Alessandra Mussolini conferma, in questa intervista, tutte le sue perplessità sulla legge approvata al Senato in materia di procreazione assistita.

On. Mussolini, la legge sulla procreazione medicalmente assistita sta ormai concludendo del tutto il proprio iter parlamentare...
“L'hanno fatta passare ‘blindata’, ma io mi auguro che, con spirito di buon senso e di apertura mentale, si possa predisporre una nuova proposta che almeno inserisca un elemento normativo fondamentale: la revoca del consenso, che eviterebbe un trattamento sanitario obbligatorio di una gravità inaudita. C’è poi la questione del congelamento degli embrioni, la quale nega nella sostanza la procreazione stessa. Inoltre, esiste una questione legata al numero degli embrioni utilizzabili. Questi sono i punti più controversi del provvedimento”.

Chi rischia di perdere questa ‘battaglia’: le donne o la laicità dello Stato?
“Ambedue, ma soprattutto le donne, in termini pratici e fisici…”.

Lei ritiene che questa norma rappresenti uno strumento della maggioranza per la ricerca di un dialogo con le gerarchie cattoliche?
“Si, ma non solo da parte della maggioranza: è un discorso trasversale, che coinvolge anche ampi settori della Margherita. Soprattutto, c’è un tentativo di risposta nei confronti di valori che non sono sempre condivisibili. Qui si rischia di autorizzare delle autentiche sevizie sui corpi delle donne e, poi, si potrà anche abortire, poiché prima si permette la nascita dell’embrione e dopo lo si trasferisce con il rischio che si riveli malato, senza nemmeno permettere che si possa seguire la strada della diagnosi pre-impianto per quelle persone che sono portatrici di malattie genetiche. Insomma, in quella proposta ci sono delle cose veramente assurde, devastanti: si arriva addirittura a vietare la spirale come metodo contraccettivo…”.

La norma prevede, al primo comma dell’articolo 13, il divieto di sperimentazione scientifica su ciascun embrione umano e, al terzo comma dello stesso articolo, il divieto di interventi di clonazione, sia a fini procreativi, sia di ricerca: non è un duro colpo proprio alla libertà di ricerca e di cura?
“Diciamo pure che la ricerca scientifica viene completamente ‘ammazzata’: per tutto ciò che riguarda, ad esempio, le cellule staminali si dovrà andare all’estero per riuscire a recuperare qualche ritrovato o per effettuare qualche ricerca, poiché in Italia non si potrà fare, praticamente, più nulla”.

Viene inoltre stabilito che la fecondazione assistita è sì ammessa, ma non finanziata dallo Stato. Il fondo speciale previsto coprirà circa 300 delle 25 mila richieste di intervento l’anno. D’altra parte, però, si acconsente che la sanità privata li offra sul mercato. Sorge il dubbio che dietro la questione etica si nasconda un business: lei cosa ne pensa?
“La normativa viene vista come una legge di egoismo delle donne che vogliono avere un figlio a tutti i costi. Ed è per questo motivo che viene scritto chiaramente che si acconsente all’adozione, in quanto questa viene invece interpretata come un gesto di generosità. Detto ciò, io non credo che si voglia andare a coprire o a favorire un futuro business, anche se ho saputo che molti centri, soprattutto all’estero, si stanno organizzando. Credo, più semplicemente, che con una legge del genere molte coppie dovranno rivolgersi altrove e il business ne verrà di conseguenza…”.

Lo scorso 23 settembre avete inscenato una protesta al Senato, esibendo magliette con la scritta “Nessuna legge contro il corpo delle donne”. La reazione in aula è stata pesante: insulti, battute, apprezzamenti da ‘trivio’ e la cacciata da palazzo Madama: un deposito di maschilismo imperante nelle istituzioni, secondo lei, o esasperazione dovuta al clima oscurantista creatosi attorno a questa legge?
“E’ stata una ‘botta’ di aggressività, inusitata, se vogliamo, per dei senatori. Evidentemente, alcuni di loro ritengono che le donne debbano sempre dire di sì o avere un atteggiamento di sudditanza. Ma stavolta non c’è niente da fare: qui c’è una legge che deve essere contrastata e lo faremo fino in fondo”.

Avete poi avuto le scuse ufficiali dei presidenti Pera e Casini per il comportamento dei vostri ‘poco onorevoli’ colleghi?
“No. Niente scuse, né da Pera, né da Casini”.

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