Valentina SpagnoloL'impegno dell'Ucraina e le risposte date dalla rappresentante delle libertà civili, Oleksandra Matviychuk, ci hanno coinvolto profondamente, donandoci un riscontro sia impressivo, sia analitico, su quello che sta accadendo nel suo Paese. Si pone l'attenzione anche a quelle che sono, allo stato attuale, le relazioni tra l'Italia e l'Ucraina, come da 'Addendum' del 16 marzo scorso presso il ministero degli Affari Esteri. Le misure intraprese godono di estrema importanza e attenzione, essendo un punto d'inizio dopo la recente missione intrapresa per l'attivazione della collaborazione umanitaria tra l'Italia e l'Ucraina, a fini di controllo e prevenzione contro il coronavirus, soprattutto in attesa di un vaccino. La 'defender' liberale e rappresentante delle libertà civili, Oleksandra Matvychuck, ha mostrato ottimismo per le misure prese in questi ultimi mesi, per far fronte alla questione dello spegnimento del contagio. E ha illustrato l'importanza dei risultati della missione del suo Paese per l'aiuto e la collaborazione con i medici italiani. Dalle sue parole, leggiamo chiaramente il ringraziamento reso dal nostro ministero degli Affari Esteri per l'alto e valoroso impegno dimostrato dall'Ucraina.

Oleksandra Matviychuk, quando è stato possibile, in Ucraina, avere delle informazioni certe e attendibili sulla pandemia da coronavirus?
"Le prime informazioni relative all'emergenza del nuovo coronavirus a Wuhan sono apparse sui media ucraini già a gennaio. Ma sfortunatamente, il Governo non ha potuto considerare veramente la situazione sul momento. Ciò almeno fino a marzo, quando i volti dei medici con le mascherine e gli antisettici sono apparsi come un trauma agli occhi del Paese. Dopo ciò, si è iniziata a intravedere una reale attenzione anche in seguito all'Appello del Concilio di Difesa e di Sicurezza nazionale. Alla fine di gennaio, il Concilio è stato investito dal Governo per un primo contenimento delle esportazioni all'estero. Nonostante ciò, né il presidente, né il Governo o il parlamento hanno potuto subito indirizzare la questione. L'esperienza italiana è stata davvero d'insegnamento. Infatti, quando i primi casi di malattia sono stati registrati in Ucraina, il Governo ha introdotto anch'esso la quarantena, che è iniziata il 12 marzo e continuerà fino all'11 maggio, sperando che il contagio possa arrestarsi. Allo stesso tempo, il governo di Kiev si è giocato la propria immagine in una situazione non comoda. In questo modo, la maggior parte delle misure restrittive, introdotte durante il periodo di quarantena, sono giudicabili come necessarie per la prevenzione dello 'spread' del Covid-19. Comunque, in accordo a quanto dettato dalla Costituzione dell'Ucraina, i diritti umani e le libertà civili possono essere contenuti soltanto in casi come questo: stato di emergenza o legge marziale. Lo Stato di emergenza non era mai stato attivato in Ucraina. E questo è il motivo per cui viviamo in una sorta di 'legal straddle'. Tuttavia, anche se la maggior parte delle restrizioni del Governo si sono rivelate appropriate, al contempo esse mancano di un vero fondamento legale".

Come giudica, invece, la situazione italiana?

"Si può capire come, effettivamente, questo inizio di 'Fase 2', per noi e per l'Italia, sia ancora di compressione e di contenimento, rispetto a quanto già attuato anche grazie alla spedizione dell'Ucraina. La situazione italiana, tra l'altro, sembra quasi un riflesso di quella vissuta dagli ucraini, quasi avvicinabile o paragonabile alla nostra superficialità a cui abbiamo assistito nel mese di gennaio. La situazione di emergenza che in Ucraina è stata applicata nello stesso mese in cui è stato deciso anche da voi, sta dimostrando la forza di un popolo che ha deciso di collaborare con i medici italiani, affinchè possa presto chiudersi questo drammatico capitolo della Storia. Anche pensando che questa vicenda possa almeno dimostrarsi di grande insegnamento per il futuro, affinchè tutto questo possa tradursi in un nuovo 'scambio' per la ricerca, prontamente efficace per sostenere una cura universale".

La qualità della vita e le regolamentazioni di sicurezza in Ucraina, come sono state giudicate dalla società civile?
"La mia opinione è che il coronavirus pandemico 2019-2020 stia facendo emergere un forte cambiamento per il riscoperto ruolo della legge. Infatti, noi vediamo come, sia la legge internazionale, sia la legislazione ucraina, non sempre siano in grado di dirigere i poteri statali, persino durante le epidemie. Nonostante ciò, le decisioni della politica sono state prese, in Ucraina, per salvare migliaia di vite umane. C'è stata sempre una scelta tra la legge e l'espediente politico, devo dire. Ma il Covid 19 ha significativamente cambiato lo scenario per il contenimento. Proprio per questo, io spero tantissimo che questo evento così funesto possa per lo meno rivelarsi funzionale. E quando il contagio sarà indebolito, potremo rimdimensionare e far confluire tali fattispecie di emergenza, con le loro appropriate giustificazioni giuridiche, in una legislazione definita e unica. Fin quando la scienza non saprà rispondere sul come trattare propriamente le quarantene e fin tanto che un vaccino non sarà largamente disponibile, le autorità pubbliche potranno contenere la situazione utilizzando strumenti specifici, con i quali si debbono combattere le pandemie. La libertà di movimento, anche in Ucraina è stata limitata, specialmente per le persone sopra i 60 anni di età. La gente deve indossare le mascherine in pubblico ed è possibile uscire di casa in gruppi composti non da più di due persone. Inoltre, tutte le aziende e i principali luoghi istituzionali sono ancora chiusi. La posizione dei pazienti è monitorata attraverso la 'Diia' (Action): un'applicazione per il cellulare adattata alla situazione. A tal fine, infatti, è stata approvata una modifica più stringente della legge per la protezione dei dati pesonali. Gli ucraini, per fortuna, beneficiano di una grande esperienza di auto-organizzazione, già espressa durante gli eventi e le manifestazioni del 'Maidan' e anche nella guerra con la Russia. Ci sono centinaia di iniziative di mutua assistenza e le persone si sono messe a cucire e a distribuire mascherine gratuitamente. I vicini di casa spesso comprano il necessario per gli anziani e grandi risorse commerciali sono state devolute agli ospedali. I difensori dei diritti umani continuano a monitorare la polizia, durante la quarantena. In questo modo, nessuno si sente tentato ad agire contro la legge".

Quando pensa si possa decidere un completo ritorno alla normalità, secondo lei?
"E' abbastanza difficile dirlo con certezza. Noi vediamo che differenti Paesi stanno applicando strategie distinte. A cominciare dall'approccio svedese, che ha preferito una linea 'leggera' rispetto alla direzione adottata dall'Italia, cioè quella del 'lockdown' quasi totale. Ma ciò è dipeso da vari fattori. In particolare, dal 'planning horizon', dato che nessuno sa quanto ancora durerà la pandemia o se si ripresenterà a 'ondate'. In Ucraina, data la debolezza delle istituzioni governative e in risposta alla scarsa fiducia dell'opinione pubblica nel governo, nonché alla totale mancanza di preparazione del Sistema sanitario, sono state rapidamente attuate una serie di restrizioni delle libertà che, tuttavia, in questo momento erano necessarie. Ma la domanda che preoccupa tutti noi, non solo in Ucraina, è la seguente: e se tutte queste restrizioni non saranno temporanee? Oppure, se alcuni dei mezzi applicati, come il sistema di tracciamento totale in diversi Paesi, dovesse rimanere, in forme occulte, anche dopo la pandemia? Sono domande difficili a cui rispondere, anche per la difficoltà nel definire cosa sia, effettivamente, una 'vita normale'. Tantissime persone, in molti Paesi del mondo, non vivono una vita 'normale' già da anni. Per esempio, per le persone cadute vittime della guerra russa in Donbas (il bacino del Donec, ndr), restrizioni come quella di dover rimanere a casa e di ridurre il numero di legami, erano in vigore già da tempo. La pandemia stessa non viene affatto vissuta come un problema particolare: sono sopravvissuti alle perdite, alla tortura, ai bombardamenti sulle case e la guerra è ancora in corso. Le vite di queste popolazioni hanno da tempo cessato di essere normali".

La missione dei venti dottori ucraini per l'Italia ha conferito piena assistenza al nostro Paese nella lotta al coronavirus? Il ministro della Sanità, Maksym Stepanov, ha annunciato, durante una conferenza stampa, che la visita dei dottori qui in Italia è stata stabilita solo per tre settimane: qual è la sua posizione riguardo all'importanza di questa missione?
"Proprio all'inizio di aprile, l'Ucraina ha inviato un gruppo di medici per portare il suo aiuto nella Regione delle Marche, a cui è seguita una spedizione di disinfettanti liquidi e altri strumenti e materiali. Mi sembra che tutto sia andato come doveva andare. Viviamo in un mondo in cui tutto è interconnesso e la chiusura dei confini nazionali non basta a salvare le persone. Solo la solidarietà internazionale può far fronte a tali sfide. E ciò può essere facilmente dimostrato già dai ricercatori. Nei laboratori scientifici, quando un giorno di lavoro giunge al termine, i risultati possono essere inviati in un altro laboratorio e in un'altra parte del mondo, anche lontanissima, dove la mattina è appena iniziata, dando alla scienza la possibilità di fare ricerca praticamente senza sosta al fine di trovare una soluzione a un medesimo problema globale. Naturalmente, gli aiuti umanitari non devono essere confusi con operazioni di intelligence, come quando la Russia, a fine marzo, ha tentato di inviare truppe in Italia con il pretesto di combattere la pandemia. Stiamo anche aspettando la conclusione delle indagini su quella situazione. E siamo preoccupati per le minacce del Cremlino ai giornalisti italiani che hanno sollevato pubblicamente la questione".

Adesso, in questo primo inizio di 'Fase 2', stiamo tutti quanti cominciando a pensare al vaccino contro il Covid-19: lei pensa che questo nuovo 'approccio' tra Italia e Ucraina possa portare a una risposta positiva per la salute, la sicurezza e, quindi, anche per l'economia?
"In Ucraina, un numero abbastanza esiguo di persone è stato testato. Quindi, le statistiche ufficiali che circolano nel Paese sono irrilevanti. Inoltre, ci sono molte persone che non cercano aiuto, a meno che la malattia non sfugga loro di mano. Sanno che c'è poco per aiutarli, negli ospedali ucraini. Perciò, preferiscono essere curati a casa. È difficile trovare benefici dopo questa pandemia, soprattutto quando abbiamo perso molte persone in tutto il mondo. E in moltissimi casi, non si è trattato di figure astratte, ma di genitori, parenti e amici che frequentavamo. Ma vale la pena anche di cercare le potenziali opportunità che questa crisi può offrirci. Da adesso in poi, non siamo più nell'era della 'post verità', ma in quella della 'post conoscenza'. L'attacco alla verità è solo una manifestazione separata di un fenomeno esploso su larga scala. La conoscenza stessa è, per definizione, discutibile e il valore delle competenze è livellato. Perché scoprire solo adesso se Google o Wikipedia siano attendibili? Lo stesso sistema degli 'influencer' sui social network non si basa sulla conoscenza, se osserviamo bene. Eppure, essi hanno una potente influenza sulla coscienza delle persone e, in ultima analisi, sul loro comportamento. In tutto il mondo, le persone sono sempre più inclini a seguire i consigli di 'blogger' affermati e non si preoccupano, invece, del parere dei medici, considerando spesso le indicazioni e i suggerimenti come non sicuri. Una logica del tipo: "Ma se sei così esperto e intelligente, dove sono i tuoi milioni di followers"? L'ondata di populismo esplosa in tutto il mondo ha minato la credibilità non solo delle istituzioni statali, ma anche quella dell'esperienza collettiva. C'è anche da dire, ribaltando la questione, che quando è arrivato il Covid-19, per molti è diventato improvvisamente chiaro che gli slogan appassionati non avrebbero salvato nessuno. Insomma, siamo assediati dalle 'mezze verità'. Ma proprio per questo motivo, abbiamo bisogno di istituzioni statali più efficaci ed efficienti. E sempre per questo motivo, invito a non dimenticare i tanti medici coraggiosi che abbiamo visto in questi mesi: i loro volti sconvolti, coperti dalle mascherine, dovrebbero diventare molto più importanti dei 'blogger' affermati, con le loro belle foto su Instagram...".


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carlo cadorna - Frascati - Italia - Mail - domenica 3 maggio 2020 7.23
Bella intervista che ci riporta alla realtà rispetto alla strutturazione della società indotta dalla rivoluzione digitale (priva di correttivi).


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