che risulti ‘contemperabile’ con i diritti dei singoli individui.




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Polettinil - Roma - Mail - giovedi 26 luglio 2012 19.36
Un articolo interessante ...con alcuni concetti importanti, alcune buone idee ed alla fine.. la contemperanza. E' da rivalutare con serietà nel pieno significato della parola. Si pretendono cmq soprattutto gli adempimenti dei nostri doveri di cittadini dominati ormai da uno stato; il quale che cosa fa... prima di tutto ci oscura completamente i diritti civili degli individui, privandoli gradatamente di tutto anche nella propria libertà e nella salute.
Chicca Maria Ludovica - Napoli - Mail - giovedi 26 luglio 2012 6.57
Sperando che non sia solo utopia...
Simona - Palermo - Mail - mercoledi 25 luglio 2012 12.40
Grazie per aver delineato così bene i problemi nei quali siamo immersi e che così spesso ci sconcertano... Senza abbandonare mai l'invito a lottare in un presente così aspro e amaro tenendo sempre alta la speranza di fronte alle prevaricazione e le ingiustizie dei vari sistemi politici e giudiziari....
Roberta - Roma - Mail - mercoledi 25 luglio 2012 4.26
Io sono atea, non laica...
Cristina - Milano - Mail - martedi 24 luglio 2012 17.49
Molto bello anche questo pezzo! Credo che l'ultima frase esplichi esattamente ciò che dovrebbe essere..... pura utopia o desiderio auspicabile? Ai posteri l'ardua sentenza....


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