Vittorio LussanaLa Banca centrale europea, pur avendo offerto alle banche italiane una quantità enorme di denaro affinché esse potessero prestarlo alle imprese, si è trovata di fronte a una situazione non del tutto prevista: il 'cavallo' non beve. Qualcuno ha già cercato di incolpare di ciò proprio i nostri istituti bancari, schiacciati o 'intrappolati' da 'sofferenze' finanziarie di vario genere e antica data. Ma le cause dell'empasse che sta rendendo assai 'grigia' la nostra 'ripresina' dipendono anche dal fatto che molti settori del nostro apparato produttivo non presentano una 'cittadinanza' sana e affidabile, a cominciare dai suoi livelli più 'alti'. Perché i soldi per rilanciare lo sviluppo sono molto meno utili fino a quando non si presentano i presupposti in grado di favorire la ripresa. E ciò può accadere solamente se vengono rispettate le seguenti condizioni: a) una liberalizzazione dei mercati del lavoro, delle professioni e dei servizi; b) una giustizia civile più efficiente; c) tasse e spese tagliate; d) una burocrazia meno 'pesante'; e) una pubblica amministrazione regolata da criteri meritocratici. Fin quando tali premesse non saranno considerate, inondare di liquidità il mercato del credito produce effetti assai limitati, poiché sono le imprese stesse a non fidarsi del contesto complessivo, ovvero a nutrire sfiducia e pessimismo. Soprattutto, in un capitalismo come quello italiano, tutto di relazione e conoscenze, spesso indebitato: un capitalismo senza capitali. La piccola e media impresa, pur tra le sue mille difficoltà quotidiane, può infatti trovarsi nelle condizioni di non poter incassare un credito. Dunque, non sono le banche a chiedere le tanto famigerate 'garanzie': sono le imprese stesse, in particolar modo quelle più sane, a non fidarsi del 'mefitico ambiente' venutosi a creare sui mercati. Chi, spesso e volentieri, accusa i nostri istituti bancari di non concedere credito ci racconta solamente una mezza verità. In realtà, il problema è 'circolare': finché c'è la crisi non è prudente allargare i 'cordoni' del credito; viceversa, senza un minimo di liquidità monetaria in circolazione, uscire dalla crisi diviene impossibile. Un sistema in cui è il debitore a 'inguaiare' il creditore, poiché quest'ultimo, a sua volta, è debitore delle banche, alle quali ha chiesto di finanziare il suo investimento. In conclusione, non sono gli imprenditori piccoli e medi a non voler correre il cosiddetto 'rischio imprenditoriale': sono tutti gli altri soggetti presenti sui nostri mercati interni, a cominciare dallo Stato, a non essere affidabili. Un 'sistema-Paese' in cui, più si cerca di 'andar su' e più vieni 'buttato giù'...




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Marina - Urbino ITALIA - Mail - martedi 12 maggio 2015 19.14
Esattamente!!!
Roberto - Roma - Mail - lunedi 11 maggio 2015 23.56
Tutto vero. Concordo in pieno. Ma pareri come questi molti non li vogliono nč leggere, nč sentire. Grazie.


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