Nella periferia orientale di
Roma, le attività teatrali sono operazioni di acculturazione e, quindi, di
politica territoriale. Questa la visione che alimenta la prima edizione del
Festival ‘Mauro Rostagno’, la rassegna teatrale e culturale che vede la collaborazione dell’Accademia popolare antimafia
'Da Sud', la
Compagnia Ragli e il
Teatro Biblioteca Quarticciolo. L’opera territoriale di
'Da Sud' è diventata
accademia popolare a partire dal
2016. "Da allora continuiamo a praticare l’mmaginazione e a praticare trasformazione sociale e culturale, che ci proponiamo di realizzare anche attraverso il Festival Mauro Rostagno" dice
Eleonora Farnisi, addetta stampa di
‘Da Sud’, durante la presentazione del festival, avvenuta il
9 novembre. Il titolo della rassegna, che avrà luogo tra la
sede dell’Accademia popolare e il
Teatro Biblioteca Quarticciolo, ne condensa il significato: la persona di
Mauro Rostagno, giornalista morto per mano di
'Cosa nostra', è stata un concentrato di resistenza, lotta alle mafie e giustizia sociale.
Daniele Chirico, presidente di
‘Da Sud’, descrive con queste parole l’iniziativa intitolata alla memoria dell’intellettuale torinese:
“Il progetto è profondamente politico, così come lo è l’idea dell’Accademia popolare Da Sud: un raccordo tra le periferie di Roma, collaborando con le istituzioni e con le scuole”. La manifestazione teatrale non rischia di essere monotematica in alcun modo. Questo perché
“i diritti sono un campo vasto, ragion per cui variegati sono gli spettacoli che si impegnano a trattarli”, ha detto
Rosario Mastrota, direttore artistico del festival. I 18 spettacoli in programmazione andranno in scena la mattina presso la sede dell’Accademia popolare Antimafia – nella sede
dell’Iis Enzo Ferrari, in
zona Don Bosco – e la sera tra il
Teatro Biblioteca Quarticciolo e gli spazi di
'Da Sud'. Un festival
"all’insegna della collaborazione", come sottolinea
Antonino Pirillo, direttore artistico del
Teatro Biblioteca Quarticciolo: “La collaborazione di testa è diventata una condivisione di cuore perché apre a una precisa visione del territorio. Miriamo verso l’alto perché come identità che cooperano non restiamo chiusi ognuno nel nostro vicolo. C’è da raccontare una città intera”.