Cosa tiene ancora insieme una forza politica che, anche sulle grandi questioni, più divisa di così non potrebbe essere?
L’illusione di una possibile rivincita, che con questa “unità per forza”, indotta da una legge elettorale che ingozza la politica italiana in due colli d’oca, non avverrà.
E’ da tempo che io penso esista una “questione comunista”, la questione cioè di un partito che non potendo rifarsi alla sua storia, né guardare con orgoglio al suo passato, si limita, non a rifare le coscienze, che è ciò che andrebbe fatto attraverso una seria operazione verità sul proprio passato e sui propri errori, ma a darsi il nome di “riformista”, venendo giornalmente sbugiardato da quella parte che certo riformista non è e che al contrario spinge verso il peggior massimalismo, che ai giorni nostri fa spesso rima con giustizialismo, la vergogna della Sinistra italiana. I Ds possono crescere quanto vogliono, Fassino può diventare il vero leader della Quercia, ma finchè saranno uniti al ‘correntone’ dei Mussi e dei Folena, finchè saranno abbracciati ai Bertinotti e ai Di Pietro nessuno crederà alla loro moderazione, al loro garantismo, al loro riformismo.
Come scrive nel suo bel saggio “Il sonno della memoria” Barbara Spinelli: “Il trafugamento dell’eredità politica di Craxi graverà ancora per anni sulla formazione comunista. I Ds che ora vivono i sogni altrui sono destinati a una mutazione difficile…Negli album personali e di partito si mescolano alla rinfusa Vietnam e Che Guevara, Jan Palach e i carri sovietici a Praga, Stalin, Pol Pot e le manifestazioni pacifiste contro i missili NATO, Craxi vilipeso e il socialismo liberale, Tangentopoli come distruzione della Prima Repubblica e il tentativo di Violante di ripensare – sette anni dopo – gli errori della stagione giustizialista. Tutte queste ramificazioni formano una sorta di ginepraio inestricabile che costituisce l’identità della sinistra ex comunista. Le più svariate identità sono a disposizione, come in un menù. Scegli questa o quella a seconda della platea … Dopo innumerevoli cambi di nome l’ex Pci non possiede più una storia personale di cui sia responsabile al cento per cento e, come nel film Blade Runner, è un replicante programmato per vivere storie altrui: più specificamente per vivere come propria la storia del socialismo italiano che Tangentopoli ha disperso. Ma - aggiunge la Spinelli - mettetegli di fronte una parola, un fatto non programmato e l’ominide artefatto scruta attonito nel vuoto e non sa il mondo in cui è capitato”.
E’ la fotografia di ciò che accade giornalmente nel mondo ‘diessino’.
Credo che in questa situazione si dovrebbe avere il coraggio di affrontare una scissione, che nella storia del movimento socialista non è certo una novità.
Certo, quando Nenni fece la scissione col Psiup perse un milione e mezzo di voti, ma aprì comunque ai socialisti la strada del governo della Repubblica. Una prospettiva impossibile per l’area riformista dei Ds, e allora? Per cominciare, il coraggio di contrastare massimalismi di ogni sorta e poi una bella battaglia per la riforma della legge elettorale, un buon sistema per il Paese che consenta quantomeno ai riformisti di stare con i riformisti, i conservatori con i conservatori, i massimalisti con i massimalisti. Non vedo allo stato altre vie d’uscita.

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