Valentina Corsaletti

Dopo 6 anni, è ancora assai doloroso il ricordo di quanto avvenne a New York l’11 settembre 2001. Ed è per questo motivo che il Segretario generale del Consiglio d'Europa, Terry Davis, in un comunicato diffuso ieri a Bruxelles ha espresso la convinzione che combattere il terrorismo, pur nel rispetto dei diritti fondamentali, non sia soltanto “un obbligo morale”, ma una condizione fondamentale per debellare per sempre questa minaccia. “I recenti arresti in Danimarca e in Germania ci ricordano che la minaccia terroristica è ancora intatta e presente in ogni luogo. È compito dei governi fare il possibile per proteggere la popolazione da questa minaccia”, ha affermato Davis, sottolineando tuttavia che “questi stessi governi devono agire nel rispetto del diritto e, per gli Stati membri del Consiglio d'Europa, ciò significa agire nel rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Per il Segretario generale, “allontanarsi da questa linea di condotta significherebbe fare il gioco dei terroristi, poiché bene e male sarebbero sullo stesso piano e i terroristi riuscirebbero più facilmente a reclutare altri uomini e ad estendere la loro influenza. Davis ha inoltre osservato che “l’11 settembre 2001 il mondo intero è entrato brutalmente in una nuova era. A New York, in Pennsylvania e a Washington uomini e donne sono morti, vittime di una nuova forma di terrorismo, che colpisce su una scala senza precedenti e con una brutalità inedita. Da decenni, in particolare dopo l'11 settembre – ha spiegato il leader dell’organismo Ue che ha sede a Strasburgo - il Consiglio d’Europa cerca di consolidare la capacità collettiva dei suoi Stati membri per combattere il terrorismo nel rispetto dei diritti umani. L’Europa”, ha concluso Davis, “sa che non è un semplice obbligo morale, ma una condizione preliminare per il successo della lotta al terrorismo”. Nel frattempo, Osama bin Laden ha annunciato un nuovo video, registrato nello stesso luogo di quello girato pochi giorni fa, che verrà diffuso nelle prossime ore dai siti integralisti islamici. Lo ha rivelato la televisione statunitense Abc, spiegando che, secondo l’intelligence americana, il filmato è direttamente collegato all’anniversario: il leader di Al Qaeda, infatti, intende ricordare Waleed al Shehri, uno dei dirottatori dell’11 settembre, mostrando il suo testamento registrato pochi giorni prima dell’attentato al World Trade Center. L’opinione pubblica americana oggi è divisa nel fornire il proprio giudizio intorno ai fatti di quella maledetta giornata e si è ‘spaccata’ in tre fazioni: quella dei ‘sofferenti’, che evitano quotidianamente persino di parlare di quel giorno; quella degli ‘arrabbiati’, che si chiedono come sia stato possibile che l’intelligence statunitense si sia lasciata attaccare in una maniera così devastante; quella dei ‘complottisti’, coloro cioè che ritengono che un atto del genere non sarebbe mai stato possibile senza il tradimento di ‘qualcuno’ all’interno del Pentagono. Sin dal 1996, alcune intercettazioni telefoniche del finanziere Bin Laden erano, in effetti, entrate nel mirino dei Servizi Segreti americani. In tali conversazioni, bin Laden dichiarava ufficialmente guerra agli Stati Uniti. La famiglia da cui proveniva aveva costruito, negli anni, un vero e proprio impero economico. Tuttavia, l’Intelligence americana ha sempre sottovalutato l’eventualità di una tragedia come quella dell'11 settembre 2001. Secondo un libro di Lawrence Wright (‘Le altissime torri’, edito da Adelphi), l’agente del FBI David Coleman fu uno dei pochi a prendere sul serio la ‘fatwa’ del miliardario bin Laden e mostrò il testo di una sua lettera minatoria ai procuratori del Distretto Meridionale di New York, i quali seppero solamente fare dell’ironia su quel messaggio. Coleman fu costretto a continuare da solo la sua battaglia. Negli anni successivi, un pentito parlò approfonditamente dell’organizzazione segreta ‘al-Qaeda’, rivelandone nei dettagli la sua capillare rete di diffusione. Ma anche tali indicazioni non riuscirono a ‘smuovere’ le ‘alte sfere’ degli apparati militari americani. Nella storia del fondamentalismo islamico, tra l’altro, bin Laden non era il primo personaggio che appariva all’orizzonte. In passato, vi era stata la figura di Sayyid Qutb, un intellettuale egiziano, anticomunista e nazionalista, che si era sentito tradito dalla scelta sionista americana. Qutb venne imprigionato e fatto giustiziare da Nasser in quanto capo dei Fratelli Musulmani. Poi fu la volta di Ayman al – Zawahiri, una medico chirurgo che esercitò la sua professione in diversi Paesi del mondo islamico accettando la collaborazione con gli americani per scacciare i russi, rimanendone, però, sempre un nemico. La sua battaglia era tesa ad imporre uno stato islamico. Tornando a bin Laden, il 10 settembre 1988 egli fondò al Qaeda con un gruppo di 15 fratelli ed entrò in azione prima all’interno del mondo arabo, poi verso il vero nemico: l’occidente. Quasi nessuno nel mondo dell'intelligence americana aveva una vaga idea della rete di islamisti radicali presente negli Usa, la quale ben presto iniziò il proprio inserimento nei posti chiave del sistema di sicurezza statunitense. Dopo l’attacco dell’11 settembre 2001, al Qaeda ha colpito più e più volte in tutto il mondo, causando migliaia di vittime. Ecco un sintetico elenco degli attentati più importanti:

11 aprile 2002 (Tunisia) - Un camion pieno di gas colpisce l’antica sinagoga di El Ghirba a Djerba: 21 morti;

8 maggio 2002 (Pakistan) - 14 vittime a Karachi. Un attentatore alla guida di un’auto carica di esplosivo si lancia contro un autobus davanti all’hotel Sheraton;

12 ottobre 2002 (Indonesia) - 202 morti a Bali. Due bombe esplodono a poca distanza di tempo in due locali notturni molto frequentati di Kuta, localita turistica dell’isola;

28 novembre 2002 (Kenya) - 15 morti a Mombasa. Attentato suicida in un hotel. Lo stesso giorno due missili mancano un aereo della compagnia israeliana Arkya appena decollato da Mombasa;

12 maggio 2003 (Arabia Saudita) - 35 vittime a Riad. Quindici kamikaze a bordo di automezzi esplosivi attaccano tre complessi residenziali;

6 maggio 2003 (Marocco) - 45 morti nel corso di una serie di attentati dinamitardi;

8 novembre 2003 (Arabia Saudita) - 17 persone muoiono a Riad per la deflagrazione di un’autobomba;

15 novembre 2003 (Turchia) - 23 morti a Istanbul. Durante il sabato di preghiera due autobombe saltano in aria davanti a due sinagoghe;

20 novembre 2003 (Turchia) - 27 morti a Istanbul. Due bombe esplodono contro il consolato britannico e una sede della banca inglese Hsbc. Tra le vittime anche il console britannico, Roger Short;

11 marzo 2004 (Spagna) - 192 persone muoiono a Madrid. Tra le 7.36 e le 7.40, dieci zaini riempiti di esplosivo scoppiano su quattro treni locali affollati di pendolari;

8 ottobre 2004 (Egitto) - 34 morti a Taba e Nuweiba. Tre bombe esplodono nell'hotel Hilton e in due campeggi;

7 luglio 2005 (Gran Bretagna) - 55 morti a Londra. Tre bombe esplodono nella metropolitana e una su un autobus;

23 luglio 2005 (Egitto) - 90 vittime a Sharm el-Sheikh. Una serie di violente esplosioni colpiscono la localita turistica;

26 aprile 2006 (Egitto) - 18 morti a Dahab. Un attacco terroristico con tre esplosioni kamikaze colpisce diverse zone, tra cui un supermercato;

11 aprile 2007 (Algeria) - 23 morti ad Algeri. Terroristi compiono due attentati con auto esplosive;

6-8 settembre (Algeria) - 50 morti in due attentati dinamitardi ad Algeri.

Infine, nel corso della missione 'Enduring freedom', lanciata il 7 ottobre 2001 in Afghanistan dagli Stati Uniti contro i Talebani, sono morti 686 militari delle forze alleate e migliaia di civili. Dal 20 marzo 2003, in Iraq, nella guerra contro il regime di Saddam Hussein, hanno perso la vita 4.061 soldati, esclusi i militari iracheni, e circa 70 mila civili.


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Magghie - Roma - Mail - martedi 11 settembre 2007 9.50
9. 11. 2001: we'll never forget!


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