Gli atteggiamenti propagandistici e demagogici dell'attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, stanno cominciando a diventare una 'non notizia'. Un capo di Stato che durante un discorso pubblico in Florida 'spara' una 'cavolata spaziale' sulla Svezia e, pochi giorni dopo, accusa la stampa di pubblicare 'fake news' rappresenta un fatto assolutamente incommentabile, poiché semplicemente ridicolo. Viene solamente voglia di attendere come e quando il Partito repubblicano americano deciderà di raggiungere un accordo con la controparte democratica, al fine di istituire le procedure costituzionali di 'impeachment' per manifesta incapacità politica e ubriachezza molesta. Ma può anche darsi che la tragica figura che gli Stati Uniti stanno facendo al cospetto del mondo possa servire ad accelerarne il declino. Probabilmente, dopo il crollo dell'Unione sovietica del 1991, stiamo per assistere all'implosione dell'unica superpotenza del XX secolo rimasta in 'campo': ce ne faremo una ragione. D'altro canto, ciò potrebbe involontariamente rilanciare, almeno in parte, l'immagine e il ruolo dell'Unione europea sullo 'schacchiere' internazionale, sempreché essa si sbrighi a dotarsi di poteri 'politico-federali' assai più stabili ed effettivi: il mancato passaggio di approvazione della Costituzione europea nei primi anni duemila lo consideriamo, infatti, un errore macroscopico, che la Ue rischia di pagare in maniera piuttosto 'salata'. La parabola o, si spera, la 'meteora' Donald Trump potrebbe in ogni caso rivelarsi utile in quanto esempio indicativo di cosa significhi affidarsi a politici inventati e parolai, incrementando, finalmente, il nostro 'tasso' di maturità democratica. Ma resta da affrontare un problema grosso come una casa: quello dei Partiti politici, ormai nettamente 'scavalcati' dalla rete internet e dai social network in quanto nuova 'forma' di democrazia diretta. Una metodologia che potrebbe non andare molto d'accordo con le evidenti esigenze di serietà, onestà e competenza delle società occidentali e che, anzi, sembra quasi trascinarci verso un unico 'calderone' infernale, caotico e ancor meno concreto rispetto alle modalità precedenti di selezione della classe politica. Dobbiamo comprendere cosa sta realmente accadendo: siamo alle soglie di una svolta assembleare e 'rousseauiana', come probabilmente sperano i 'grillini' di casa nostra, in cui l'introduzione delle masse all'interno del 'Palazzo' potrà condurci verso nuovi metodi di gestione della cosa pubblica? Oppure stiamo assistendo agli ultimi 'colpi di coda' dei totalitarismi, i quali stanno cercando di approfittare della lunga crisi economica, generata da una globalizzazione 'melmosa', che ha 'appiattito' tutti quanti verso il basso? Insomma, stiamo entrando in una nuova fase rivoluzionaria della Storia, oppure siamo finiti sul set di 'Jurassic Park' e non ce ne siamo ancora accorti? E' presto per dirlo. Tuttavia, speriamo vivamente che quegli 'antidoti' di cui la democrazia dovrebbe essere dotata comincino a dispiegare i propri effetti, ché altrimenti qui il 'paziente' rischiamo di perderlo. E scarseggiano anche i fondi per fargli il funerale.