
Dalla Tourette all’arte, dalla pittura alla poesia, Alfredo Troise è un artista che non cerca di piacere, ma di raccontare se stesso, il mondo, la ferita. Lo fa con opere visionarie, oniriche, cariche di colore e dolore trasformato. Un artista che non cerca definizioni, non ama le 'etichette'. E forse, proprio per questo, riesce a parlare a tanti. La sua arte è un’esperienza: un grido che diventa canto. In un mondo che ha ancora paura della fragilità, questo artista mostra che è proprio lì, nella ferita, che può nascere la vera bellezza. In occasione della mostra ‘L’occhio dell’artista: l’arte contro i pregiudizi’, presentata in Campidoglio lo scorso 9 ottobre 2025, lo abbiamo incontrato. Ne è nata una conversazione sincera, emotiva, libera da ogni 'etichetta'.
Alfredo Troise, nel suo sito lei scrive “dipingo il pregiudizio”: cosa significa questa frase?
“Significa che tutto quello che mi ha ferito, che mi ha messo ai margini, che mi ha fatto sentire ‘sbagliato’, io l’ho trasformato in colore. Il pregiudizio è un peso, ma se lo guardi in faccia e lo riporti sulla tela, non ti domina più e lo trasformi. Diventa arte, comunicazione, forma di liberazione”.


Si legge da più parti che nel Pd serpeggia il malcontento contro la segretaria Elly Schlein, ritenuta inadeguata. E che si stia seriamente pensando di sostituirla con Maurizio Landini. Ora, pur non sfuggendo a nessuno il tratto adolescenziale che caratterizza la segreteria Schlein, forse i ‘malpancisti’ dovrebbero riflettere sul fatto che, dal 2019, cioè da quando Landini è segretario generale, al 2023, la Cgil ha perso circa 177 mila tesserati. E dall'ottobre 2024 ad agosto 2025 ne ha persi altri 45 mila, cioè circa 5 mila al mese. Ma siete proprio sicuri?


Nei giorni scorsi, è morta a 56 anni la professoressa Maria Cristina Gallo, originaria di Mazara del Vallo (Tp), in Sicilia, per malasanità. Malata di cancro al quarto stadio, un leiomiosarcoma con metastasi alle ossa, fegato, polmoni e addome, la Gallo aveva denunciato i gravi ritardi nella consegna del referto istologico, arrivati soltanto dopo otto mesi. Quindi, l’intervento chirurgico, effettuato in grave ritardo e il tumore ormai in metastasi, hanno compromesso l’efficacia delle cure. I familiari, soprattutto il marito, parlano di lei come una donna forte, coraggiosa, determinata.




Una chiusura carica di emozione quella della quarta stagione di 'Màkari', andata in onda domenica 9 novembre 2025 su Rai 1 e RaiPlay. Dopo la puntata conclusiva, il pubblico ha accolto con entusiasmo la colonna sonora originale, disponibile in digitale, firmata dal compositore tedesco, Ralf Hildenbeutel ed edita da Edizioni Curci e Palomar (a Mediawan Company). Quella musica, che ha accompagnato le storie e i paesaggi della Sicilia, ha saputo amplificare le atmosfere della serie, esaltandone la profondità emotiva e i contrasti narrativi. Màkari – quarta stagione ha confermato il suo successo anche grazie alla forza evocativa delle composizioni di Hildenbeutel, che da anni contribuisce a definire l’identità sonora della serie. Nato a Francoforte (Germania) nel 1969, il musicista Ralf Hildenbeutel è una delle 'figure-chiave' della scena elettronica tedesca dei primi anni '90 del secolo scorso. Dopo gli inizi con la leggendaria 'Eye Q Records' e la fondazione della casa di produzione 'Schallbau', l'artista tedesco ha collaborato con artisti come Sven Väth, Yvonne Catterfeld e Laith Al-Deen. Oggi, è un affermato compositore di colonne sonore per film e serie tv, con oltre 30 produzioni internazionali alle spalle, tra cui 'Maltese e Sara – La donna nell’ombra'.

Il giornalismo investigativo - o d’inchiesta - è un mestiere particolare, che pretende discrezione, pazienza, segretezza delle fonti. Le quali, se scoperte, possono rischiare la vita o il proprio posto di lavoro, oppure ancora di essere trasferite in sedi remote, rendendo inutilizzabili le loro 'soffiate' per altri casi. Innanzitutto, quando s’individua una 'pista' non lo si deve dichiarare ai 4 venti. Anzi, sarebbe meglio non dire niente a nessuno, perché i colleghi di altre testate potrebbero avvalersi dello 'spunto' d’indagine e indagare anch’essi, togliendo al giornalista che ha avuto l’intuizione originaria ogni possibilità di fare lo 'scoop'. In secondo luogo, un’inchiesta di 'nera' va oltre il caso specifico di un omicidio su cui già indagano gli organi inquirenti. Se s’intende scrivere di un fatto per rivelarne il vero movente, bisogna evitare i controlli, persino quelli dello Stato. Insomma, l’attività di ricerca e di verifica di quanto accaduto è lunga e complessa: pensare che basti semplicemente produrre un video da rendere 'virale' sui social network è un errore d’ingenuità. Il grande Andrea Purgatori ci mise dieci anni a dimostrare, inoppugnabilmente, cosa era successo nei cieli di Ustica la sera del 27 giugno 1980, incontrando enormi resistenze da tutte le parti. Un buon giornalista d’inchiesta deve mantenere una visione globale delle cose e intrecciare i fatti, confrontandoli tra loro. E questo è un lavoro complesso e articolato. Spesso, un omicidio evidenzia una serie di elementi che portano a ipotizzare una ricostruzione precisa dell’accaduto, ma in seguito la realtà si rivela essere tutt’altra, anche se ci sono prove scientifiche, testimoni oculari, indizi significativi.

Ogni autunno, la città di Vitoria-Gasteiz, nei Paesi Baschi, si trasforma in uno spazio speciale per illustratori, editori e creativi in genere: è il momento di Irudika, la fiera internazionale dedicata all’illustrazione che somiglia a una convention di artisti. L’edizione di questo 2025 ha posto lo sguardo sul mondo editoriale della Finlandia e della Grecia, offrendo uno sguardo unico nella loro produzione visuale. Ogni anno. questa fiera si rinnova, sorprendendo con nuovi luoghi, progetti, incontri e stimoli creativi da non perdere. Per tre giorni, l’Artium, il Museo di Arte contemporanea di Vitoria-Gasteiz, si anima di conferenze, proiezioni, workshop e incontri professionali. Non mancano, ovviamente, anche momenti informali, che rendono particolarmente speciale questo appuntamento annuale: pranzi condivisi, sessioni di disegno collettivo, spontanee danze serali. Qui, la distanza tra le persone si dissolve. E l’illustrazione non è più una professione, ma la si respira come uno stile di vita, in un modo di vivere e osservare il mondo.