Padre Enzo Fortunato è il portavoce dei frati Francescani della Basilica di San Francesco in Assisi.

Padre Enzo, cosa ne pensate voi Francescani del Pacs, il patto civile di solidarietà e delle unioni di fatto?
“La prima distinzione che dobbiamo fare intorno a questo dibattito è quello tra coppie eterosessuali e coppie omosessuali. Sul matrimonio, naturalmente noi Francescani seguiamo il Magistero della Chiesa, il quale si basa sul presupposto che le persone vadano sempre salvaguardate nella loro dignità. Ciò, tuttavia, non ci frena nel dire che non si condividono azioni o progetti che, di fatto, possano nuocere al nucleo familiare reale. Potrebbe esserci un’apertura, su tale materia, ma non per le coppie omosessuali, che noi non condividiamo pur amando e stimando le singole persone. Ci potrebbe essere un’apertura, dicevo, sul fronte delle coppie eterosessuali, purché si vada nella direzione di un recupero valoriale del matrimonio, che conduca cioè a viverlo come scelta sentita e profonda”.

Insomma, voi intendete il patto civile come periodo preparatorio al matrimonio tradizionale?
“Sì, una preparazione come quella che normalmente si fa prima di sposarsi…”.

Dunque, la famiglia tradizionale è l’unica che risulti veramente ‘corretta’ per la religione cattolica?
“La famiglia tradizionale riesce a salvaguardare determinati valori spirituali della vita di coppia. Se questa ‘cellula’ viene meno – e noi questo lo stiamo notando -, conseguentemente vengono meno anche i valori. E io credo che determinati escamotages che si cerca di trovare per avallare il Pacs, che a me pare intenda dirigersi verso una separazione giuridicamente meno complessa, in verità rischi di non aiutare la coppia a lavorare sugli aspetti più profondi del proprio vissuto. La tendenza all’aumento dei divorzi dipende da una realtà che ci rende, purtroppo, ‘ostaggi del piacere’ e che impedisce di lavorare, umanamente prima ancora che religiosamente, sui problemi e sulle difficoltà del matrimonio. Ed ecco che, ai primi attriti, la coppia tende a dividersi, anziché cercare di capire come impegnarsi a salvare un comune sentiero di vita”.

Non pensa che queste siano chiusure di carattere dogmatico?
“No, anzi: da una parte noi vogliamo salvaguardare il nucleo familiare, che riteniamo fondamentale. Dall’altra, cerchiamo di capire quelle ragioni che non appiattiscano i problemi, aiutando veramente le coppie ad andare avanti”.

L’amore è inquadrabile, secondo lei, in precise fattispecie giuridiche?
“Dipende da cosa si intende per amore: se lo interpretiamo come mera ricerca del piacere è normale che tutto conduca verso una strada di sregolatezza. Se invece per amore si intende capacità di donarsi all’altro, capacità di fedeltà all’altro, allora io credo che la strada giusta sia un’altra…”.

Come mai altri Paesi, come la Germania e la cattolicissima Francia, hanno già delle normative di questo genere e l’Italia appare ancora in ritardo su questi temi, secondo lei?
“L’Italia non è in ritardo, bensì cerca soltanto di salvaguardare alcuni importanti fattori di valore: una determinata concezione della laicità e un forte processo di secolarizzazione ci hanno portato verso questa direzione…”.

Lei ritiene che la secolarizzazione italiana sia ‘diversa’, rispetto a quella degli altri Paesi europei?
“In Italia c’è una maggior sensibilità, il che non significa che questa manchi del tutto negli altri Paesi…”.

Perché gli omosessuali non hanno diritto a sposarsi?
“Partendo dal presupposto che si tratta di persone che portano una propria sofferenza interiore, che dunque vanno amate e rispettate ma delle quali non possiamo condividere ogni scelta, una serie di ricerche antropologiche e psicologiche ci dicono che la tenuta della coppia omosessuale non è affatto forte e, comunque, non come quella delle coppie eterosessuali. Questa è la motivazione antropologica. Poi, naturalmente, c’è anche quella teologica: pur amando e rispettando queste persone, il rapporto di coppia omosessuale non permette di vivere il progetto che Dio ha pensato per l’uomo, quello basato, appunto, sul rapporto uomo-donna. Il rapporto di coppia omosessuale non risponde a un ordine naturale e, indirettamente, involontariamente - sia chiaro…-, potrebbe iniziare a scardinare il nucleo familiare tradizionale”.

Su temi come questo, come viene considerato, dai cattolici, il confronto e il dialogo con il mondo laico?
“Il rapporto fra mondo laico e mondo religioso può essere quello di un dialogo fecondo se parte, però, da comuni presupposti di valore e di verità sull’uomo, non da quello dei bisogni materiali”.

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