1. A seguito degli avvenimenti che hanno sconvolto situazione politica mondiale, non si può parlare di immigrazione senza far riferimento alla guerra in Afghanistan e all’acutizzarsi della crisi del Medioriente. Secondo lei come vive la gente la massiccia presenza di extracomunitari in Italia, soprattutto quella dei musulmani?
In Italia non c’è una massiccia presenza di immigrati, anzi direi che rispetto al resto d’Europa, l’Italia è al livello più basso di immigrazione. Se poi parliamo dei musulmani, dobbiamo dire che i nostri immigrati sono per la maggior parte di fede cattolica. Del resto, la religione islamica non costituisce neanche un problema per gli italiani, dato che molti sono gli italiani che si sono convertiti all’islamismo. E’ molto importante però che quando si parla di immigrazione si facciano delle distinzioni. Bisogna stare attenti a non dire cose che potrebbero ingenerare sentimenti di paura, di disordine di intolleranza. Bisogna distinguere tra immigrazione e terrorismo. Mi riferisco a questa maggioranza che non sa far altro che seminare paura e confusione.

2. Non pensa che un’immigrazione incontrollata possa costituire il veicolo per l’entrata in Italia di terroristi?
Sicuramente, ma io insisto, è necessario tracciare delle differenze ben precise. E’ essenziale nell’interesse di una convivenza civile. L’attentato dell’11 settembre ha offerto al Governo e alla coalizione del centrodestra l’occasione per avviare una politica di incertezza e ribadire l'urgenza di lottare contro l'immigrazione clandestina. L’immigrato non è un terrorista, non si può generalizzare.

3. Gli extracomunitari contribuiscono con la loro presenza alla massima occupazione di posti di lavoro che in genere gli Italiani non sono disposti ad occupare e la loro presenza potrebbe contribuire a creare nuove prospettive di lavoro nel settore terziario, orientando le professione verso il sociale, professioni alle quali gli italiani potrebbero essere maggiormente interessati. Lei cosa ne pensa in proposito?
La complessità assunta dal fenomeno migratorio richiederebbe un salto di qualità delle politiche governative nazionali ed europee. Purtroppo non è questa la strada intrapresa dal governo Berlusconi con il varo del ddl Bossi-Fini, che subordina il diritto di libera circolazione delle persone alle esigenze del mercato. Se la legge Bossi-Fini verrà approvata, contribuirà a creare nuovo lavoro nero. Sarà molto più difficile per le imprese assumere extracomunitari. Verrà limitata l’iniziativa privata del cittadino italiano ad assumere extracomunitari. Aumenterà proprio quel lavoro sommerso che la politica di regolarizzazione che il Governo ha intrapreso pensa di poter far venire alla luce. Non perdiamo di vista che il lavoro sommerso non se lo sono inventato gli immigrati. Il lavoro sommerso è stato creato e voluto dal mondo dell’imprenditoria.

4. Data il notevole impiego della forza-lavoro degli immigrati nell’agricoltura, nell’edilizia, ecc. , secondo lei in questi ambienti, soprattutto nell’Italia del Nord, è cambiato qualcosa dopo l’11 settembre?
Non so se è cambiato qualcosa. Non credo che gli industriali abbiano paura, anche se questo Governo continua con le sue manifestazioni ad alimentare confusione e paura. Io, come donna delle Istituzioni io sento la responsabilità di aiutare la gente a capire le cose. Non mi stancherò di ripetere che è fondamentale fare una distinzione tra immigrazione-clandestinità-terrorismo.

5. Dopo le Torri Gemelle, l’Italia è stato l’unico Paese che non ha adottato alcun provvedimento restrittivo nei confronti degli stranieri, mentre tutti gli altri Paesi, come ad esempio l’Inghilterra, da sempre Patria del massimo rispetto dei diritti civili e delle libertà dell’individuo è arrivata alla soluzione estrema della sospensione dell’habeas corpus. Lei cosa pensa al riguardo? La scoperta di cellule di Al Qaeda e di finanziamenti al terrorismo in Italia pensa che porterà il Governo a fare degli interventi mirati?
La guerra al terrorismo internazionale che si sta combattendo in questo periodo, non può e non deve trasformarsi in una guerra dell'Occidente col mondo islamico, col mondo arabo e con l'immigrazione clandestina. Il marcato e tragico fenomeno dell’immigrazione clandestina crea sicuramente la possibilità di infiltrazioni abusive sul territorio nazionale anche da parte di componenti di reti terroristiche internazionali. Questo è un dato di fatto avvalorato anche dalle indagini sugli attentati Usa. Potrebbero esistere delle cellule di terroristi anche in Italia, ma non è stato preso alcun provvedimento perché il terrorismo non c’entra né con l’immigrazione, né con le libertà degli individui. Esiste poi una legge in Italia, emanata dal Governo di sinistra a cui mi onoro di essere appartenuta, che è fra le più severe d’Europa ed è stata un punto di riferimento per tutti gli altri Paesi. Non c’è bisogno di assumere misure più restrittive. Sarebbe sufficiente che il Governo applicasse la legge ancora in vigore.

6. A proposito della proposta di legge della Casa delle Libertà che prevede la regolarizzazione di un numero determinato di immigrati lei non pensa che possa essere il primo passo verso una risoluzione del problema dell’immigrazione incontrollata?
No. Anche se alcune forme drammatiche dell'immigrazione vanno contrastate, non si può non rilevare come diverse misure adottate nel DDL finiscano per nuocere all'immigrazione regolare, senza tuttavia risolvere con la dovuta efficacia i problemi legati a quella irregolare. Insisto per una politica di flussi migratori regolari. E’ previsto già dalla legge attualmente vigente. In tre anni di applicazione di questa legge si sono ottenuti ottimi risultati. Pensi all’espulsione dei clandestini. Inoltre abbiamo stipulato 26 accordi con i paesi d’origine. Non ne esisteva neanche uno prima della legge Turco-Napolitano. Gli accordi bilaterali sono importantissimi perché stabiliscono la riammissione dei clandestini nel Paese d’origine, le risorse per la cooperazione e le quote di immigrati da far entrare nel nostro Paese.

7. Affinché l’immigrato possa sentirsi cittadino libero, tutelato in tutti i suoi diritti, in un Paese straniero, c’è bisogno di una politica di integrazione reale. Quali servizi lei ritiene irrinunciabili affinché l’immigrato arrivi a s4entirsi parte della comunità italiana?
Gli immigrati devono arrivare a godere degli stessi diritti di un cittadino italiano. Non si può vivere in un Paese in cui sei sempre considerato uno straniero, in cui, quindi, non sei considerato un cittadino libero. La libertà del cittadino, anche quella dello straniero, è un principio irrinunciabile per una convivenza civile e per il raggiungimento di una integrazione e una commistione reale fra diverse culture e religioni.

8. C’è qualcosa, quand’era ministro che avrebbe voluto fare?
Mi dispiace di non essere riuscita ad intervenire e modificare la legge per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Lei pensi che, ad esempio, per inoltrare la richiesta di cittadinanza italiana, una volta maturati i requisiti, agli stranieri si richiede di ritornarsene nel proprio Paese d'origine e raccogliere la certificazione necessaria. Si richiede allo straniero di tornare nel suo Paese d'origine e di farsi rilasciare la documentazione da presentare alle autorità italiane, dato che la Prefettura di Roma non riconosce più la validità dei certificati emessi dai consolati stranieri. Solo dopo aver raccolto la documentazione necessaria, la può presentare agli sportelli della Prefettura. Si tratta di una legge ostile e retrograda che colloca l’Italia fra i Paesi più arretrati d’Europa.


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