Valentina Corsaletti

La bufera scaturita dalle intercettazioni telefoniche sul presunto ‘patto’ Rai - Mediaset non accenna a placarsi. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Quirinale il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, mentre il direttore generale, Claudio Cappon. ha promesso: “Saremo garantisti fino all'ultimo, fino all'accertamento dei fatti, ma se saranno effettivamente accertati errori, agiremo di conseguenza, in coerenza con quanto fatto nel recente passato con calciopoli e vallettopoli". “Bisogna restituire l'onore calpestato del servizio pubblico”. Questo, secondo il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, è il primo compito da affrontare alla luce del presunto ‘patto’ tra Rai e Mediaset. “Non c'è mai stato nessun patto”, ha invece replicato l'ex Direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, "con me la Rai ha sempre vinto il confronto con Mediaset”. Intanto, il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio ha deciso di ascoltare Deborah Bergamini, Fabrizio Del Noce, Clemente Mimun, Francesco Pionati e Bruno Vespa per verificare "eventuali violazioni deontogiche". Dal canto suo, il Direttore di Raduno, Fabrizio Del Noce, ha deciso di ricorrere alle vie legali, dopo la pubblicazione delle intercettazioni su 'la Repubblica', ma anche Debora Bergamini, responsabile dei Palinsesti della Rai, ha annunciato iniziative legali a tutela della propria "dignità personale". La tempesta sul 'patto segreto' tra Rai e Mediaset rischia di investire, influenzandolo negativamente, anche il dialogo tra centro-destra e centro-sinistra sulle riforme. Tra le polemiche, infatti, sembra tornata di estrema attualità la necessità di mettere mano a una nuova legge sul conflitto di interessi. In ogni caso, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato che "le intercettazioni sarebbe bene che restassero dove devono restare, in linea di principio, almeno fino a che vige il segreto istruttorio. Oggi, ho appena fatto in tempo a dare un'occhiata ai titoli dei giornali", ha poi aggiunto il Presidente, evitando ogni altro riferimento al caso Rai-Mediaset. Sulla vicenda è intervenuto anche Silvio Berlusconi: "Prendere questa situazione e farne uno scandalo è una cosa inaccettabile. Parlo di ‘iene’ e di ‘sciacalli’, ne sono assolutamente convinto. E' una cosa illegittima e bisogna andare fino in fondo". Nel frattempo, prosegue il ‘gelo’ tra Fi ed An. Il leader di An, Gianfranco Fini, ha infatti sottolineato che "An non si iscrive ai due partiti che si contrappongono (quello dei garantisti e quello dei colpevolisti, ndr). Tuttavia, si tratta di una vicenda che merita di essere approfondita, e bene ha fatto la Rai ad aprire un’inchiesta interna". Secondo il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, "non è possibile che non si comprenda, da parte di tutte le forze politiche e degli esponenti politici più responsabili, che così diventiamo un Paese incivile. Un Paese ingovernabile. Un Paese in preda a periodiche e devastanti ordalie", mentre Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione di Vigilanza, si è chiesto dove sia finita l'intransigenza di Mario Landolfi: "Non pretendo – ha detto Merlo – che Landolfi assuma i toni intransigenti e rigidi manifestati recentemente sul caso Petroni dopo la nomina di Fabiani nel Cda della Rai. Ma non si può nemmeno ridurre l'intera questione ad un fatto interno all'azienda". Anche Silvana Mura, dell'Idv, ritiene che quanto accaduto "riporti d'attualità la necessità di approvare una legge seria che regoli il conflitto di interessi". Infine, il Sottosegretario di Stato agli Affari esteri ed esponente del partito socialista, Vittorio Craxi, coinvolto di ‘striscio’ nelle intercettazioni raccolte nell’ambito dell’inchiesta Hdc del sondaggista Luigi Crespi, ha tenuto a sottolineare, in un proprio comunicato, che “quelle telefonate a cui hanno fatto esplicito riferimento alcuni giornali, intercorse tra me e il mio amico Luigi Crespi ed intercettate dall’autorità giudiziaria nel 2004, non solo sono, come accertato dalle medesime autorità, assolutamente prive di rilevanza penale, ma credo addirittura si riferiscano ad un’epoca nella quale il sottoscritto era un parlamentare della Repubblica ed io non so se ciò debba considerarsi legale o illegale”.


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