Domenico BriguglioNel difficile momento che stiamo vivendo, assistiamo, per fortuna, anche a qualche segnale positivo, che ancora una volta proviene dalla cultura. E' questo è il caso di 'Virotopia' (Aracne editrice) di Francesco Tigani, dottore di ricerca in Storia delle dottrine politiche presso l'Università di Messina e docente di Liceo in Storia e Filosofia. Un lavoro connotato da una struttura particolare, essendo costituito da un insieme di sei saggi che presentano "un percorso di riflessione a tappe sulla pandemia da Covid-19", come spiegato dall'autore sin dall'inizio. Un tema di grande attualità da maneggiare con cura, cognizione di causa e interessanti spunti di approfondimento nella profusione di notizie che, ogni giorno, senza sosta, ci sono giunte dai media, accavallandosi, condendosi di contraddizioni, generando un clima di forte incertezza, disorientamento e financo paura. I sei saggi coprono le prime sei settimane del 'lockdown' - la cosiddetta 'Fase 1' - allo scopo, esplicitamente dichiarato dall'autore, di racchiudere "le sensazioni, le emozioni, gli spunti fulminei che emergevano e si affastellavano durante quei giorni di quarantena, per consegnare una fotografia concettuale di un periodo che nessuno dimenticherà mai". Ma esaminiamo con attenzione ciascuno dei saggi che compongono il libro. Il primo tratta della repentina trasformazione subita dallo Stato italiano, che per doversi attenere alle decisioni prese dal Governo per il contenimento della pandemia, è stato posto in una tutela che non ha eguali nella Storia, a discapito anche del rispetto delle libertà fondamentali (libertà di circolazione, libertà di assembramento e così via). Il secondo saggio tocca vari temi: dalla cieca obbedienza dettata dal terrore del contagio, alla clausura forzata nelle proprie abitazioni, con annesse pesanti ripercussioni non solo a livello psicologico (con effetti futuri ancora tutti da valutare nelle conseguenze), ma anche sociale, in quanto ha minato un assunto fondamentale, che proviene dalla filosofia politica greca: quello dell'uomo in quanto creatura sociale per definizione, 'concetto-cardine' dello Stato democratico in generale e della democrazia in particolare. Il terzo saggio si focalizza sul fenomeno, di 'manzoniana' memoria, della "caccia all'untore": ignobile retaggio di un passato che credevamo d'esserci lasciato alle spalle per sempre, gravido di oscurità e ignoranza, alimentato dalla paura a cui hanno dato il proprio contributo i media e 'grancassa' di risonanza i social network. Il quarto, figlio del precedente, tratta sia del crescente fenomeno della delazione, normalmente presente solo negli Stati totalitari, in una versione 3.0. Il quinto saggio si sofferma sui paragoni, fin troppo spesso abusati da commentatori di ogni genere, tra guerra, status bellico e lotta al Covid 19. Nel sesto saggio, infine, l'autore, con brillante intuizione, cita l'opera di John Dryden, uno scrittore inglese del XVII secolo che definì, con sorprendente afflato profetico, il corrente anno come "annus mirabilis", poiché denso di eventi straordinari, "oltre ogni previsione", spezzando il normale corso della Storia, ma risultando, al contempo, "horribilis" nella misura in cui avrebbe rivelato "l'essenza del miracoloso, del divino, che ha la duplice veste del glorioso, del magnificente o dell'imprescindibile, del devastante". Parole forti, che riesumate da Tigani a circa quattrocento anni di distanza, ci devono far riflettere attentamente, per tutte le sue possibili implicazioni.


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