Giorgio GalvagnoFra qualche giorno, precisamente il 12 giugno, saremo chiamati a pronunciarci per il Si o per il No in un referendum sulla fecondazione assistita. Votando NO, le cose rimarranno come prevede l’attuale legge. Votando SI, la legge viene abrogata e il Parlamento dovrà farne una nuova. La norma attuale ha rappresentato, indubbiamente, un passo in avanti rispetto alla precedente mancanza totale di regole. Ma io stesso, che pure l’ho votata, ritenevo andasse modificata affinché fosse più adeguata alle esigenze della società. Aver approvato una legge su una materia così delicata mi appare pertanto un fatto comunque positivo, perché si è messo fine ad un vuoto e ad una giungla interpretativa che poteva dar luogo a degenerazioni di vario genere. Tuttavia, nella legge attuale ci sono dei punti eccessivamente restrittivi e lesivi delle libertà individuali. Ogni possibilità di modifica, però, è saltata, perché nel frattempo sono state raccolte le firme per indire il referendum. E, a questo punto, a decidere saranno i cittadini. E qui sorge il primo problema: andare o no a votare?
C’è una parte del corpo elettorale, soprattutto molti cattolici, che invitano a disertare il voto. Io ritengo, invece, che occorra recarsi alle urne, perché è un dovere, oltreché un diritto, e ognuno poi farà la propria scelta.
I punti più importanti del referendum sono: dare la possibilità alle coppie che vogliono ricorre alla fecondazione assistita perché non possono avere figli, di poter fare le analisi preimpianto al fine di escludere gravi malattie genetiche del nascituro; poter utilizzare un maggior numero di embrioni da impiantare, invece dei soli tre previsti dall’attuale legge, per aumentare le probabilità di successo ed evitare alle donne una ripetizione di tentativi spesso dolorosi.
Altro aspetto molto importante riguarda la possibilità di utilizzare le cellule staminali per la ricerca medica allo scopo di trovare cure efficaci per gravissime malattie, ora incurabili. Dunque, ognuno è chiamato a votare secondo la propria coscienza, tenendo conto che aprire alla ricerca, come stanno facendo tutti i Paesi più civili del mondo, non significa affatto non avere regole e limiti ben precisi per il rispetto dei valori fondamentali su cui si fonda la nostra società.
Questa legge sulla procreazione assistita ha suscitato numerose perplessità e molte polemiche. Agli atti del Senato c’è una proposta di modifica di alcuni punti tra i più discussi e criticati. Sono anch’io d’accordo e prenderò un’iniziativa in tal senso anche alla Camera. Sarebbe infatti un errore eliminare questa legge, che ha comunque molte parti positive. Ridiscuterla e migliorarla in Parlamento rappresenta la strada più breve. Infine, ci tengo a precisare che una consultazione referendaria non deve diventare materia di scontro politico, poiché rappresenta un problema di coscienza dove l’appartenenza politica dovrebbe rimanere fuori, lasciando posto ad una libera scelta individuale. Ma per scegliere bisogna andare a votare. Quindi, è giusto partecipare al referendum e votare secondo coscienza.


Parlamentare di Forza Italia
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