Vittorio LussanaL'ambasciatrice della Palestina in Italia, Mai Alkaila, ci ha cortesemente concesso ospitalità e attenzione per rispondere ad alcune nostre domande relative alla pace in Medio Oriente e al fatto, alquanto strano, che in un periodo in cui siamo costretti a occuparci quasi ogni giorno di terrorismo fondamentalista, integralismo religioso e molteplicità culturale dell'islam, paradossalmente della questione palestinese, che un tempo era la 'madre' di tutte le 'battaglie', è diventata l'ultimo dei problemi di attualità. Uno 'spostamento mediatico' che ci preoccupa, poiché riteniamo urgente individuare una soluzione, attraverso il dialogo e la diplomazia, in grado di favorire la stabilizzazione dell'intero bacino del Mediterraneo. Ecco dunque l'intervista rilasciataci dall'ambasciatore Mai Alkaila, con la quale abbiamo scambiato alcune idee in lingua italiana e in spagnolo, poiché prima di essere nominata rappresentante dello Stato arabo di Palestina nel nostro Paese, ella ha svolto per lungo tempo questo medesimo ruolo in diversi Paesi dell'America Latina.

Eccellenza, perché in un periodo come questo, caratterizzato dall'Is e dal terrorismo islamico, si parla così poco della Palestina?
"E' un autentico delitto che non si affronti la questione palestinese, perché il nostro popolo è gente molto colta, che sin dalle origini dell'umanità ha sempre visto la coabitazione e la coesistenza di arabi-palestinesi, cristiani ed ebrei. Si tratta di un popolo che, per natura, è portato a una cultura del rispetto: quando si incontra un palestinese non c'è possibilità di capire se si tratti di un cristiano o di un islamico, poiché appartiene a un popolo assolutamente pacifico, la cui Costituzione prevede il rispetto di tutte le religioni ed è pienamente garantita la libertà di culto. E' dunque un grave errore non affrontare la questione palestinese in un momento come questo, poiché potrebbe essere la 'mossa' fondamentale per riuscire a pacificare l'intera regione mediorientale".

La cultura occidentale parte da presupposti rivoluzionari, mentre quella orientale deriva da filosofie 'cumulative': affrontare tale questione non sarebbe importante anche per riuscire a evitare uno scontro di civiltà, generando una contaminazione positiva tra diverse culture per una pacificazione universale?
"Indubbiamente, ci sono delle differenze tra la cultura occidentale e quelle orientali, ma esistono soprattutto dei punti in comune importanti. In particolare, sul versante della cultura umanista e del rispetto dei diritti umani, che sono il terreno principale sul quale le due culture possono incontrarsi. Nel suo discorso all'assemblea generale dell'Onu dell'estate del 2014, il nostro presidente, Abu Mazen, ha riconosciuto come l'attuale fase storica sia molto difficile, poiché siamo di fronte a un'evidente crisi di leadership in quasi tutti i Paesi del mondo. Ma nel richiamare l'attenzione sulla difficile condizione della 'striscia' di Gaza, ha auspicato un ritorno delle culture politiche 'umaniste', basate cioè sul rispetto dei diritti umani e di quei princìpi, presenti in tutte le tradizioni, fondamentali per avviarci verso una pace duratura e stabile".

Qual è la sua valutazione della conferenza internazionale sulla questione palestinese tenutasi qualche mese fa a Parigi: sono scaturite buone idee, oppure solamente delle vaghe e generiche 'buone intenzioni'?
"Ambedue le cose: la Francia e l'Unione europea hanno appoggiato e condiviso una relazione, redatta e ben approfondita proprio della signora Federica Mogherini, che conteneva alcune proposte molto importanti. E cioè il riconoscimento ufficiale di ciò che i palestinesi chiedono da sempre: l'applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, che prevedono la restituzione dei territori 'strappati' da Israele nella guerra del 1967, compreso quello della nostra capitale: Gerusalemme est. Pertanto, non ci sono questioni particolari o specifiche: tutto è già stato stabilito dalle diverse risoluzioni dell'Onu, di cui i palestinesi chiedono, da lungo tempo, una coerente applicazione. Poi, indubbiamente, in questo tipo di conferenze convivono sempre questi due aspetti: quello della politica 'realista' e quello delle buone intenzioni 'retoriche'. In ogni caso, qualche buona idea è emersa".

Il vero problema non è forse quello della destra israeliana che, per ragioni tattiche e di consenso interno, tende ad alimentare una sorta di politica della paura?
"Ovviamente, abbiamo un problema importante con la destra israeliana, che è una destra 'sionista' ed estremista. Persino molti esponenti di rilievo della sinistra israeliana stanno emigrando dal loro Paese proprio a causa di alcuni episodi particolarmente 'barbarici' verificatisi in questi anni: si tratta di fatti di cui tutto il mondo è al corrente. Una destra, quella israeliana, che molto spesso ha lasciato 'mano libera' alle sue correnti più radicali, che sfiorano il nazismo. Quello che i palestinesi si aspettano, oggi, è che alle prossime elezioni che si terranno nello Stato di Israele vengano eletti degli esponenti, sia di destra, sia di sinistra, più moderati. E anche più pragmatici nello stabilire dei confini precisi tra i coloni israeliani e i palestinesi stessi".

L'Italia potrebbe fare di più per la causa palestinese? E come?
"L'Italia è un Paese amico della Palestina. Sotto il profilo storico, il vostro Paese ha spesso svolto un ruolo prezioso a favore della causa palestinese. Anche di recente, proprio il Governo italiano ha proposto all'Unione europea di assumere un ruolo da protagonista nel processo di pace in Medio Oriente. E il parlamento italiano ha addirittura approvato una mozione che chiede il riconoscimento dello Stato della Palestina e l'applicazione delle risoluzioni dell'Onu. Il Governo attuale è coerentemente schierato sulla formula dei "due popoli, due Stati". Quello che manca, forse, è qualche tentativo in più per avere una maggior influenza sul Governo israeliano, affinché il processo di pace possa riprendere con maggior concretezza, perché se si risolve la questione israelo-palestinese, tutto il mondo potrà vivere in pace".

Per la versione integrale della presente intervista cliccare QUI




(intervista tratta dalla rivista 'Periodico italiano magazine')

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Cristina - Milano - Mail - giovedi 25 agosto 2016 11.48
Intervista interessantissima.
Elena - Catania - Mail - sabato 20 agosto 2016 16.16
Un bel "colpo" del direttore. Complimenti!
Marina - Urbino (PU) - Mail - giovedi 18 agosto 2016 7.14
Grazie, direttore, per questo servizio.
Cristian - Latiano (BR) - Mail - mercoledi 17 agosto 2016 19.34
E per fortuna che c'erano le ferie di mezzo....


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