Valentina Spagnolo'Glitch - Figli di un dio confuso', (Edizioni della Goccia), secondo romanzo di Giulia Soi, presentato nei giorni scorsi tramite un 'reading' (una lettura drammatizzata) presso l'Auditorium Parco della Musica in Roma, è a tutti gli effetti definibile un 'chick lit' italiano. Ossia, un'opera attribuibile a un genere letterario prodotto da autrici donne - prevalentemente a partire dagli anni '90 - che si rivolgono a un pubblico femminile giovane, single e 'in carriera'. Un vero e proprio 'filone', che ha avuto la massima diffusione e produzione in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e che, in Italia, scarseggia fortemente, tanto da non trovarsi assegnato uno scaffale dedicato nelle librerie nostrane. Eppure, le donne italiane sono ormai da 20 anni le più grandi 'divoratrici' del genere, in cui trovano storie nelle quali rispecchiarsi, o che magari rappresentano tutto ciò che loro non sono: un altro mondo, forse di eterna adolescenza, dove in parte si riconoscono e da cui, spesso, scappano, timorose del giudizio altrui, del futuro, ma anche del proprio passato, guardato sempre con nostalgia e un sentimento misto di rimorso e rimpianto. Queste sembrano essere le linee tracciate da 'Glitch': un romanzo indubbiamente 'generazionale' sia per le tematiche, sia per le relazioni, sia per il rapporto con il lavoro.

Giulia Soi, cosa c'è di autobiografico in 'Glitch'? E perché questo titolo?
"Glitch è un termine tecnico utilizzato in origine dagli astronauti di Cape Canaveral, ai tempi della corsa allo spazio. Con il tempo, è diventata un'espressione intraducibile, che indica un errore di sistema, un picco inatteso (e imprevedibile), che altera il normale corso di un flusso. Quello che, ad esempio, per comodità linguistica in 'Matrix' è stato definito un 'déjà vu'. In questo romanzo, 'Glitch' sta ad indicare la 'scheggia impazzita' che scardina un 'loop': quello che invischia i tre protagonisti sin da quando sono adolescenti e che, anche da adulti, non li abbandona mai del tutto. È Mattia l'unico elemento fuori schema: un ragazzino in mezzo a tre adulti, colui che - a differenza degli altri - riesce a vedere la situazione in maniera diversa e che, a tempo debito, diventa fondamentale per dare la svolta definitiva agli eventi. La parte autobiografica di 'Glitch' è senza dubbio quella generazionale: il ricordo nostalgico, eppure ancora molto presente, degli anni '90; le difficoltà adolescenziali nel districarsi in un mondo di sentimenti e di emozioni che ancora non si distinguono correttamente; le grandi passioni come la musica e lo sport; le difficoltà di vivere in una società che ti vuole adulto senza permetterti di esserlo, con la dovuta autorevolezza. Tutto il resto è racconto. Ed è stato molto piacevole e costruttivo anche metterlo in scena, perché poche emozioni sono paragonabili alla creazione di un universo interamente nuovo, partendo dalle proprie, seppur minime, suggestioni personali".

In questa adolescenza protratta e prolungata, sul fronte femminile appare un grande assente: i figli. E quelli che ci sono, da personaggi secondari, vengono 'scoperti' via Facebook: perché?
"Dei tre protagonisti, l'unico che riesce a mettere su famiglia è Alex. Ed è giusto che sia così, perché è l'unico ad aver superato indenne la propria ordalia: ha combattuto i suoi 'demoni'; ha trovato la sua strada e, grazie al suo talento sportivo, è diventato adulto, quindi marito, quindi padre. Per Maia e Sebastian il discorso è molto diverso: loro sono ancora intenti ad attraversare la propria linea d'ombra: devono stabilizzarsi, trovare un giusto posto nel mondo e imparare a prendersi cura di se stessi. In parte per egocentrismo, in parte per debolezza, nessuno dei due 'figli di un dio confuso' sarebbe in grado di concepirsi genitore al momento della narrazione. E credo sia un elemento chiave, nell'ottica del processo di maturazione di entrambi".

Hai iniziato a ideare 'Glitch' 6 anni fa: cosa è cambiato da allora a oggi? I personaggi sono cresciuti? Si sono evoluti? E tu? Che rapporto hai instaurato con Maia, Alex e Sebastian?
"Dall'aprile 2013, momento in cui ho avuto la prima, embrionale idea riguardo a 'Glitch', allo scorso aprile 2019, momento in cui ho saputo che, finalmente, sarebbe uscito, di acqua sotto i ponti ne è passata molta: ho scritto diversi programmi televisivi; ho creato progetti web apprezzati come 'Giulia sotto la metro' e #siamoserie; sono cresciuta e cambiata, come essere umano, in tutte le mie sfaccettature. I miei personaggi, invece, sono sempre stati come li avevo immaginati all'inizio: ho sempre saputo da dove partissero e dove dovessero arrivare. La vera avventura è stata accompagnarli, tappa dopo tappa, in questo cammino, scoprendo ogni giorno come potessi migliorarli e, soprattutto, come loro potessero migliorare me. Ho scoperto, durante tutta la lavorazione di 'Glitch', quanto possa essere affascinante questo percorso e quante sorprese potesse riservare. Spero di cuore, che il ricordo delle emozioni che mi hanno regalato non svanisca mai".

Ma per chi batte il tuo cuore? Alex o Sebastian?
"Scegliere è quasi impossibile: sono due parti complementari dell'uomo ideale, perfetti solo se considerati insieme. Come nell'equazione infernale che perseguita la vita di Maia, separati risultano irrisolti, incognite che acquistano valore solo se associate l'una all'altra. Sono le mie umilissime versioni pesaresi di Apollo e Dioniso: opposti, eppure sempre collegati, se privati del proprio contraltare perderebbero di significato. E sarebbe un gran peccato".

L'autrice
GIULIA SOI, classe 1979, è nata e vive a Roma, dove si è laureata prima in Scienze della comunicazione e, poi, in Geografia. Conosce sei lingue, quattro 'vive' e due 'morte'. Negli ultimi quindici anni ha partecipato alla scrittura di numerosi programmi televisivi, tra cui 'Prima dell'alba', 'Emozioni' e 'Sconosciuti'. Giornalista pubblicista, dal 2018 scrive per la redazione romana di 'Map Magazine'. E_' curatrice di 'Giulia sotto la metro', pagina Facebook sul trasporto capitolino e su Youtube conduce #siamoserie, rubrica sulle migliori serie televisive. Ama i viaggi, è ginnasta e voce solista della rock band 'Number Station 6'. Nel 2002 ha pubblicato il suo primo romanzo, A.R.I.E.L. (Michele Di Salvo Editore) e, nel 2019, la 'Guida metropolitana dei ristoranti asiatici di Roma', in collaborazione con Giampaolo Trombetti.


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