Valentina SpagnoloCi fu un tempo in cui Totò e Peppino denunciavano per lettera la “gran morìa delle vacche”. Oggi, invece, abbiamo quella dei kiwi, che dall’Agro Pontino esportavamo in tutto il mondo. Una questione affrontata di recente dal Consiglio comunale di Cisterna (Lt) alla prima riunione dopo la pausa estiva. All’ordine del giorno: iniziative per contrastare la morìa del kiwi. Un fenomeno in crescita dal 2016, al punto da compromettere seriamente l’economia agricola locale. Dopo un serrato confronto e una sospensione della seduta, si è giunti all’approvazione di un documento unitario, che ha visto l’intero Consiglio impegnato a sostenere ogni utile iniziativa per contrastare il fenomeno e supportare i coltivatori. A breve, sull’argomento si terrà, sempre a Cisterna, una nuova riunione del Consiglio comunale aperta anche ai sindaci di numerosi comuni coinvolti dal problema, già contattati dal sindaco Mantini, ricevendo la disponibilità alla partecipazione. Ma perché sta accadendo questo fenomeno? Semplice: si tratta dell’ennesimo campanello d’allarme dei cambiamenti climatici in atto, che rendono irregolare l’irrigazione. Il kiwi è un fritto molto esigente in termini idrici. Ma le lunghe fasi di calore estivo, seguite dalle piogge torrenziali in pochi giorni, creano un ristagno e la saturazione dei terreni, che riducono la quantità di ossigeno a disposizione delle radici, ostacolando la crescita del frutto. Il kiwi viene raccolto, in genere, due volte all’anno: in primavera e durante l’autunno. Ebbene, gli autunni quasi estivi degli ultimi anni hanno prodotto dei danni radicali, compromettendo la ripresa vegetativa dell’anno successivo, andando ad aggravare eventuali situazioni critiche primaverili. Un 'quadro' nettamente sfavorevole, poiché i cambiamenti climatici degli ultimi anni e l’irregolare distribuzione delle precipitazioni, influenza negativamente la struttura dei terreni, rendendoli assai meno fertili e abbassando la qualità dei raccolti.





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