Antonio Suraci

Il fascismo fu una realtà complessa, come tutte le vicende storiche alle quali tentiamo di dare una giustificazione. Pure il comunismo fu una realtà complessa, o il nazismo, ma tutte queste realtà hanno in comune una cosa: nel garantire un tozzo di pane hanno violato ogni diritto umano, civile e politico. Alemanno, prima di lanciarsi in giudizi storici spericolati, dovrebbe partire da questa considerazione: il fascismo garantì i diritti civili e politici al popolo italiano durante l’edificazione dello stato fascista? La risposta non è complessa: no! Perché il fascismo si impose? A questa domanda, forse, possiamo riconoscere una certa complessità nella risposta: si impose per la disponibilità della classe imprenditoriale (miope allora come oggi), della piccola e media borghesia (alla ricerca di una propria identità), di una monarchia inconcludente e moralmente inaffidabile, di una classe operaia delusa dall’interventismo e dal socialismo e così via... La complessità, come si vede, è nelle vicende storiche come in quelle della vita di tutti giorni. Ma tale complessità, comunque, non deve suggerire analisi devianti al solo fine di far riconoscere bontà idealistiche che nulla hanno a che spartire con i diritti che fanno o dovrebbero fare capo all’uomo libero. Detto questo non bisogna scandalizzarsi se il giovane cinquantenne sindaco di Roma, anziché pensare alle cose serie e ai comportamenti lineari che dovrebbe tenere, si intrattiene sulla possibilità di riportare il sole, “libero e giocondo”, sui sette colli. Non il sole socialista, ovviamente, ma quello degli eroi, di quegli eroi che, idealizzati nell’infanzia e nella pubertà, ancora oggi stentano a crescere e a far crescere. Ci sono molti metodi per analizzare un fenomeno di qualsivoglia natura: quello storico, quello analitico e… tra gli altri, quello comparativo dei valori civili ed umani nei quali si crede. Credere in questi valori non avvicina alla Chiesa, altra complice silenziosa del passato regime, ma a Dio, a quel Dio che allora si schernì mandando a morte milioni di innocenti. Il fascismo costruì case, scuole, ospedali, contribuì alla ripresa dell’industria, del lavoro, alla tutela della salute e via discorrendo? Probabilmente a queste cose si riferisce Alemanno. Sono, queste, cose tangibili e visibili, come tangibili e visibili sono quelle realizzate dalla Repubblica democratica alla quale va dato merito di aver consentito a tutti di parlare e di farsi rappresentare da chiunque. E’ vero, ha ragione Alemanno, il fascismo realizzò opere importanti. Nessuno lo può negare. Ma a quale prezzo! La peggiore democrazia è migliore della più tollerante dittatura. Anche la complessità dell’attuale Repubblica dovrebbe insegnare qualcosa ad Alemanno: in questa Repubblica, nata da non facili premesse, fragile e poco amata, utilizzata e privata della forza di divenire la rappresentante di una Nazione democratica e socialmente aperta, tutti hanno potuto usare l’intelletto con una certa libertà; semmai, quest’ultima è stata penalizzata da insufficienti letture e da non ottimali riferimenti. Ma la possibilità è stata offerta a tutti, nessuno escluso. L’insistenza a voler porre sullo stesso piano i caduti di Salò e i caduti della Resistenza assomiglia molto a quell’atteggiamento perdonistico valido per tutti, sia vittime che assassini, che ha preso il sopravvento in questo ultimo scorcio di Repubblica. Anche la Chiesa chiede perdono e in tal modo giustifica i suoi peggiori crimini. Tutti chiedono perdono. Innanzitutto il perdono, per essere valido, non basta chiederlo, ma deve essere concesso, e poi a che servirebbe ragionare su questo piano: diventeremmo tutti più buoni dato che la storia parla un linguaggio diverso? O in tal modo riusciremmo a scrivere diversamente i fatti accaduti? A tutti i caduti che si battono per un ideale va la nostra comprensione e il nostro perdono se siamo vincitori, il nostro rispetto se siamo perdenti. Ma qui non si tratta di ideali contrapposti: qui si tratta di una visione morale della vita all’opposto di quella che gli uomini e le donne della Resistenza hanno rappresentato. Questi ultimi si sono battuti per una società dei diritti e per la libertà. Gli altri per una società basata sull’opposta frontiera. I valori di questi ultimi, e il Sindaco farebbe bene a comprenderlo, non ci appartengono. Non sono quelli a cui vogliamo educare le nostre giovani generazioni. Ciò detto, da tanto tempo per molti di noi il capitolo Salò è stato chiuso dentro una triste pagina nazionale unitamente a tutti i caduti, affidando a Dio la serenità delle loro anime. Farebbe bene Alemanno a comprendere che l’etica democratica si pratica e grazie a questa, a volte, il silenzio sulle tristezze che il nostro popolo, di destra e di sinistra, ha dovuto patire esalta un sentimento di maturità teso ad evitare quello opposto di indignazione.




(articolo tratto dal sito web di informazione e cultura www.diario21.net)

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Fabrizio Federici - Roma - Mail - venerdi 26 settembre 2008 14.21
Caro Antonio,

condivido in pieno la tua analisi, al tempo stesso approfondita e semplice nell'evidenziare concetti e valori essenziali. A presto Fabrizio Federici


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