Ilaria CordìLo scorso 18 maggio è approdato, in Senato, il disegno di legge proposto dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il quale, già approvato dalla commissione Sanità, ora attende di essere discusso e votato. Dopo due anni dal primo abbozzo, il ddl in questione viene sottoposto al vaglio del parlamento, per valutare le modifiche che la deputata e ministro romano vuole apportare alla sanità italiana: dall'introduzione di due nuove figure mediche - l'osteopata e il chiropratico - alle norme di chiusura con riferimento alle competenze legislative delle Regioni a statuto ordinario, di quelle a statuto speciale e delle provincie autonome (leggi QUI). Ma noi vogliamo raccontare un fatto accaduto di recente. Sfortunatamente, in Italia vi è un numero elevato di malati cronici che, periodicamente, ha bisogno di recarsi presso le cosiddette 'farmacie territoriali', al fine di ottenere medicinali che garantiscano loro un'adeguata copertura medica, per una certa quantità di tempo. Accade, tuttavia, che un giorno questa 'copertura medica' non risulti più assicurata. E che ci si senta dire: "Le diamo solo una scatola, poi torni fra un mese. Purtroppo, non abbiamo la possibilità di dare più di un 'tot' di prodotti medici a persona, perché altrimenti questi non bastano per gli altri malati". Esatto, proprio così: una farmacia territoriale, che ha il compito di fornire ai propri utenti un determinato medicinale 'salva-vita' deve 'centellinare' le scorte per non rimanerne sprovvisto. La causa di ciò non si sa con chiarezza, come molte delle cose che accadono nel nostro Paese. Ma ponendosi le domande giuste e indovinando le 'parole esatte' da scrivere nella barra di ricerca sul web, qualcosa emerge. Infatti, si viene facilmente a sapere che il mondo farmaceutico è in 'subbuglio', tanto che lo scorso 5 maggio, a palazzo Chigi, si è dovuta organizzare, un po' in fretta e furia, una tavola rotonda per ridefinire l'innovazione legata ai medicinali e alla già valutata 'Intesa Stato-Regioni'. Quest'ultima prevede lo stanziamento di 12,5 miliardi di euro - circa 200 milioni in più al 2015 - per il budget farmaceutico territoriale, ricomprendendo la spesa e i tetti assegnati alle singole Regioni. Vediamo, per esempio, in base alla tabella di Federfarma (leggi QUI) che per il Lazio, il budget stanziato per il 2016 è pari a 1.205.919.868 di euro, 14 milioni in più rispetto all'anno scorso. Ma allora perché, quando ci si reca nelle farmacie, esiste il rischio di non trovare il proprio medicinale? Semplicemente, perché il sistema di gestione della spesa farmaceutica non è in grado di garantire l'assistenza con le risorse attualmente disponibili, poiché essa viene definita "insostenibile". Secondo la 'Governance farmaceutica', le principali determinanti alla spesa sono dovuti a: 1) elevati prezzi di farmaci, soprattutto nell'area oncologica, onco-ematologica e dei farmaci impiegati nelle malattie rare; 2) schemi terapeutici che associano più farmaci ad alto costo, con conseguente raddoppio della spesa (Combo therapy); 3) invecchiamento della popolazione; 4) incremento del numero dei pazienti in trattamento per linee terapeutiche successive alla prima; 5) cronicizzazione dei pazienti in trattamento; 6) fenomeni di non appropriatezza prescrittiva, generati dal pressante marketing dell'industria farmaceutica; 7) stabilità dei prezzi dei farmaci per una insufficiente concorrenzialità nel mercato farmaceutico; 8) insufficienti manovre di disinvestimento; 9) la riduzione dei prezzi dei farmaci a brevetto scaduto, che non è sufficiente a controbilanciare gli aumenti dovuti ai nuovi farmaci; 10) allo stesso modo, ai farmaci generici e ai biosimilari stante la normativa vigente non viene imposto uno sconto obbligatorio minimo (leggi QUI). Per tutti questi motivi, l'intesa Stato-regioni propone 9 punti risolutivi garantendo, come obiettivo, di "riportare la spesa farmaceutica entro i limiti di compatibilità dell'attuale finanziamento del Fsn (Fondo sanitario nazionale, ndr), oltre alla tempestiva risoluzione del contenzioso che vede le Regioni, per il triennio 2013-2015, creditrici nei confronti della filiera del farmaco per oltre 1,6 miliardi e che, nel periodo, potrebbero esser state utilmente destinate alla erogazione delle prestazioni assistenziali ai cittadini. Occorre perciò ridefinire nuovi tetti di spesa e adottare misure strutturali, tali da liberare risorse per far fronte ai nuovi bisogni assistenziali in campo farmaceutico". Antonino Saitta, coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni, afferma che "il nostro obiettivo principale è risolvere il problema di contenere una spesa farmaceutica che sta crescendo, in particolare ci interessa introdurre anche nella farmaceutica i criteri di concorrenza che sono stati applicati anche a beni e servizi". Mentre, però, si attende la risoluzione del problema, continuano ripetersi situazioni spiacevoli e 'faticose', che per coloro che sono portatori di un fardello di patologie niente affatto simpatiche o piacevoli, si traduce in una condizione ben sintetizzata da un noto detto napoletano: quella dei 'cornuti e mazziati'.


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