Vittorio LussanaSecondo alcuni esperti e sociologi, i social network sono soprattutto degli 'sfogatoi' per persone frustrate. Ciò non è affatto vero: l'avvento di questi nuovi spazi di comunicazione ha permesso uno scambio d'informazioni non indifferente, soprattutto a livello collettivo. Essi sono certamente dei 'non luoghi', ma si sono dimostrati una realtà viva di persone. Negarlo, implica un giudizio di asocialità assai vicino all'isolamento più retrogrado e folle. I social network hanno i propri lati positivi e negativi: la questione non va molto al di là di questo. Tutto dipende dal modo, dalla misura e dalla funzione per cui essi vengono utilizzati. I social, per esempio, non hanno la stessa funzione dei siti web. Ed è esattamente questo il loro limite principale, che li rende luoghi poco affidabili, in cui le informazioni sono sempre da verificare. La qualità delle notizie prelevate da un social risulta, cioè, piuttosto bassa, a prescindere dalla 'fonte' da cui provengono. Inoltre, i social sono ormai ovunque, poiché tutti quanti siamo perennemente connessi a internet attraverso gli 'smartphone', i 'tablet' e via dicendo. Infine, i social network sono diretti, non prevedono intermediazioni e sono molto democratici. Ciò significa che chiunque può esprimere un parere e che, pertanto, bisogna avere la maturità 'civica' di accettare quest'opportunità: se riceviamo delle critiche dirette contro la nostra azienda o le nostre attività, oppure anche a noi stessi in quanto singoli individui, bisogna saperle trasformare in opportunità, al fine di rispondere a chi ha lamentato un prodotto non soddisfacente, o una 'perfomance' da migliorare. Dare peso alle critiche e sfruttarle per migliorare noi stessi è, dunque, un modo per ottenere successo e riscontri immediati. Insomma, i social network sono composti da una fitta rete di persone. E le persone possiedono pregi e difetti: bisogna essere consapevoli di ciò, al fine di dimostrare quella maturità civile in grado di affrancarci da una realtà composta per semplici addizioni spontanee. In una parola: dalla nostra stessa banalità.

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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
(editoriale tratto dal numero 16 - febbraio 2016 della rivista 'Periodico italiano magazine')
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Roberto - Roma - Mail - martedi 16 febbraio 2016 19.54
Articolo ben scritto, come al solito,
da un'ottima "penna", molto lucida e attenta, anche se non sono d'accordo su quasi nulla, se non nella parte in cui si consiglia, indirettamente, a non fare un uso "smodato" dei social. Facebook, twitter e tutte le altre piattaforme di comunicazione e di condivisione sociale in rete sono un mezzo utilizzabile per il controllo sempre più oppressivo delle persone. Senza voler accreditare tesi "complottiste", credo che tutto questo discenda da un disegno di duplicazione virtuale, se non addirittura di moltiplicazione della realtà e persino delle personalità delle persone. Secondo me stiamo "scherzando col fuoco", perché anche se era giusto creare spazio di espressione e di comunicazione come i siti e internet in generale, con i social network si è degenerato e si è andati nella direzione sbagliata, anche se si era partiti da idee che sembravano corrette.
Cristina - Milano - Mail - martedi 16 febbraio 2016 17.47
Esatto: sono lo specchio di ciò che siamo realmente e prima o poi veniamo "smascherati"
Camilla - Milano - Italia - Mail - martedi 16 febbraio 2016 11.50
Mi piace l'articolo soprattutto perchè valutavo che, se FB come altri social, viene utilizzato con giudizio, ne possono sortire solo che benefici per tutti. Una sana informazione, la condivisione.. accorcia le distanze e ci fa parlare come se fossimo tutti nella stessa casa.
Marina - Urbino - Mail - lunedi 15 febbraio 2016 21.35
Esattamente !
Laura - Cesenatico (Forli' - Cesena) - Mail - lunedi 15 febbraio 2016 21.5
Il segreto è, come dice lei, la misura. E i modi...
Margherita De Napoli - Italia - Mail - lunedi 15 febbraio 2016 17.11
Gentile Direttore, condivido la sua riflessione e il richiamo ad un senso civico nel Web. Tempo fa ci si domandava: "Internet ci rende rabbiosi?". Secondo me è decisamente più facile ringhiare un insulto che argomentare le proprie ragioni. Di colluttazioni verbali è pieno il web che troppo spesso, piuttosto che essere un contenitore d’immaginazione e creatività, diventa un gigantesco cassonetto dove riversare residui emotivi tossici. Spesso è uno 'sfogatoio' di frustrazioni e insoddisfazioni. Davanti ad uno schermo si sciolgono i freni inibitori e il malessere represso, soprattutto quando protetti da un nickname, si riversa come fiele nel mondo virtuale. Bisognerebbe chiedersi il perché di tanta rabbia non dimenticando comunque che, come diceva Rita Levi Montalcini: "dal punto di vista emotivo, l'uomo è rimasto al tempo in cui viveva nella giungla". Davanti ad un pc o al volante di un'auto il "cavernicolo" si sente in libera uscita.
Cordiali saluti


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