Giuseppe LorinA 18 anni dalla scomparsa di Bettino Craxi non possiamo non dedicare un pensiero a un personaggio politico che ebbe molti meriti. Fu un ottimo presidente del Consiglio, guidando con personalità e polso fermo una coalizione attraversata ogni giorno da 'umori' e sensibilità molto diverse tra loro. Con lui, l'Italia riacquistò un ruolo politico importante sulla scena internazionale. E l'inflazione scese dal 14 al 4 per cento, fornendo nuovo potere d'acquisto alle famiglie italiane, le quali ovviamente tornarono a consumare. In base a questi elementi, in molti oggi riflettono, anche tra chi, come il sottoscritto, non si è mai considerato 'craxiano', sugli opulenti anni '80 del secolo scorso. Soprattutto, dopo il lungo 'tunnel recessivo' che abbiamo attraversato. Evidentemente, anche la politica necessita di una sua professionalità e di scelte di qualità. Ma in particolare, di Bettino Craxi ci torna alla mente, in queste settimane di campagna elettorale, una considerazione precisa: "La propaganda spetta ai Partiti, mentre il Governo è tenuto a mantenere un ruolo di mediazione, equilibrio e stabilità". Si tratta di una distinzione colpevolmente sfuggita a tutti per troppo tempo. Chiunque dovesse trovarsi, all'alba del 5 marzo 2018, nelle condizioni di guidare il Paese, speriamo si ricordi che insediarsi in un ruolo di potere non significa godere di una posizione di pura visibilità mediatica. Come dimostrato anche dalla recente esperienza dell'esecutivo Gentiloni, un Governo meno si fa sentire e meglio è, poiché significa che sta effettivamente lavorando. Quella di Craxi, a dispetto dei tanti giudizi negativi di allora sulla 'Milano da bere' e una certa 'gioia di vivere', assolutamente comprensibile dopo il terrificante periodo del terrorismo politico e il 'sordo' psicodramma del 'caso Moro' - di cui quest'anno ricorre il 40esimo anniversario - era un'Italia assai meno superficiale rispetto a quella di oggi. Recuperare alcuni criteri, politici e comportamentali, della fase 'craxiana' non rappresenta affatto un paradosso, anche se relegare il ruolo dei socialisti autonomisti e liberali all'ultimo posto della scala di valori, politici e morali, è 'vizio comune' di molte redazioni e ambienti. Ma si tratta di banale cinismo: non è affatto corretto paragonare periodi storici ben diversi tra loro. Così come non sono affatto giuste le classificazioni tra razze, lingue e religioni, come per esempio quelle che, per 'mentalità classista', qualcuno ha il 'brutto vizio' di continuare a fare. E' questo il senso autentico dell'articolo 3 della nostra Costituzione. Ed è per questo motivo che noi, oggi, riteniamo che Bettino Craxi non si sarebbe mai schierato dalla parte di coalizioni che evidenziano tali odiose contraddizioni. Lingue, culture, tradizioni e persino 'razze' indubbiamente esistono, così come esistono persone con gli occhi verdi, azzurri, grigi o marroni. Tuttavia, nessuno merita di essere discriminato in base a criteri simili: è questa l'interpretazione 'illuminista' del nostro principio costituzionale di eguaglianza. Rimetterlo in discussione, anche involontariamente, significa continuare a scivolare all'indietro, certificando agli occhi dei cittadini lo scadimento drammatico di una classe politica non all'altezza degli enormi problemi che abbiamo di fronte.


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