Vittorio Lussana

Dentro le aziende, fuori dai tribunali: questo abilissimo penalista ci spiega come prevenire i reati nel campo della responsabilità penale d’impresa, offrendoci un osservatorio privilegiato per comprendere quanto la dimensione preventiva e quella repressiva s’intreccino tra loro, anche di fronte allo sviluppo tecnologico in atto

In un’epoca in cui il diritto penale dell’economia si confronta con nuove e più complesse esigenze di prevenzione, la figura dell’avvocato penalista non si limita alla difesa tecnica in sede processuale, ma assume un ruolo determinante nella costruzione di modelli organizzativi e di strategie di ‘compliance’ (conformità, ndr) capaci di ridurre il ‘rischio-reato’ all’interno della società. L’avvocato Valerio Lombardi, professionista di riconosciuta esperienza nel campo della responsabilità penale d’impresa, in quest’intervista ci offre un osservatorio privilegiato per comprendere come la dimensione preventiva e quella repressiva s’intreccino tra loro. E come la cultura della legalità e della prevenzione possano diventare fattori competitivi, oltreché presidi di etica aziendale.

Avvocato Lombardi, la disciplina avviata dal Decreto legislativo n. 231/2001 ha introdotto la responsabilità da reato degli enti: a distanza di oltre vent’anni, quali ritiene siano le criticità ancora irrisolte nell’attuazione dei modelli di organizzazione e gestione - soprattutto nelle Pmi - rispetto a strutture più complesse come i gruppi societari?
“La normativa è stata innovativa, perché è andata a toccare dei capisaldi del diritto penale e del diritto processuale penale. In primis, quello che prevedeva esclusivamente la responsabilità personale in materia di pena. Ha infatti introdotto una responsabilità ibrida, che si colloca tra il penale e l’amministrativo e che prevede sanzioni per l’ente in caso di reati commessi da parte di amministratori o dipendenti, dai quali la società stessa tragga un vantaggio o un beneficio. Si tratta di sanzioni importanti, ma a latere disciplina gli strumenti di prevenzione che, ove attuati rigorosamente, consentono alle società di andare esente da responsabilità e, dunque, da sanzioni”.

 


AFORISMI FIORENTINI
Tutti buoni, bravi e belli
Articolo di: Il Taciturno

Il Taciturno

I sostenitori della riforma della giustizia ritengono che l'attuale composizione del Consiglio superiore della magistratura altro non sia che lo strumento di un potere corporativo autoreferenziale e privilegiato. I sostenitori dell'attuale sistema affermano, invece, come ha fatto Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, a 'Porta a Porta', che il meccanismo delle correnti sia il metodo migliore per selezionare i magistrati più adatti. Può aiutare a farsi un'idea la 'Relazione sulle valutazioni di professionalità', recentemente emessa proprio dal Csm: su 9797 valutazioni eseguite, solo 51, pari allo 0,35%, sono state considerate negativamente, mentre 9746, pari al 99,65%, sono state approvate positivamente. Quindi, per questi ultimi, piena carriera uguale per tutti e pieni aumenti di stipendio. Ora, delle due l'una: o i nostri magistrati sono migliori di tutti gli altri giudici dell'orbe terraqueo, oppure ha ragione chi vuole la riforma. Ciascuno può valutare la cosa con la propria onesta intelligenza.


SOLIDARIETA'
Accade anche questo
Articolo di: Daniela Zappavigna

Daniela Zappavigna

Roma, zona Portuense. Siamo in una tratta della vasta capitale in cui si è svolto ciò che ora veniamo a narrare, così come trasmessaci dal suo protagonista. Egli è membro di un’associazione da lui voluta e costituita, oltre che un impiegato della Pubblica amministrazione e coordinatore di una sede di rilevanza nel cuore di Roma, a disposizione della cittadinanza nel coadiuvare servizi di pertinenza. Insomma, un cittadino ricco di interessi privati, ma socialmente utili. Questa persona si trova spesso a percorrere un tratto di strada, da casa alle destinazioni varie, sempre nelle vicinanze. Ed è sua 'routine' altrettanto consueta quella di chiedere una mano a un passante o a un conoscente, nei punti “brevi ma critici” da oltrepassare, data la presenza di una barriera architettonica diversamente motoria, avvezzo a vedersela come ostacolo da almeno una “doppia ventina d'anni”.

 

 


RECENSIONI
Un mammifero che canta
Articolo di: Lucilla Corioni

Lucilla Corioni

C’è sempre stato qualcosa di profondamente romantico in Ivan Cattaneo. Non il romanticismo da cartolina, ma quello febbrile, inquieto e ironico che appartiene agli spiriti liberi. Oggi, a 50 anni dal suo esordio, quell’energia torna a risuonare in ‘Due. I.’ (Azzurra Music): un’opera totale, uscita esclusivamente in formato fisico lo scorso 31 ottobre. Un “volume unico”, come lo definisce lui, diviso in due parti speculari: 'Titanic-Orkestra' e 'Un mammifero che canta'. Due mondi che si guardano e si rispondono come in uno specchio, come due amanti che si cercano tra le onde. "Il mio discografico, Marco Rossi, lo ha descritto come uno scrigno musicale e io credo che sia vero", racconta Ivan Cattaneo, "un totale-insieme di tutto ciò che da sempre faccio: musica, pittura, video, racconti, aforismi, aneddoti, fotografia e tanto altro". E in queste parole si sente la dolcezza di un artista che, dopo mezzo secolo di creazione, continua a sentirsi 'indifeso' e innamorato della vita. 'Titanic-Orkestra' è il naufragio come atto d’amore. Nel primo atto di 'Due. I', l'artista trasforma la tragedia del Titanic in un poema corale di ventiquattro voci immaginarie. Ogni personaggio, ogni canzone, è un frammento di umanità sospeso tra mare e memoria: c’è chi prega, chi ride, chi ricorda un amore perduto. Tra questi, emergono due brani che già 'brillano', che si distinguono per la loro intensità: 'Saffo-Love' e, per l'appunto, 'Indifeso'. Due tracce che uniscono fragilità e desiderio, eros e poesia. Il videoclip di 'Indifeso', già online dal 28 ottobre 2025, ne amplifica la delicatezza: un immergersi nell’intimità di un cuore che non teme di mostrarsi nudo.

 


ESTERI
Dialoghi mediterranei
Articolo di: Valentina Spagnolo

Valentina Spagnolo

Si sono svolte, nello scenario di Palazzo Reale a Napoli, lo scorso mese di ottobre, le tre giornate dedicate ai 'Dialoghi del Mediterraneo' 2025. Si è trattato, quest'anno, di un appuntamento particolarmente importante, considerando la recentissima apertura al piano di pace per Gaza. I focus su tale teatro di crisi, in effetti sono stati molti. E ci teniamo a riportare le principali riflessioni e considerazioni offerte dai ministri, ricercatori e studiosi presenti all'appuntameno partenopeo. L’importanza dei 'Dialoghi del Mediterraneo' hanno ormai assunto rilievo su ogni aspetto considerato, in funzione dei possibili sviluppi economici e geopolitici legati alle dinamiche sovranazionali. L’Europa, l’Asia e l’Africa rappresentano dei continenti ormai legati da multiple potenzialità di interconnessione. La digitalizzazione, le energie rinnovabili e le risorse particolari di ogni Paese governano plurimi fattori di rischio per le economie interne. Favorendo, invece, uno sviluppo consapevole e globale, si creerebbe una sinergia tra gli Stati su progetti pianificati o già in evoluzione, generando una ripartenza di un concreto ciclo produttivo. I massimi esponenti dei Paesi coinvolti nei vari piani di sviluppo hanno reso palesi le ragioni di questa interconnessione, sia per l’assoluta esigenza di non escludere dai piani già avviati i singoli Paesi richiedenti, sia in termini di un maggior coinvolgimento europeo quale massima prerogativa di progresso economico innestabile in ogni sua dimensione, nonostante le complesse circostanze geopolitiche. I conflitti che stanno destabilizzando, negli ultimi anni, i territori europei orientali e sud-orientali ne sono la plastica dimostrazione.

 


SPORT
Autunno: ripresa
o nuovo inizio?

Articolo di: Cristian Cacace

Cristian Cacace

Come sempre, l’autunno diventa una stagione emblematica. Si torna dalle vacanze e si ricomincia con l'allenamento sospeso prima della sosta estiva. Oppure, è il momento dei buoni propositi. Per molti, significa ricominciare la propria routine sportiva; per altri, è un nuovo inizio. Bisogna, tuttavia, ripartire con determinati presupposti: se si ricomincia dopo una pausa, bisogna sapere che, a livello fisiologico, dopo 3/4 settimane di inattività si è tornati quasi a zero. Sì, a zero. Quindi, bisognerà riprendere il proprio allenamento con gradualità: non si potrà ricominciare con l'ultimo allenamento effettuato, né come esercizi, né come intensità. Bisogna dare al corpo la possibilità di ricondizionarsi all'allenamento. Si potrà, quindi, ricominciare con dei circuiti 'total body', che cioè coinvolgano tutti i gruppi muscolari con serie singole per ogni esercizio, effettuando tra le 15/20 ripetizioni. E' bene iniziare con 10 minuti di riscaldamento tra cardio e mobilità, per poi passare a esercizi che coinvolgano i gruppi muscolari più grandi e, via via, quelli più piccoli. Per esempio: gambe, petto, dorso, spalle (grandi), bicipiti, tricipiti e addome (piccoli), una fase di cardio e stretching finale.