Chiara ScattoneIl 25 e 26 settembre 2010 si è tenuta a Cesena la prima manifestazione, totalmente libera e gratuita, organizzata grazie a un’idea di Beppe Grillo e del suo blog. Il concerto ha visto avvicendarsi sul palco una trentina di artisti italiani, da Max Gazzé a Daniele Silvestri, da Francesco Baccini a Samuele Bersani, Stefano Bollani, i Sud Sound System e molti altri. Il Woodstock 5 stelle italiano ha racchiuso in sé il desiderio di fare della musica un mezzo per cambiare la società italiana, troppo burocratizzata e vincolata su se stessa. È stato presentato come 'un appello agli artisti italiani' per lanciare tutti insieme ‘un grido nella foresta pietrificata’ in cui vegeta il nostro Paese. Abbiamo incontrato casualmente per le strade di Ravenna Federica Maglioni, giovane artista ravennate assai conosciuta nel mondo musicale per le sue sperimentazioni e i suoi tentativi, peraltro ben riusciti, di coniare vari generi musicali, spaziando dalle sinfonie barocche del suo fagotto e della viola da gamba, al jazz di Coltrane e al suono del battito delle ali delle farfalle. La Maglioni il 25 settembre ha suonato insieme a John di Leo, accompagnandolo col fagotto e nei cori, interpretando alcuni pezzi dell’artista quali ‘U.S.A. e getta’, ‘Spiega la vela’ e una cover totalmente riarrangiata della celeberrima canzone di De André: ‘Amore che vieni, amore che vai’. Il primo pensiero che corre rapido ci riporta al Woodstock del 1969, mitico concerto definito dai Rolling Stones: “The most famous event in the rock history”, ma soprattutto la prima manifestazione ‘ribelle’ nata dall’impulso di cambiare la società contemporanea, di diffondere un nuovo modello culturale attraverso la musica, portavoce del movimento giovanile degli anni Sessanta e Settanta.

Federica Maglioni, tutto sembrava possibile allora, il mondo si poteva cambiare, ma oggi ha ancora senso parlare di Woodstock e di ribellione giovanile?
“Quando ho sentito parlare per la prima volta di una manifestazione musicale completamente italiana, che riprendeva il nome e in parte anche lo spirito della vecchia Woodstock, sono rimasta basita, è stato quasi uno shock. Poi però ho capito che il desiderio di condivisione e di unione delle proprie energie che si trovava al centro della manifestazione era quello che ci apparteneva e nel quale mi riconosco. Solo insieme è possibile fare qualcosa. La ribellione esiste? Io credo di sì. La mia ribellione è soprattutto interiore. È la consapevolezza di se stessi e di quello che si sta facendo, di quello in cui si crede. La ribellione per me rappresenta la presa di coscienza di ognuno di noi, delle nostre energie e delle nostre libertà. È un sentimento totalmente soggettivo, è una forza interiore, è quello che sei, rappresenta la tua crescita. La ribellione però può anche trasformarsi in un grido, in un urlo, in un gesto forte e potente, non necessariamente ‘aggressivo’, solo di grande intensità”.

Rifare l’italia: il Woodstock 5 stelle di Beppe Grillo nasce anche dall’idea di voler ‘costruire un mondo migliore’. Cosa cambieresti di questo mondo, di questa società e come lo faresti?
“Ritrovarsi tutti insieme durante una manifestazione totalmente libera e gratuita è uno stimolo a crescere e a migliorare il mondo in cui viviamo. L’idea di riunirsi e di essere in tanti è la forza, la spinta in più che ognuno di noi può dare per esprimere la volontà di ritrovarsi e di combattere per qualcosa o perlomeno per godere in comune quell’esperienza. Io vorrei che ci si avvicinasse di più alla natura, che si ritrovasse lo spirito primigenio della natura. Smettere di essere fagocitati dallo stress e dalle bollette, si dovrebbe ricercare il contatto con il proprio spirito. Anche questa è una ribellione. E la musica può essere lo strumento capace di far ricongiungere ognuno di noi con il proprio io interiore”.

La manifestazione ha riunito gli spiriti e gli artisti più ‘alternativi’ e più impegnati del panorama  musicale italiano, anche tu sei un’artista ‘alternativa’, in cosa consiste il tuo impegno, cosa vorresti trasmettere all’altro?
“È vero quello che dice Beppe Grillo, anche se io non l’ho mai incontrato: viviamo in una foresta pietrificata, ma che ritengo abbia un sottosuolo attivo e reattivo, che ogni tanto riesce a creare delle oasi, come per esempio questa manifestazione. Ma non solo: esistono tante altre iniziative che lasciano liberi gli artisti di esprimere il proprio pensiero tramite la musica, la voce, la danza, la pittura. La sensazione che spesso si prova è quella di essere incastrati in questa foresta: muoversi è impossibile, tutto è bloccato, viene bloccato dalla burocrazia e dalla mancanza di finanziamenti in grado di sponsorizzare progetti attenti e sensibili verso i cittadini. È difficile da spiegare, ma il mio impegno si concretizza completamente nel creare un nuovo spazio capace di diffondere la mia musica, anche se questa può apparire all’inizio molto strana. Io cerco di mostrare la possibilità di creare un altro mondo, all’interno del quale la passione, la gioia, la rabbia e tutte le sfumature delle emozioni prendono vita. La musica è di per sé effimera, ma è possibile creare qualcosa di vero, di concreto che però non sia un prodotto”.

La politica è musica o la musica è politica?
“Politica e musica si scontrano, non è un binomio possibile. Musica e politica invece possono realizzare insieme qualcosa di nuovo e coinvolgente. È un suono più armonioso da percepire, da sentire. La musica è stata sempre lo strumento per inviare dei messaggi, non solo attraverso i testi, ma anche tramite l’unione dei suoni. Penso a Coltrane e a Miles Davis, due artisti che hanno fatto cose innovative per i loro tempi, sono riusciti ad andare oltre, sono stati dei visionari che, con la loro musica, sono riusciti a scavalcare le montagne e ad attivare delle sinapsi nuove. Credo che sia ancora possibile l’idea di travalicare gli schemi creando musica. La musica è una vita di passione”.




(intervista tratta dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)
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