Vittorio Lussana

Dal 9 gennaio 2026 sarà in rotazione radiofonica ‘Lasting but can't’, il nuovo singolo di Camillacosì prodotto da Riccardo Biagetti e disponibile sulle piattaforme digitali di streaming: ecco l’anteprima del videoclip girato lungo un torrente della costa toscana

Camilla Cazzola, in arte Camillacosì, è una splendida cantautrice bolognese, classe 1998. Si avvicina alla musica fin da bambina, quando inizia a cantare e a scrivere testi per dare forma alla propria interiorità. La musica diventa presto un linguaggio necessario: uno spazio autentico in cui esprimersi, capace di rompere il silenzio della sua timidezza. Il suo progetto artistico ha preso forma negli ultimi anni di liceo e si è consolidato nel tempo come un percorso in continua evoluzione, in cui scrittura e voce sono diventati strumenti per raccontarsi senza filtri. Camilla scrive e canta in italiano e in inglese: quest’ultimo idioma rappresenta il suo principale linguaggio musicale, influenzato dagli ascolti dell’infanzia, mentre l’italiano è arrivato più tardi, come un’improvvisa scoperta rivelatrice, capace di accogliere a pieno la sua interiorità. Nel corso degli anni ha studiato canto privatamente e ha completato un percorso di scrittura e cantautorato con Bungaro: un’esperienza che ha segnato un punto di svolta nella definizione della sua identità musicale, aiutandola a spogliarsi di sovrastrutture e a valorizzare la propria sincerità espressiva. Le sue principali influenze spaziano da Lucio Dalla, Lucio Battisti, Brunori Sas e Mina, fino agli artisti internazionali come Adele, Damien Rice, Billie Eilish, i Beatles, gli U2, gli Eagles e molti altri. Un ascolto trasversale, che ha alimentato una scrittura libera, versatile, in costante sperimentazione. Attualmente, la sua discografia comprende i singoli ‘Bluer Sky’ e ‘Lasting but can’t’, che rappresentano due momenti complementari del suo percorso: la fiducia nella ripartenza e l’urgenza del cambiamento. La sua musica si rivolge a un pubblico vasto, senza distinzioni di genere o età, verso chi cerca autenticità e movimento emotivo. Con i suoi testi, Camillacosì si racconta con semplicità, introspezione e leggerezza, condividendo il proprio vissuto con chi ascolta. ‘Lasting but can't’ è il suo nuovo singolo, disponibile in rotazione radiofonica dal 9 gennaio 2026. Ma noi l’abbiamo incontrata immediatamente dopo aver girato il videoclip del brano (cliccare QUI).

 


AFORISMI FIORENTINI
La distinzione, questa sconosciuta
Articolo di: Il Taciturno

Il Taciturno

Federico II, detto "stupor mundi", ammoniva i suoi magistrati affermando: "La giustizia regna nel silenzio". Il dottor Gratteri, probabilmente, ignora tale monito, visto che presenzia sui mezzi di informazione come Pippo Baudo ai tempi d'oro. In particolare, in una trasmissione della Gruber che imperversa anche in rete, ha detto che la separazione delle carriere non serve, perché ogni anno solo lo 0,35% dei magistrati chiede, da pubblico ministero, di fare il giudice o viceversa e che, quindi, non ha senso modificare la Costituzione per questo 0,35%. Noi non possiamo credere che un magistrato del livello di Nicola Gratteri ignori la differenza tra separazione delle funzioni (di cui lui parla) e separazione delle carriere (quella del referendum) su cui si voterà.


RECENSIONI
Strappo alla regola
Articolo di: Maria Chiara D'Apote

Maria Chiara D'Apote

Dopo un breve dialogo tra Moira (Cristina Chinaglia) e il suo spasimante, inizia la proiezione del video-film: 'L’artiglio del gatto', titolo-parodia de 'Il gatto a nove code' del 1971 per la regia di Dario Argento, dove le prime inquadrature riprendono la padrona di casa (Asia Argento sempre magnetica) che accoglie Orietta (Maria Amelia Monti) e il suo amante Paolo (Sebastiano Somma) nella villa di famiglia. Le ampie finestre alla 'Suspiria', le scarpette e la figura d’infante alla 'Profondo rosso' sono ulteriori omaggi al grande regista romano, mentre le cascate rievocano 'Niagara' di Henry Hathaway. Il capogiro di Asia, con tanto di scale, è invece una citazione di 'Vertigo' del maestro del brivido, Alfred Hitchcock, grande amore del regista romano.


IL PUNTO
Dai protagonisti del 2025
ai nuovi volti per il 2026

Articolo di: Elisabetta Lattanzi

Elisabetta Lattanzi

Il 2025 è stato un anno che ha visto come protagonisti uomini e donne dalle personalità più svariate ed eccentriche tra loro, appartenenti a mondi opposti. Giovani e adulti che si sono impegnati per realizzare il proprio credo e a portare un messaggio di pace, di coraggio, di speranza, di vittoria, di orgoglio personale e nazionale. Una rivincita per chi crede che i cambiamenti siano possibili attraverso l’impegno e la volontà. Le donne come la nostra premier, Giorgia Meloni e la principessa Kate Middleton, apprezzate e presenti ogni giorno sulle copertine dei giornali, hanno trasmesso messaggi politici e istituzionali, concludendo l’anno con gli auguri rivolti alla gente comune e alle famiglie: con il loro carisma, esse saranno ancora tra le personalità più 'cliccate' sul web. La famiglia, dicevamo: questo è un tema a cui fa riferimento anche il nuovo papa, Leone XIV: il vero ‘uomo nuovo’ del 2025, che appena eletto ha subito espresso una preghiera per la fine della guerra in Ucraina. Il 2025 ha visto i 'battibecchi' tra il presidente americano, Donald Trump, che nel 2026 affronterà il voto di metà mandato e l’imprenditore Elon Musk, che sogna di raggiungere Marte. Il Premio Nobel per la pace 2025 è stato assegnato a Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana a cui guarda con interesse il presidente Trump, che auspica, per il 2026, la caduta  del dittatore, Nicolàs Maduro.

 


PERSONAGGI
La Regina di cuori
Articolo di: Maria Pia Cantarini

Maria Pia Cantarini

La ‘Regina di cuori’, Brigitte Bardot, ci ha lasciati, lo scorso 28 dicembre all'età di 91 anni. Era una delle grandi icone del XX secolo: bella, bionda, sensuale e trasgressiva. Il simbolo degli anni ’60 del secolo scorso: una donna libera, fedele fino alla fine solo a se stessa , con quella coerenza che l’ha sempre contraddistinta. L'attrice francese non è stata soltanto una diva, ma un vero e proprio simbolo di emancipazione e di libertà. Una donna dal fascino intramontabile e una bellezza 'ribelle'. L'attrice si è spenta nella sua incantevole casa, ‘La Madrague’, sul mare di Saint Tropez in Costa Azzurra, nella Francia meridionale, doveva viveva dal 1958. La sua è stata una scelta di vita: distante da tutti, solo pochi amici e i suoi amati animali. E’ proprio qui, in questa villa da lei scelta e amata, che è voluta rimanere fino alla fine dei suoi giorni, avvolta in una quiete e in un silenzio del tutto rispettabile. Ed è proprio a ‘La Madrague’ che lei avrebbe voluto, un giorno, riposare, non nel cimitero di Saint Tropez. La Bardot si avvicinò giovanissima al mondo del cinema, preceduta dalla sua bellezza ipnotizzante. Hollywood la corteggiava, ma lei gli girò le spalle. Il regista Roger Vadim,  suo primo amore, la incontrò quando aveva 16 anni. Ne comprese il talento, la lanciò e la sposò nel 1952, a soli 19 anni, contro il disappunto degli stessi genitori. Il loro rapporto si è concluso pochi anni dopo. Entrò nel firmamento del cinema con il film ‘Piace a troppi’, del 1956: una pellicola che la consacrò icona mondiale. Un tipo di ragazza che ha rappresentato un'epoca di emancipazione femminile e di libertà sessuale.

 


CINEMA
I 'mostri' siamo noi
Articolo di: Chiara Genovese

Chiara Genovese

Il nuovo ‘Frankenstein’ di Guillermo Del Toro ci ha incantati con la sua bellezza visiva, la cura formale e l'intensità emotiva con la quale ha restituito una delle figure più iconiche dell'immaginario collettivo. Ma al di là dell'impatto estetico, il film ci ha colpiti per la sua capacità di riattivare la domanda che costituisce il cuore stesso dell'opera di Mary Shelley: cosa accade quando l'essere umano crea qualcosa che non sa - o non vuole - comprendere? Nel racconto di Del Toro, l'immagine della 'creatura' torna a interrogarci. E la questione è più che mai attuale. L'appello del 'mostro' che richiama la resposanbilità del suo creatore è un classico che, oggi, trova terreno fertile in un dibattito pressoché quotidiano: quello sul rapporto tra esseri umani e intelligenza artificiale. La forza del film sta nell'aver restituito alla 'creatura' la sua dimensione originaria, voluta dalla stessa Shelley, ma in parte perduta nelle numerose 'riletture mainstream' del romanzo: non un 'mostro', ma una coscienza fragile, priva di un contesto affettivo, costretta a imparare il mondo attraverso il rifiuto. E' facile intravedere in questa figura l'ombra di un futuro possibile.