Antonio Di GiovanniLa redazione di www.laici.it ritiene un segnale discretamente positivo la decisione del cardinal Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Città del Vaticano, di partecipare alla manifestazione commemorativa per i 140 anni dalla breccia di Porta Pia. Da svariato tempo, infatti, noi pensiamo sia entrata in crisi una determinata funzione ‘pastorale’ del cristianesimo, ovvero l’esigenza di fornire una forma più moderna di assistenza spirituale in favore di una società che ha urgente bisogno di ritrovare dei valori condivisibili tra tutti i cittadini, anche tra laici e cattolici. L’atto del cardinal Bertone, dunque, a nostro parere può rappresentare un nuovo punto di partenza per ricominciare ad attingere da una sincera predisposizione fondata su una fede genuina, aliena da quei ‘trasalimenti mistici’ propri della tradizione ecclesiologica o più propriamente temporalista. Tutte le grandi religioni monoteiste contengono un potenziale di solidarietà tra gli uomini che nessuna divisione o lacerazione potrà mai riuscire a indebolire. Dunque, una religione moderna, attraverso la potenza mass-mediatica della nostra epoca, ha la possibilità di saltare in un sol colpo passaggi, filtri e mediazioni, al fine di portare la parola di Dio tra tutti i cittadini di buona volontà, atei o credenti che siano, trasformando il ruolo valoriale della religione stessa affinché non escluda nella condanna dell’errore la questione del recupero dell’errante. Bertone ha forse compreso che la Chiesa cattolica deve smettere di fornire una rappresentazione di se stessa in quanto ‘fortino sotto assedio’ poiché, soprattutto dopo il fallimento storico del marxismo, quasi nessuno ha intenzione di revocarne il patrimonio teologico o il magistero ecclesiastico. Quel che si chiede è tutt’altra cosa: di insistere maggiormente sui temi riguardanti i diritti dei singoli individui e quelli dell’uomo in quanto tale, approfondendo i numerosi problemi sociali rendendosi disponibile a diventare strumento di dialogo. La questione è tutta qui: come riuscire a far ‘evolvere’ un sistema ierocratico, invasivo, omnicomprensivo, tendente per propria natura a controllare tutto e tutti al solo fine di proibire, vietare, negare - come nel caso dell’omosessualità - la natura stessa dell’amore tra gli esseri umani? E’ soprattutto questa la ragione delle incomprensioni che continuano a ingenerarsi tra Chiesa cattolica e mondo contemporaneo: come far coesistere un’auspicabile riscoperta dello spirito evangelico, della mitezza, della carità e della misericordia con una struttura teologico–culturale oggettivamente ‘diversa’, strutturalmente complessa, in molti casi addirittura contrastante con quello stesso spirito? Una delle questioni dalle quali ripartire è perciò proprio quella di riuscire a portare il messaggio evangelico soprattutto tra i non credenti e tra gli agnostici. Nei confronti di chi non include, nel proprio orizzonte spirituale, un principio di trascendenza, la Chiesa deve porsi il problema di garantire la propria volontà di contribuire al progresso sociale, all’emancipazione delle categorie oppresse, a una tolleranza non più accettata di contraggenio. E per poter attingere a un senso realistico di giustizia, di carità e di cooperazione diviene necessario affrontare diversamente i problemi della modernità. Occorre chiarire con urgenza che i valori dello spirito devono essere anteposti a quelli del benessere materiale e dello sviluppo economico, i quali vengono sempre più spesso elevati a unica ragione di vita. Una reciproca fiducia tra gli uomini e tra gli Stati può infatti rafforzarsi solo nel riconoscimento e nel rispetto di un ordine morale che non necessariamente deve porsi il problema di essere ‘scisso’ o meno da Dio. Anzi, nel Vangelo, Gesù Cristo in persona ha affermato esattamente il contrario nell’episodio del centurione: “Vedete quest’uomo? Guardatelo bene: è un Romano e un pagano. Eppure, nessuno in Galilea mi ha mai dimostrato tanta fede. Torna a casa: la tua fede ha guarito il tuo servo…”. La Chiesa è una delle istituzioni portatrice e banditrice di concezioni di convivenza universale, ma non può considerarsi la sola a poter svolgere questo ruolo. I cattolici impegnati nello svolgimento di attività economico–sociali vengono a trovarsi frequentemente in rapporto con altre persone che non hanno la loro medesima visione culturale. E, in tali rapporti, essi devono essere i primi a dar prova di ‘autovigilanza’, al fine di dimostrarsi coerenti con loro stessi e animarsi di uno spirito di comprensione, di disinteresse e di disponibilità alla collaborazione per l’attuazione di progetti che siano considerabili come buoni o, quanto meno, riconducibili al bene. Solo in questo modo la Chiesa potrà riproporsi effettivamente come ‘popolo di Dio’ e non come il ‘santuario lontano’ di un potere che decide da solo del giusto e dell’ingiusto. In un mondo completamente cambiato sotto l’impulso dell’ascesa economico–sociale delle classi lavoratrici e dell’ingresso della donna nella vita pubblica, diviene impellente il riconoscimento di tutti i diritti relativi al singolo individuo: non solo quelli inerenti alla sicurezza materiale e alla libertà di pensiero, ma anche quelli attinenti a garantire uno sviluppo armonioso e integrale della sua personalità, rendendo il cattolicesimo pienamente conciliabile con un principio universale di democrazia. Le ripetute ondate migratorie, sospinte dalle occasioni di lavoro che i Paesi più ricchi offrono rispetto alle società economicamente meno evolute o dalle macerie di regimi dispotici, provocano sradicamento, sottoccupazione, nuove ingiustizie e perdita di identità. Dunque, la Chiesa si decida a denunciare con forza che deve essere il capitale a cercare il lavoro e non viceversa, al fine di offrire a tutti gli uomini la possibilità concreta di crearsi un avvenire senza essere costretti a trapiantarsi dal proprio ambiente in un altro. Il raggio planetario delle interdipendenze economiche ha reso indifferibile il rafforzamento di strutture politiche sovranazionali, nel pieno rispetto delle singole sovranità degli Stati membri, poiché il bene comune dell’intero universo dipende dalla soluzione di problemi che, per la loro ampiezza, complessità e urgenza, i soli poteri pubblici delle singole comunità non sono in grado di affrontare con la prospettiva di arrivare a soluzioni positive. Se si intende porre mano a tali compiti immani, diviene inevitabile cercare un dialogo e stimolare nuove intese fra credenti e quanti non credono o credono solo in parte. Identificare false dottrine di relativismo laico non significa nulla, in termini di prospettiva, giacché ogni dottrina, una volta elaborata e definita, rimane sempre la stessa, mentre determinati fenomeni storici, tecnologici, scientifici, socioeconomici e culturali, agendo in situazioni dinamiche perennemente rinnovantesi e incessantemente evolventesi non possono che subire influssi continui, andando soggetti a mutamenti anche profondi: chi può veramente negare che determinati movimenti politici, filosofici o genericamente culturali non si facciano interpreti essi stessi di giuste aspirazioni in favore della persona umana o che non contengano elementi positivi e meritevoli di approvazione? Il sentiero, in verità, è uno solo: collocare la Chiesa sulla linea dell’ecumenismo e del dialogo con il mondo contemporaneo, affinché essa, anziché continuare a occuparsi prioritariamente di Dio, comprenda che deve ricominciare a occuparsi degli uomini e delle loro questioni, così come oggi si presentano. Uomini vivi, che osano dirsi principio e ragione di ogni realtà. Uomini e donne fatti di carne, come volle essere, prima di ogni altra cosa, lo stesso Gesù di Nazareth.


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Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - sabato 25 settembre 2010 22.57
Sì, caro Vittorio, so bene che hai combattuto le medesime battaglie per i diritti civili a fianco di Bobo Craxi e di Chiara Moroni e ricordo anche bene la profonda amicizia che ti legava a Roberta Tatafiore, grande libertaria.
Ciò che volevo dire, parlando dei radicali, è che loro - a differenza di noialtri (repubblicani, liberali, socialisti) - si rendono più visibili nelle manifestazioni e finiscono per essere anche più riconoscibili al punto che, al momento delle elezioni, qualche votarello lo pigliano. Sia anche il 2,5 % non è il nostro zerovirgola.
Che poi siano dei rompiglioni (per essere eleganti) e sospettosi nei confronti degli altri laici è verissimo. Al punto che ci rompono le uova nel paniere. Pensa che io i radicali, a Pordenone, cerco di evitarli il più possibile proprio per questo motivo.
Non voglio affatto essere in disaccordo con te, anzi.
Mi piacerebbe solo, e questo è un auspicio che ho da anni e penso di non essere l'unico, che tutti noialtri: repubblicali, liberali, socialisti, fossimo pubblicamente e mediaticamente più visibili. Ci radicalizzassimo (e rafforzassimo il nostro laicismo), insomma, pur rimanendo noi stessi, con la nostra storia e cultura di governo. Altrimenti, temo, le conquiste del passato, in Italia, potrebbero perdersi del tutto.
Tutto qui.
Un caro saluto.

Vittorio Lussana - Roma - Mail - venerdi 24 settembre 2010 0.13
Caro Luca, molto delle battaglie di cui parli le ho combattute in prima persona, dalle colonne di questo sito, dalle frequenze di varie emittenti radiofoniche o coadiuvando molti amici politici, quali Bobo Craxi e Chiara Moroni, tanto per farti alcuni esempi. Così come potrei citarti i miei comunicati stampa dalla Farnesina o dettati telefonicamente all'Ansa dopo la vittoria in sede di Asseblea generale dell'Onu sulla moratoria della pena di morte, una delega di competenza proprio del membro di Governo con cui io collaboravo DIRETTAMENTE per decreto ministeriale. Dunque, ti prego di non venirmi a spiegare il senso della vita e delle battaglie laiche dopo 15 anni di lavoro durissimo, h24. Sono state battaglie dure, alcune vinte, altre perse e in cui spesso la collaborazione con i radicali non è sempre stata limpidissima, per il loro terrore di essere 'oscurati' mediaticamente da altre forze politiche o persino da singoli esponenti. La funzione dei radicali non la sottostimo affatto, ma qualche problema di approccio ti assicuro che ce l'hanno, insieme naturalmente ai molti meriti storici (la legge sul divorzio porta la firma di Loris Fortuna, oltreché di Antonio Baslini, vengo a ricordartelo...). Infine, questo genere di confronti tra laicità e religione non sono da considerare vinti o persi in via definitiva. Mai. C'è sempre un nuovo ostacolo o una nuova frontiera da raggiungere e da varcare. Ma dalla nostra, ti ripeto, abbiamo un mondo che si muove nella direzione che noi seguiamo e che condividiamo. E questo non è un vantaggio di poco conto. Se poi vuoi non essere d'accordo con me a tutti i costi e proseguire una discussione fino allo sfinimento (questo sì che sarebbe da radicali...) allora la faccenda cambia totalmente.
Un saluto.
VL
Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - giovedi 23 settembre 2010 22.22
Caro Vittorio, noi la pensiamo allo stesso modo per quanto concerne la secolarizzazione, però tu affermi anche cose che non condivido punto.
E forse un po' questo mi preoccupa, come mi preoccupa questo tentativo di revisionismo o di miopia nei confronti di chi pensa che abbiamo vinto in modo assoluto, come laici, dico.
La laicità, in Italia, è minacciata ogni giorno, negli ultimi dieci anni. Basta vedere la legge sulla fecondazione assistita, quella sulla mancata approvazione delle unioni civili, quella sulla mancata legalizzazione delle non droghe e potremmo continuare.
Si dispensano, in tivù, santi beati e madonne, ma non si parla punto di valori laici o delle donne e degli uomini ai quali dobbiamo la nostra libertà. Anche religiosa.
La pedofilia non è che la punta dell'iceberg del malaffare nelle alte sfere cattoliche. Chi non lo comprende, mi lascia abbastanza sgomento. E mi sconforta.
Come mi sconforta il fatto che non si comprende che il fondamentalismo islamico non è che lo specchio del fondamentalismo cattolico, ovvero la Chiesa come Istituzione dogmatica, lontana da qualsiasi sensibilità spirituale insita negli individui.
I radicali, ai quali pur non mi sono iscritto, ma ai quali ho dato la mia adesione in più barraglie, sono sempre lì a manifestare il loro essere intransigentemente laici.
Penso che tutti noi altri laici, non radicali, dovremo imparare molto da loro. Ed indignarci quando dei liberi pensatori vengono trattati alla stregua di criminali. In un Paese che si vorrebbe democratico, ma ancora, evidentemente, non lo è.
Vittorio Lussana - Roma - Mail - giovedi 23 settembre 2010 18.38
Quando parlo di progresso, infatti, parlo del nostro, della secolarizzazione avvenuta nella società: non essere depistante, in questo, ché sembra quasi che ti dia fastidio che la pensiamo allo stesso modo (in questo sei veramente un repubblicano...). Di sicuro, non si è trattato di un fatto epocale, la partecipazione di Bertone. Dico solo che ripensando alle difficoltà della Chiesa cattolica per la questione della pedofilia e alla pessima figura che il fondamentalismo islamico sta facendo fare, addirittura in termini planetari, all'intero mondo delle sensibilità religiose, io penso che non sia morale provare a 'stravincere'. Riguarda ai Radicali, forse qualche supponenza in meno farebbe loro bene anche in termini diplomatici. Non basta aver ragione per credere che tutti gli altri siano solo una massa di coglioni...
VL
Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - giovedi 23 settembre 2010 18.25
Caro Vittorio, quale progresso effettivo ha portato l'influenza bimillenaria della Chiesa cattolica ?
Se raffrontata alla civilità delle cultura greco-romana, o di quella alessandrina, nessuno. Anzi. Ne ha fatto piazza pulita. E, andando in profondità, la Chiesa cattolica ha fatto propri simboli che non le appartenevano (si pensi solo a quanto ha attinto dal Mitraismo: dalla Mitra dei vescovi, al 25 dicembre quale nascita di Gesù, ovvero del Dio Mithra...).
La laicità, è foriera di democrazia e libertà. Non è un sistema di valori superiore, ma è l'unoco capace di garantire pacifica convivenza, e dunque progresso (interiore e, dunque, tecnologico).
Il punto è che le Religioni, in particolare quelle Monoteiste Istituzionalizzate, sono state fondate per ragioni di mero Potere. E con il Potere non è corretto mai venire a patti.
Che poi ci possa essere un franco dialogo fra cattolici e laici sui valori, ben venga.
Ma ciò non significa affatto dare legittimità alle Chiese ed ai loro dogmi clericali.
Quanto è avvenuto, ad ogni modo, a danno dei manifestanti dell'UAAR e dei Radicali, è semplicemente negazione del libero pensiero. Ovvero l'opposto di quanto dovrebbe avvenire in un Paese laico e democratico come scarsamente, purtroppo, lo è l'Italia a livello istituzionale in special modo dal 1994.
Felice di confrontarmi sempre con te.
Vittorio Lussana - Roma - Mail - giovedi 23 settembre 2010 17.58
Caro Luca, sono io il primo ad affermare che giuridicamente l'Italia è laica, ma non possiamo di cerrto affermare di essere i detentori di un unico sistema di valori: anche questo può esser letto come un delirio di onnipotenza o qualcosa del genere. L'influenza culturale cattolica, in Italia, è bimillenaria. E anche se siamo solo una minoranza a riconoscere determinate sfumature e 'contaminazioni formali' del cattolicesimo, a maggior ragione non possiamo considerare la nostra secolarizzazione come un concetto statico, come fosse una fotografia immobile. Il processo di secolarizzazione, anche a causa dello sviluppo tecnologico e della globalizzazione postindustriale è in continuo divenire, dunque è dotato di dinamismo. Già solo questo basterebbe a darci ragione, senza negare a Bertone di venire a fare il 'peccatore pentito'. Infine, il fatto che il dialogo non avvenga con l'UAAR o con te non significa che, a determinati livelli, non ci sia. Anzi, potresti stupirti del contrario...
Ti saluto nuovamente.
Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - giovedi 23 settembre 2010 17.39
Ad ogni modo è ampiamente dimostrato, anche dai fatti, che le alte gerarchie ecclesiastiche (lungi dal rappresentare i cattolici veri) non hanno alcuna intenzione di dialogare. I recenti fatti, anche da me qui sotto riportati, lo dimostrano, senza contare che non vi è affatto la volontà di fare pulizia intera rispetto ai preti pedofili e nessuna autocritica rispetto a dogmi antichi come il mondo e senza alcun fondamento nel mondo moderno. E che tanto li accomuna al fondamentalismo religioso.
Un caro saluto.
Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - giovedi 23 settembre 2010 17.33
Caro Vittorio, è proprio qui che sta la critica di noi anticlericali (lungi dall'essere necessariamente atei o agnostici), ovvero neghiamo che l'Italia sia un Paese cattolico, bsnì uno Stato laico e democratico.
L'Italia, insomma, non è l'Iran ove ci sono un fottio di indottrinati.
La gran parte dei cittadini italiani è laica e lo dimostra quotidianamente. Non occorre nemmeno citare i referendum sui diritti civili, vinti a maggioranza.
Pensiamo solo al fatto che le elucubrazioni mentali o dogmi della Chiesa cattolica, sono ridicoli per il 95 % della popolazione italiana.
L'italia è un Paese laico e democratico, che si è costruito sulle idee e sul sangue di numerosi martiri sin da quando i cosiddetti pagani erano perseguitati nel nostro Paese.
Questo non è solo un giudizio storico, ma anche politico.
Aver lasciato guidare le celebrazioni del XX Settembre al Bertone, equivale all'aver lasciato che la Giornata della Memoria fosse celebrata dai neonazisti.
Visto, peraltro, che Bertone e Ratzinger non sono per nulla pentiti delle astrusità del criminale Pio IX, peraltro nemico degli ebrei.
Vittorio Lussana - Roma - Mail - giovedi 23 settembre 2010 11.6
RISPOSTA A LUCA BAGATIN: mi dispiace notare, caro Luca, che forse non hai letto bene l'articolo di Antonio Di Giovanni, che solleva più di qualche critica nei confronti del mondo cattolico e benpensante. Non si possono cercare solo i punti di divisione con una cultura qualsiasi, ma anche quelli di unione. L'Italia è un Paese cattolico, nella sua cultura di fondo: questo non possiamo dimenticarlo. Ed è con questa cultura che noi laici dobbiamo fare i conti. Le radicalizzazioni borghesi servono a poco, anche perché in contraddizione con una più alta religiosità laica del dubbio.
Un caro saluto.
VL
Peter Boom - Viterbo - Mail Web Site - mercoledi 22 settembre 2010 18.22
Sono d'accordissimo con Luca Bagatin! Aggiungo: lo Stato del Vaticano è uno Stato delinquenziale per ciò che concerne i diritti umani, per le truffe ed i riciclaggi dello IOR (leggete L'ORO DEL VATICANO di Claudio Rendina - Newton Compton Editori), per il plurifavoreggiamento della pedofilia, etc. Ancora li lasciano parlare questi preti e mi meraviglio che il Presidente della Repubblica non si sia vergognato di avere accanto a sé quel cardinale.
Peter Boom.


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