Andrea GiuliaNoi non crediamo sia più di tanto il caso, per la sinistra italiana, di lasciarsi prendere dai trionfalismi: certamente, il dato di Milano è di quelli clamorosi, poiché si tratta di una città da lungo tempo considerata una roccaforte del centrodestra. E anche i risultati di Napoli e Cagliari hanno molto colpito per la loro nettezza. Tuttavia, ci ritroviamo di fronte a delle vittorie di carattere amministrativo ‘stracariche’ di contraddizioni. Innanzitutto, la sinistra, per vincere, non sempre può ricorrere a candidati ‘targati’ Pd. A parte, infatti, il caso di Fassino, un esponente che ha sempre dimostrato serietà e affidabilità politica, il Partito democratico sembra soffrire la concorrenza sia delle correnti più radicali alla propria sinistra, sia quella dell’Italia dei Valori. E qui si giunge di volata al risultato partenopeo, che ha visto la travolgente vittoria di Luigi De Magistris. Può, infatti, un Partito dalla chiara impronta ‘giustizialista’, quasi totalmente privo di esperienze amministrative, riuscire a gestire una città funestata da immensi problemi come Napoli? Forse, il destino ha voluto portare proprio Luigi De Magistris di fronte alla sfida più difficile: adesso, ci faccia vedere cosa è in grado di fare, visto che, per governare, non basta saper cavalcare la protesta. Amministrare una metropoli di 1 milione e mezzo di abitanti è tutta un’altra cosa. E si spera vivamente che i napoletani non abbiano espresso una scelta troppo azzardata. Tornando al Pd, sembra dunque essere proprio il Partito di Bersani a non convincere del tutto, a non dimostrare un grande ‘appeal’ in quanto forza dinamica di trascinamento. Così come avviene per lo stesso Pdl nel campo avverso, quello del centrodestra. Perché? Cosa sta succedendo? Il bipolarismo è forse in crisi mentre il bipartitismo è già morto da un ‘pezzo’? La tipologia di consultazione della recente tornata elettorale, di carattere pienamente amministrativo, è un altro degli elementi da tener presente e che dovrebbe indurre alla cautela. Ciò per due motivi: 1) non tutti gli elettori, in questi casi, si recano alle urne; 2) chi si è astenuto appartiene a un tipo di elettorato che preferisce non esprimersi piuttosto che fornire un’indicazione diversa rispetto al passato. Rimane pur vero che la capacità di individuazione dei candidati più adatti a questo genere di elezioni continua ad apparire uno dei principali punti deboli della coalizione moderata, la quale, nel complesso, nell’attuale fase politica non sembra neanche esprimere una classe politica da strapparsi i capelli. Ma questo è anche il problema che sembra affliggere il Pd, una forza che proprio non sembra voler rinunciare alla sua strutturazione rigidamente burocratica. Sino a farci tornare alla mente una cara vecchia ‘massima’ riformista: tanto son gerarchici i conservatori (oggi rappresentati dal Pdl), tanto sono burocratici i comunisti (oggi ‘post’ e, domani, addirittura ‘punk’). Scherzi a parte, siamo convinti di ritrovarci di fronte a delle vittorie cariche di ambiguità, fortemente a rischio di generare nuove ‘pie illusioni’. Ecco perché non ce la sentiamo di lasciarci prendere dagli entusiasmi. Il ‘berlusconismo’ sembra realmente avviato al tramonto, ma attenzione: i crepuscoli son tanto belli, ma anche malinconici, non durano a lungo e portano, sempre, incontro alla notte. Cioè verso un salto nel buio...




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GiorgioiV - MILANO - Mail - mercoledi 1 giugno 2011 10.25
Come si fa (al solito) a svalutare quella che è stata una chiara vittoria del PD nelle recenti amministrative (su tutto il territorio nazionale), dicendo che soffre di concorrenze ai lati? E meno male che ci sono queste concorrenze, se no cosa si direbbe? Il partito unico? Inoltre, altro che citare solo Torino...Faccio presente che a Milano il PD, accettata la candidatura di Pisapia (non un marziano sconosciuto nell'area del centro-sinistra), lo ha appoggiato convintamente, tanto è vero che gli elettori milanesi gli hanno riconosciuto (al partito) questa correttezza e impegno, facendolo diventare il primo partito della città (alla pari del PdL) con venti (20) consiglieri comunali. Ma quando mai?...neanche ai tempi del glorioso PCI. Ancora, in quasi tutte le realtà in cui si è votato e dove il centro-sinistra ha vinto, questo partito è stato determinante e ha eletto quasi ovuque il suo candidato (devo elencare queste realtà?...tredici milioni di elettori in campo...). Quanto a Napoli, è un caso ovviamente particolare (dove si paga lo scotto di una gestione fallimentare della questione rifiuti). Giustamente qui il PD ha perso.Ma a coloro che fanno notare che il PD qui ha preso solo 4 consiglieri (Rifondazione 6, l'IdV 15), farei notare (o comprendere, se non l'ha capito) che ciò è dovuto al meccanismo della legge elettorale comunale che assegna un premio di maggioranza stratioferico alle lioste facenti parte della coalizione del sindaco vincente. Così Rifondazione con il 3,66% dei voti e l'Idv con l'8,4% hanno preso rispettivamente 6 e 15 consiglieri. Il PD, con il 16,5% ne ha presi solo 4. Vogliamo giocare con questi numeri? Inoltre, perché non far notare anche qui la correttezza del partito (pur con tutte le contraddizioni note) che avrebbe potuto apparentarsi al secondo turno con de Magistris (accapparandosi una bella quota del premio di maggioranza), ma ha preferito rimanere fuori, pur appoggiando alla grande l'ex-magistrato (se non dove avrebbe preso tutti quei voti?). Quanto al crepuscolo che precede la notte, sarebbe forse meglio prolungare l'agonia del Paese con la scusa che poi viene la notte? Anche quel 25 luglio iniziò un crepuscolo...


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