Vittorio LussanaAncora il Paese non lo ha ben compreso: grazie al Governo Draghi, l’Italia si stava riprendendo. Il dato di crescita della nostra economia, infatti, nel secondo trimestre di quest’anno ha registrato un +1% rispetto ai primi tre mesi del 2022. Un rialzo ancor più consistente se lo si confronta con la crescita complessiva (+7,6%) rispetto alla fine del 2020. Come sia stato possibile che un esecutivo che stava ottenendo buoni risultati venisse costretto a dare le dimissioni per il venir meno della fiducia da parte di 3 leader di Partiti politici ormai in declino, del tutto incuranti dell’interesse nazionale, rappresenta un 'cortocircuito' che grida “paura” da tutte le parti. Mesi interi trascorsi a studiare misure compensative, che dessero nuovo potere d’acquisto alle famiglie e riequilibrassero il risveglio inflazionistico, non sono bastati alla classe politica italiana, la quale ha finito col ‘guastare la festa’ a tutti. A prescindere dal fatto che si sarebbe comunque votato nella primavera del 2023, l’Italia si dimostra un Paese profondamente ingrato, incapace di valorizzare e, persino, di riconoscere i meriti altrui. Non c’è modo, né verso di mutare una prospettiva, unilaterale e individualistica, della subcultura italiana, che finisce con l’avvitarsi su se stessa, gettando a mare anche ciò che di buono il Paese esprime. C’è anche chi dice: “Se il parlamento eletto nel 2018 era in larga parte composto da rappresentanti inconsapevoli persino di dove si trovassero, è buona cosa, adesso, rinnovarlo”. E siamo d’accordo. Ma si poteva anche approfittare della situazione per ‘battere il ferro’ quand’era ancora ‘caldo’, dato che si era, ormai, a fine legislatura. Non c’è niente da fare: propagandismo e demagogia finiscono col frenare ogni considerazione di buon senso. Ed è questo il dato che rende pessimisti anche noi: non solo siamo un Paese malato ‘cronico’, ma non vogliamo nemmeno guarire. Preferiamo rimanere prigionieri della nostra mentalità più ottusa, nonostante da più parti ci venga fatto notare che essa si basa su premesse erronee, obsolete e superate dal tempo. L’atteggiamento anti-scientista nei confronti dei vaccini è solamente un esempio dei nostri pregiudizi. Ci vorranno anni, affinché gli italiani capiscano cosa è avvenuto veramente, con l’avvento della tecnologia mRna. Siamo di fronte a una svolta clamorosa, che dovrebbe renderci tutti speranzosi nei confronti del futuro dell’intera umanità. E invece, una buona parte della nostra opinione pubblica non ha ancora capito praticamente nulla. Nemmeno che siamo riusciti a endemizzare un virus con un tasso di contagiosità esponenziale. Non si accetta la verità e non si capiscono neanche le distinte fasi affrontate durante la pandemia. Tutto ciò con l’arroganza ignorante di un mero atteggiamento. Anche le polemiche relative al green pass, cioè a un semplice certificato di avvenuta vaccinazione che, in ogni caso, si sarebbe dovuto stilare al termine del trattamento, per semplici questioni di coerenza con la normativa vigente, viene visto come una forma di ‘schedatura’ del singolo individuo. Il quale, ogni giorno dà il proprio consenso per l’utilizzo dei propri dati personali per fare cose totalmente evasive, per non dire inutili. Viceversa, di confermare i propri dati al nostro Sistema sanitario nazionale, che già in larga parte li deteneva, viene criticato da più parti come forma di controllo da parte dello Stato, a fronte di una epidemia causata da un virus molto contagioso, che circola ancora oggi anche se in forma endemizzata. Insomma, tutto è strumentale per generare polemiche, qui da noi. Un dato che non alimenta affatto fiducia e che rischia di determinare il declino del nostro Paese. Un declino assolutamente cercato e meritato. Per pura immaturità collettiva.




Direttore responsabile di www.laici.it

Lascia il tuo commento

Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - lunedi 8 agosto 2022 6.53
L'Italia è sempre stata ed è un Paese essenzialmente individualista: per questo motivo può essere governata in modo democratico soltanto in presenza di una legge sui partiti che li responsabilizzi, e di una Costituzione/legge elettorale che garantisca la governabilità subito dopo il voto.


 1