Maria Giovanna CappelliniNei giorni della proclamazione del nuovo ‘Deus ex machina’, il popolo dei forconi non ce l’ha fatta. Ci spiace per loro, ma non riuscirà nell'intento di ‘stoppare’ qualsiasi attività produttiva, né di indurre l’italiano medio alla ribellione: le banche sono ancora troppo piene di soldi; le associazioni di categoria che tutelano i proprietari immobiliari troppo frequentate dagli avidi gestori del proprio patrimonio; le auto, nonostante il ‘caro-benzina’, ancora troppo usate; le scadenze (come l’ultima Tares) da pagare a tempo di record, ancora troppo rispettate; le pensioni, anche quelle vergognosamente inadeguate, elargite senza alcuna contrazione a oltre 14 milioni di italiani, molti dei quali, in realtà, le girano a figli o nipoti disoccupati, creando un loop vizioso che svilisce la produttività di un popolo indebitandolo e invecchiandolo. Insomma: il commissariamento di una intera nazione è lì, dietro la porta, ma l’italiano conserva la mentalità del prendere tempo. Così, tra un ‘forcone’ di troppo e il sogno ‘metropolitano’ saldamente ancorato a un apparato che in 50 anni di Storia non ha mai partorito nulla di diverso dall’assistenzialismo, ha vinto Renzi. Lo ‘yuppi’ fuori corso, l’uomo svezzato da De Mita che cambierà il verso alle cose, l’amico di Marchionne e della Fornero che ha promesso di smantellare le province. Certamente, non sarà facile per lui, tra rottamazioni e ridimensionamenti annunciati, ricollocare il plotone di politici che si è trascinato dietro. E certo è anche il fatto che, nella scelta dello slogan, non si è risparmiato: ”Il bello deve ancora venire”. Prima di lui, lo ha lanciato Barack Obama; prima di Obama, lo aveva fatto Van Morrison in ‘Someone like you’; e prima ancora, il vecchio Frank Sinatra (correva l’anno 1964). Insomma, in tema di modestia, la Storia bisogna meritarsela: staremo a vedere...


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