Vittorio LussanaBattendo sullo stesso 'chiodo', anche le case più solide finiscono col crollare. Un esempio di tale metodologia lo hanno sempre fornito i radicali: quattro 'gatti' che spesso sono riusciti a smuovere la coscienza di un Paese. Il rigetto dell'attuale sistema politico, forzatamente bipolarista o bipartitico - a seconda dei leader del momento, delle mode o delle 'cretinate' che periodicamente prendono a circolare negli ambienti romani - deve risultare, da parte vostra, un rifiuto 'storico', fondamentale per poter salvare quel poco di democrazia e di pluralismo che ancora rimane. Seppur tutti, voi no: questo è il principio. Il rifiuto è un gesto essenziale: coloro che hanno sempre fatto la Storia sono proprio quelli che hanno detto 'no' a qualcuno o a qualcosa, non i cortigiani o i 'leccaculo'. Ma un rifiuto, per funzionare, dev'essere grande, totale, non limitato a questo o a quel punto. Occorre dire dei 'no' di principio senza mai accontentarsi delle classiche soluzioni di ordinaria amministrazione, di burocrazia. Bisogna inceppare definitivamente la 'macchina', quella bipolarista, massimalista, scarsamente democratica, illiberale. Voi dovete pretendere che gli italiani si guardino attorno e si accorgano della tragedia dell'attuale situazione politica nazionale. Senza preoccuparsi troppo di andare a cercare il vero colpevole di tale distruzione, perché non c'è solo un Di Pietro dietro alle macerie della sinistra italiana, della politica italiana, dell'informazione italiana, dell'ignoranza italiana, dell'imbecillità italiana. Dovete far comprendere alla gente, agli intellettuali ma anche agli operai, agli impiegati, agli imprenditori, al popolo tutto, che laicità, socialismo e democrazia liberale sono le medicine migliori per curare la malattia della politica come potere. Un potere di sistema che tende a manipolarci tutti, dalle classi dirigenti giù fino ai poveri. Ed è per questo motivo che tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Avete presente quelle marionette che fanno tanto ridere i bambini perché hanno il corpo voltato da una parte e la testa dalla parte opposta? Ecco, la 'truppa' dei nostri intellettuali, sociologi, esperti e giornalisti sono esattamente così: le cose accadono di qua, la testa guarda di là. Io non dico che si tratti di fascismo, ma più semplicemente che bisognerebbe smettere di parlare del mare mentre si è in montagna. Perché è esattamente questo ciò che ci vincola tutti, come complici sinistri di un fallimento sinistro di un intero sistema politico. Piacerebbe molto anche a me se tutto si risolvesse nell'isolare una singola 'pecora nera': Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Violante, D'Alema, Martelli. Ma sarebbe semplicistico, poiché la vera questione rimane quella di un'autentica degenerazione globale, collettiva. La politica di oggi è diventata un inferno. Intorno a ciò, non si può di certo imporre agli italiani il fatto che debbano credervi per forza, ma far notare loro come si continui a cambiare discorso, in particolar modo nel mondo dell'informazione, dalle case editrici agli ambienti di governo e di sottogoverno, pur di non affrontare la verità. E qual è la verità? Quella di un'estemporanea, obbligatoria e sbagliata richiesta di schieramento da una parte o dall'altra, che ci ha spinto tutti quanti dentro a una specie di 'arena'. E in quest'arena siamo stati tutti quanti spinti da una strana e cupa armata in cui qualcuno aveva l'aviazione, mentre qualcun'altro possedeva la fanteria. Allora, una prima divisione, classica, è stata quella di schierarsi dalla parte dei più deboli. Ma l'attuale economia globalizzata e lo stesso sviluppo tecnologico ci hanno resi tutti più deboli, tutti quanti vittime. E, al contempo, tutti colpevoli, perché ci siamo prestati a questo giuoco al massacro. A voi, oggi, rimane tutto il resto, che ovviamente è ben poca cosa: riuscire a dimostrare, ogni tanto, di essere vivi, di voler continuare a lavorare, di voler comprendere la realtà che ci circonda. Ci sono cento modi di raccontare la politica ai cittadini, di stenderne i resoconti, di riprodurne gli interventi, di fare il 'teatro dei burattini'. Ma la nostalgia per la gente povera e vera, che si batteva per abbattere il 'padrone' senza voler diventare come quel padrone, era tutt'altra politica, perché nessuno l'aveva colonizzata, nessuno pretendeva di imporre un menù interamente basato su dei 'minestroni' tanto indistinti quanto indigeribili, in cui diventa impossibile capire, di ogni singolo esponente politico, la reale matrice culturale di provenienza. Ed è anche per questo motivo che dobbiamo dire agli italiani che la colpa di tutto non è solo della politica, ma anche dell'informazione, della magistratura, del sistema educativo e scolastico italiano, di una cultura massificata che tende a forgiare non una classe dirigente, bensì dei 'gladiatori'. Non siamo noi italiani a esser scesi all'inferno, bensì è l'inferno che è salito verso di noi. Perché il vero errore di fondo è stato quello di una politica, di una scuola, di una televisione, di un intero sistema dell'informazione uniformati a un conservatorismo dissimulatorio. Un conservatorismo tutto basato sull'idea di possedere e di distruggere, che non vuole costruire o cambiare alcunché. Cambiare, in politica, significa operare scelte tanto drastiche quanto disperate, perché disperata è la nostra situazione. E ciò che impedisce un vero dibattito, nel Paese, è che sembriamo tutti quanti persone che vedono la stessa scena, che conoscono la stessa gente, che ascoltano le stesse voci. Qui manca il classico chirurgo che abbia il coraggio di proporre una diagnosi e di dire: "Signori, questo è un cancro, non il classico calcolo renale". E che cos'è un cancro? È una malattia che modifica le cellule, che le fa crescere e moltiplicarsi fuori da ogni logica. E' forse un nostalgico quel malato che sogna la salute che aveva prima, anche se in precedenza era uno stupido o un disgraziato? Io ascolto i politici con le loro alchimie e i loro bizantimismi e mi sembra di diventare pazzo, perché non sanno neanche più di quale Paese stanno parlando: sono distanti e 'scollati' come fossero su un altro pianeta. E la stessa cosa vale per gli intellettuali, i sociologi, i giornalisti, gli esperti di ogni genere. Ed è questo quel che dovete spiegare ai cittadini, senza qualunquismi di sorta, senza pretendere o imporre schieramenti forzosi, per evitare di replicare il medesimo errore all'infinito.


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domenico capussela - basiglio milano italia - Mail - giovedi 15 luglio 2010 20.13
caro vittorio,
quante chiacchiere inutili, spiegaci perché loro sono al 38% e noi a mala pena al 27%.
Questa è la realtà incontrovertibile il resto sono e, lo ripeto, vuote chiacchiere di bassa cucina.
Con i miei migliori saluti.

domenico capussela


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