Susanna SchimpernaUn contrabbandiere di sigarette è stato ucciso dalla polizia in un corpo a corpo impari: uno a quattro. E quell’uno menomato, perché obeso grave, con oltre 180 kg di peso, affetto da una seria forma di asma. Naturalmente, c’è chi dirà che non si tratta di omicidio, ma di incidente (e aspettiamo che al più presto venga rubricato come tale), perché i poliziotti volevano soltanto ammanettare Eric Garner, 43 anni di Staten Island, New York. Ed è lui che, divincolandosi, li ha costretti a procedere con tanto vigore da mandarlo per terra. Da quando Eric è finito sul marciapiedi a quando è stata necessaria l’ambulanza perché lui, immobile, non riusciva più a parlare, né a respirare, è trascorso pochissimo tempo. Tutto filmato da un testimone, che aveva cominciato a riprendere la scena dal fermo, dalla contestazione di reato a cui Eric aveva reagito provando a discolparsi, fino a quando lo si vede inerte su un fianco come un mucchio di stracci. Per una volta, niente indifferenza, niente codardia colpevole: il fotoreporter per caso è intervenuto per fermare i poliziotti, perché l’uomo stava disperatamente ripetendo “sto soffocando… soffocando… soffoco” ed era chiaramente in preda a un attacco d’asma. Ma immobilizzare e ammanettare un pericolosissimo contrabbandiere di sigarette (qualcuno pensava che non ci fossero più, vero?) comporta delle scelte coraggiose e, di conseguenza, un bel po’ di pelo sullo stomaco. Se devi agire, devi agire. Non è che di fronte a criminali ‘furiosi’ si possa diventar mansueti. Vanno bloccati e messi in condizione di non nuocere, subito. Quello che dicono, urlano o balbettano non ha alcun interesse e, anzi, è un dovere non ascoltarlo, perché noi siamo dalla parte della legge. E la legge è giusta. Noi, quindi, siamo i ‘giusti’. E i ‘giusti’ vanno fino in fondo. Tuttavia, Eric non aveva armi, non ha dato in escandescenze quando è stato fermato. E la registrazione lo dimostra. Agitato, come è ovvio che fosse, ha solo provato a discolparsi, senza mettere le mani addosso a nessuno, minacciare o insultare. Niente. Solo un angosciato ‘blateramento’ per vedere - impresa dall’esito negativo scontato, ma che non si può non comprendere venga tentata così, d’istinto – se quei poliziotti poteva convincerli, ammorbidirli. Quando invece che lasciarlo andare dicendo: “Però, non lo fare più”, come forse lui aveva sperato (si potrà pure credere che qualcosa di bello succeda, che ci sia una giornata meno disgraziata delle altre), gli si sono avventati addosso: il tentativo di una fuga più impossibile che improbabile è bastato perché lo atterrassero, o rovinasse sotto i suoi troppi chili e la sua paura, chissà. Una cosa è certa: era già in crisi asmatica. Perché il disturbo si scatena quando il soggetto che ne soffre è in apprensione: figuriamoci se vive pure una situazione realmente rischiosa, in cui si sente ed è braccato. Avrebbe potuto non muoversi, alzare le mani e dire: “Mi arrendo”. Ok, non lo ha fatto e non è per niente strano che non l’abbia fatto. La reazione a chi cerchi di ‘prenderci’ con la forza, non importa se lucidamente possiamo ben capire che ce la farà comunque, è quasi sempre questa: resistere. Una reazione che a Eric è valsa la morte, perché è stato ammanettato lo stesso. Soprattutto, non è stato ascoltato, e il suo “soffoco…”, poiché lo ha sentito solo il tipo che riprendeva la scena. I poliziotti erano come sordi. Il dovere prima di tutto. Specialmente quando si ha di fronte un afroamericano. “Specialmente” è di troppo? Forse. Ma nelle galere Usa ci sono 7 neri per ogni bianco. Diciamo che, considerandola dalla parte dei poliziotti, gli afroamericani sono più pericolosi, quindi bisogna comportarsi di conseguenza. Eric Garner è morto poco dopo essere arrivato in ospedale. Lasciando orfani sei figli.




(articolo tratto dal quotidiano ‘il Garantista’ del 19 luglio 2014)
Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio