Mauro MelliniMeglio tardi che mai. Così abbiamo detto dopo il discorso di Berlusconi all’assemblea della Confindustria. Tra quello che ha detto e quello che da tempo andiamo predicando, e cioè che lo scontro è tra la Casa della Libertà e i poteri forti (economici, giudiziari, presidenziali, sindacali, corporativi etc., etc.) il passo è breve e, forse, può considerarsi implicita nelle parole del premier quella più ampia proposizione.- Meglio mai che pur così tardi, deve aver detto invece D’Alema. La grinta del Cavaliere non lo rallegra. Meglio la crostata e il relativo patto. Ma, soprattutto, deve essere molto seccato perché Berlusconi ha fatto centro. Ha fatto centro nel riconoscere amici e avversari e nel denunziare l’ambiguità di Prodi. Che a D’Alema, invece, piace proprio così com’è: l’uomo capace di dire, sia a Cgil che a Confindustria, che lui è totalmente sulle loro posizioni in nome della pace dell’Ulivo, ma si direbbe, soprattutto in nome del suo naturale (tale, certificato da Pecoraro Scanio) prodotto: l’olio Bertolli, di cui tanto il Professore si intende. Quindi, si scandalizza per le “intemperanze” di Berlusconi e auspica un futuro con un’opposizione di destra sì, ma rappresentata da un “Ulivo moderato”.
Constatare che il Cavaliere ha capito l’antifona e che, magari, trovandosi lontano da Letta e dai suoi influssi mediatori e quirinalizi, a causa della campagna elettorale, non è disposto a far finta di niente, ha risvegliato in D’Alema la nostalgia e il gusto della vecchia strategia del Pci, quella di voler dettar legge in casa altrui, disegnando il modello dell’avversario “politicamente corretto”, sufficientemente democratico, tale da esser definito ragionevole e da esser tollerato. A condizione che venga a patti, non faccia effettiva concorrenza, non tocchi punti dolenti, non crei imbarazzi. Insomma, che stia alle regole che il “Partito” pone. Pena l’emarginazione, la demonizzazione e l’abbandono al braccio secolare. Oggi quello degli amici magistrati. Ieri, ovviamente molto peggio. Nei Paesi dell’Est, accanto al Partito comunista (o dei lavoratori o altra sigla del genere) c’erano, almeno fino alla loro consumazione, dei partiti tollerati, non ostili, obbedienti, ovviamente, alla “linea” del glorioso partito marxista-leninista. Solo un po’ moderati, lenti di riflessi non gloriosi, ma tanto disponibili. D’Alema forse non ne avrà percepito l’esistenza quando andava ai campeggi dei pionieri nei paesi dell’Est, ma fattosi grandicello ne avrà sentito parlare. E oggi D’Alema, Spezzaferro, Baffino di fuoco etc., etc. invoca e auspica avversari di questo genere. All’opposizione naturalmente, e destinati a rimanerci in eterno. Vuole un Ulivo “moderato” all’opposizione a destra. Tanto moderato da essere egemonizzabile dal partito di Gramsci e di Togliatti, pago di essere tollerabile e senza la “pretesa” di governare. Un Ulivo che non produca olio, neppure di seconda qualità e che si accontenti, invece, della vaselina che Spezzaferro e, magari Prodi, siano disposti ad usare nei suoi confronti. Una vaselina che renda meno corrucciato il broncetto (tanto grazioso) di Pier Ferdinando. Ma tant’è. E allora, On. Berlusconi, non dia retta a chi, per caso, le raccomandi la vaselina, anche se non sia D’Alema, ma qualcuno di casa (delle Libertà, s’intende). Se D’Alema rimpiange e auspica un’opposizione (e un governo) del genere, è segno che, finalmente, Lei ha imboccato la strada giusta. All’opposizione (ma molto meglio al governo!) non bisogna starci per fare la controfigura dell’avversario, usando e, soprattutto, sperando nella vaselina. E ficcando, invece, il naso e rompendo, magari le bottiglie nel paniere dell’olio Bertolli. Ci intendiamo.


Articolo tratto da 'L'opinione delle Libertà' del 24 marzo 2006
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