Michele Di MuroL'associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), le comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), insieme al Movimento internazionale interprofessionale 'Uniti per Unire' con tutte le proprie associazioni aderenti, rendono noti i risultati di un proprio studio fatto su un campione di circa 1000 famiglie, composte da 'coppie miste'. La situazione è sempre in continua evoluzione e cambiamento, soprattutto per quanto riguarda i matrimoni e i divorzi. Secondo le statistiche, le coppie che reggono di più e non arrivano con percentuali alte alla separazione sono quelle formate tra italiani e arabi (palestinesi, giordani, siriani, libanesi, egiziani, tunisine, algerini, marocchini), iraniani e africani (provenienti da Congo, Camerun, Nigeria). Nella maggior parte dei casi, ne fanno parte studenti stranieri arrivati in Italia negli anni '60, '70 e '80 del secolo scorso, sino al periodo della caduta del muro di Berlino. Si tratta di persone che si sono laureate in Italia, dove sono poi rimaste e che hanno conosciuto l'integrazione all'età dei 18 o 19 anni. Le categorie di coppie miste possono essere suddivise in tre categorie: italiani-noncomunitari; italiani-europei; cittadini di origine  straniera tra loro. Quelle che registrano il numero più basso di divorzi sono quelle tra italiani e arabi o africani, giunti in Italia per scopi di studio. Meno stabili, invece, le coppie composte tra italiani e provenienti da Paesi europei, la cui maggior parte è giunta da Russia, Romania, Albania e Moldavia: tutte persone con età media tra i 35 e i 40 anni, arrivate dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, i quali hanno avuto maggiori difficoltà economica e lavorativa. Molto basso risulta essere, invce, il numero delle unioni tra italiani, cinesi, sud-americani e filippini, nei quali il numero dei divorzi, comunque, risulta contenuto. Nella seconda categoria si trovano italiani coniugati con un alto numero di inglesi, tedeschi, francesi, olandesi e belgi. Nei casi in cui l'uomo è italiano, esso tende a seguire la donna nel suo Paese di origine. In questo tipo di coppie, i maggiori dissidi si verificano nei confronti dell'educazione dei figli, per le abitudini culturali e nella scelta della scuola da frequentare, o le lingue da studiare. Nella terza categoria vi sono un'alta percentuale di arabi, sposati tra loro, cosi come sudamericani, filippini, cinesi, rumeni, albanesi, russi, moldavi e indiani. Molte anche le coppie composte tra arabi e sudamericani. In tutte e tre le categorie, le problematiche comuni che si verificano sono inerenti all'ambito inter-religioso, all'educazione dei figli, alla appartenenza religiosa, alla pratica della circoncisione e al modo di vestire. Tutte scelte in cui capita, in maniera errata, di non riuscire a coinvolgere il proprio partner o di ascoltare di più i propri genitori e famigliari. Nella seconda generazione di immigrati, il 90% ama l'Italia, le sue usanze, le sue tradizioni e si sente al 100% italiano. Solo il 10% soffre di crisi di identità, le quali dipendono da episodi di discriminazione, da pregiudizi culturali e religiosi e dissidi con i genitori, in particolar modo con il padre, per il modo di vestirsi, per la scelta dei fidanzati o per i matrimoni combinati. Foad Aodi, medico fondatore dell'Amsi, delle Co-mai e Consigliere dell'Omceo di Roma, ha recentemente affermato che "la nostra proposta è quella di continuare a lavorare su 'due binari', quali l'integrazione e il sentirsi italiani, continuando ad avere legami con i Paesi di origine, mantenendo i legami con i Paesi di origine al fine di sconfiggere, così, le crisi di identità culturale. Nella seconda generazione, invece", ha spcificato Aodi, "bisogna promuovere ed intensificare i rapporti con i propri famigliari sia in italia, sia nei Paesi di origine, per prevenirne le crisi di identità. E dobbiamo difendere i diritti delle donne, che in alcuni casi sono vittime di mariti autoritari, difendendo sempre i loro figli e in particolare le figlie".


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