Dario CecconiDa millenni, il carnevale è la festa del mascheramento e del capovolgimento dei ruoli: un momento dell'anno in cui tutti possono essere ciò che vogliono. Un fenomeno antropologico discendente da ancestrali forme di religiosità popolare che sono sempre esistite. Ma oggi, fumetti e televisione hanno allargato i confini dell'immaginazione giovanile, fino ad arrivare al fenomeno del 'Cosplay', che ha influenzato i carnevali di tutto il mondo, permettendo alle tradizionali e più conosciute maschere di convivere con personaggi nuovi, provenienti da una cultura di animazione del tutto innovativa. Ma che cosa significa 'Cosplay'? Il termine è formato dall'unione delle parole inglesi 'costume' + 'play' e descrive l'uso di indossare abbigliamento ispirato a un personaggio appartenente al mondo degli 'anime' o dei 'manga' in occasione di un evento a essi legato, o anche soltanto tra amici accumunati dalle stessa passione. Fino a qualche anno fa, in Italia, pochi sarebbero stati in grado di spiegare la definizione 'Cosplay'. Fatta eccezione per i 'cosplayers', ovviamente. Invece, nel giro di pochi anni il fenomeno si è allargato a 'macchia d'olio', coinvolgendo sempre più spesso una larga fetta della popolazione giovanile. Si tratta di uno strano 'mix' tra una filosofia popolare, un hobby, una tendenza all'ultimo 'grido' e un'occasione per socializzare fra persone che amano fumetti, videogiochi o personaggi dei 'cartoons' provenienti dal sempre fantasioso mondo del Giappone. Il 'Cosplay' vede ragazzi e ragazze 'travestirsi' come gli eroi o le eroine del mondo 'fantasy', imitandone alla perfezione i vestiti, le armi, le acconciature e persino la psicologia. Costoro, appunto, sono quelli che amano definirsi 'cosplayers'.

La 'filosofia cosplay'
L'attuale 'mondo cosplay' è l'evoluzione sociale di tutti quei ragazzi che, negli anni '80 del secolo scorso, amavano travestirsi da personaggi delle serie tv fantascientifiche 'cult'. Basti pensare ai 'Trekkers', ovvero coloro che imitavano i personaggi della famosissima serie 'Star Trek' e che, ancora oggi, organizzano 'raduni planetari' per dedicare intere settimane al loro 'culto' preferito. Rispetto a loro, però, i 'cosplayers' sono più creativi e 'sfacciati', poiché amano girare vestiti nei modi più stravaganti. L'importante non è solo vestirsi con 'gonnelline' provocanti e 'ammiccare' al turista con modi di fare e pose da 'selfie' di provenienza 'anime-orientale': quella è semplicemente imitazione di una moda che, invece, affonda le sue radici in una vera e propria filosofia. Il 'cosplayer', infatti, non sceglie mai 'a caso' il proprio soggetto. Si tratta, al contrario, di una selezione meditata, di uno studio teso a individuare l'affinità più profonda con il carattere del 'singolo', che cerca di diventare 'emulo' del proprio eroe fino a identificarsi con esso, in una sorta di realtà alternativa. Difficilmente si potrebbe vedere un 'cosplayer' aggirarsi per le strade armato fino ai denti con spade, lance ed enormi 'bazooka' in plastica o in gommapiuma, perché verrebbe ovviamente fermato, controllato o tratto in arresto. Potremmo, invece, godere delle sue 'performances' nelle manifestazioni create 'ad hoc', nelle fiere invase da questa tendenza e, da qualche anno a questa parte, anche nei più importanti carnevali di tutto il mondo.


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