Antonio Di GiovanniCi manca davvero poco all’apertura del museo della sinistra, se tutte le forze democratiche di questa coalizione non si mettono in testa, una volta per tutte, che l’antiberlusconismo è fallito. Ovviamente, non perché Berlusconi sia invincibile, ma perché essi stessi si sono allontanati da chi poteva aiutarli a vincere, cioè il popolo. Suscitava quasi compassione Enrico Letta, a urne regionali chiuse, mentre era impegnato a spiegare l’ennesima sconfitta con le stesse parole usate nelle precedenti disfatte, adducendo come un disco rotto che adesso bisogna costruire l’alternativa, che bisogna trovare un’apertura, tutto ovviamente e inevitabilmente privo di significato per gli elettori di centrosinistra. Quindi, museo aperto a tutti, dove poter ammirare la storia della disfatta del centrosinistra, da Occhetto a D’Alema, da Prodi a Veltroni (che il Partito non solo lo ha portato allo sbaraglio, ma ne ha praticamente teorizzato il fallimento), da Bertinotti a Diliberto, da Rizzo a Pecoraro Scanio, per finire agli attuali Fassino, Bersani, Letta, Rosy Bindi e il fantasma di Franceschini. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. La verità, in sostanza, è che invece di allargarsi questo Partito si sta rimpicciolendo molto, elezione dopo elezione, riuscendo a sostenere di volta in volta che “la botta poi non è stata poi così dura”, senza pero calcolare, in termini di perdita di consensi, che nelle precedenti tornate elettorali il perduto non si è recuperato e che, quindi, non si tratta di piccole perdite ma di una continua emorragia di voti. Certo è che la vignetta di Stefano Disegni apparsa sul ‘Riformista’ la dice tutta su questo Pd allo sbando, con l’unico errore di aver disegnato un Bersani anziché un Veltroni, reo di aver allontanato il centrosinistra dal popolo e di averlo proiettato nei salotti della ‘Roma bene’. La vignetta rappresenta infatti un Bersani di fronte a degli operai di cui egli stesso fa fatica a ricordare la definizione domandandosi: “Ma cosa sono? Operosi… Operanti…”? Questa Sinistra passa troppo tempo, ormai, tra i salotti della Verusio o della Angiolillo. Salotti del potere dove si fanno e si disfano alleanze politiche e affari ad altissimi livelli, dove i ministri non entrano se sono del Pdl. La sinistra passa troppo tempo a difendere le vicissitudini contrattuali di Santoro, Fazio e Dandini, passa troppo tempo ormai a immaginare che il suo popolo vive su internet, sventola bandiere viola e  invia mail a “Repubblica”. Passa troppo tempo a immaginare di nutrire le folle con ‘panem et circenses’ (vedi Veltroni), ma il popolo, quello vero, quello uscito dalle urne, oggi è molto più attento al ‘panem’ che al ‘circenses’. Per questo, la Lega Nord piano piano sta prendendo gran parte dei voti a quel Partito democratico ormai cosi ‘cool’, ‘chich and alternative’. Insomma, un centrosinistra lontano da quelle che erano le battaglie per la difesa dei salari dei lavoratori, per la difesa delle fasce più deboli e un Partito, il Pd, lontano da quelle piazze gremite di gente che rivendicavano i diritti allo studio, al lavoro, alla casa, agli affitti in equo canone, all’edilizia per le giovani coppie. Ci si chiede, ora: chi sono costoro e chi rappresentano oggi se non lobby affaristiche, banche, cooperative, manager e imprenditori? Esattamente la politica opposta che, guarda caso, non ha ripagato alle urne un centrosinistra imborghesito. E la situazione persiste, tant’è che continuano a non capire, a essere miopi, a cercare di battere Berlusconi con nomi tipo Luca Cordero di Montezemolo, Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, o l’economista Mario Monti, che sono indici della disperazione e che segnano la resa di questo centrosinistra, incapace di trovare un valido candidato rivolgendosi  a personaggi lontani dalla propria storia politica e dalle sue più autentiche tradizioni culturali. Il vero problema è  che il centrosinistra non si è più accontentato di essere l’espressione del Popolo, ma ha tentato di assumerne il controllo facendolo in malo modo, senza fantasia e senza un reale rinnovamento della classe dirigente. Il Pd si è ridotto a un Partito di ‘poltronisti’ divenuto riferimento di altri ‘poltronisti’, cioè di coloro che non potrebbero vivere senza una carica di Governo o di ‘sottogoverno’. Ma quanto può durare tutto questo senza accorgersi che anche in Emilia Romagna, roccaforte della sinistra, gli operai cominciano a salire sui tetti?


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