Sofia RiccaboniParlare di cellule staminali in Italia, ma non solo, continua a portare polemiche. Come prima cosa è necessario fare chiarezza su cosa esse siano: la caratteristica principale delle cellule staminali è quella di potersi riprodurre, dando origine, contemporaneamente, a una nuova cellula senza specializzazione e ad una cellula che diventerà poi specializzata. Sono ‘cellule capostipite’, capaci quindi di dare origine a molti tipi di cellule differenti. Esse si trovano sin dal concepimento all'interno del nostro organismo. Nelle prime fasi di sviluppo, un embrione è composto esclusivamente di cellule staminali che permettono poi di dare origine ai vari tessuti che compongono il suo corpo. Al momento della nascita restano comunque presenti delle cellule staminali, definite adulte, sia nel cordone ombelicale, sia nel midollo osseo, nel cervello e in altri organi. La differenza sostanziale tra le cellule staminali embrionali e quelle adulte sta nel fatto che le prime possono dare origine a un organismo completo, mentre le seconde possono generare qualsiasi tipo di cellula, ma non un organismo completo. Inoltre, le cellule staminali adulte risultano essere maggiormente governabili rispetto a quelle embrionali, dando cosi una maggior sicurezza nell’utilizzo. La comunità scientifica internazionale da anni sta studiano l’utilizzo e l’applicazione delle cellule staminali nella cura di diverse malattie. Ad oggi, le cellule staminali adulte possono essere utilizzate per curare malattie tumorali, degenerative o congenite. E gli studi continuano nella speranza di poter trovare sempre nuove applicazioni. Per questo motivo, l’importanza delle cellule staminali è tanto rilevante: la loro conservazione potrebbe permettere, in futuro, di vedere debellate malattie come la leucemia o l’anemia - casi in cui già oggi si utilizzano - ma potrebbe anche consentirne l’utilizzo in altri casi, come ad esempio nella malattia di Parkinson. Purtroppo, invece, a livello europeo ogni anno si perdono milioni di queste cellule, gettate insieme al cordone ombelicale dopo ogni nascita. Questo perché molto spesso manca una giusta e corretta comunicazione sulle potenzialità della pratica di donazione e conservazione del cordone ombelicale. In Italia, la situazione è particolarmente complessa e l’informazione, in questo senso, manca completamente. Molti genitori non sanno che esiste la possibilità di donare il cordone ombelicale, che verrò ‘crioconservato’ in banche pubbliche e autorizzate, permettendo così non solo lo sviluppo della ricerca, ma anche la costituzione di banche dati e di cellule che danno possibilità, in caso di compatibilità con determinati soggetti, di potersene servire come cura. In particolare, in Italia è fatto divieto di conservazione autogena, cioè a scopo privato, del cordone ombelicale, salvo in rari casi di malattie del sangue conclamate prima della nascita o ereditarie. In questo modo, però, si preclude al bambino la possibilità di ‘autocura’ nel caso di nuove applicazioni derivanti dagli studi in corso su malattie anche presenti prima della nascita - nei genitori per esempio - ma non ancora inserite nell'elenco delle patologie curabili con staminali.


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Paolo Lapponi - Rieti - Italia - Mail - lunedi 26 ottobre 2009 13.55
Concordo pienamente sull'attuale confusione che vige nel nostro paese a proposito delle Cellule Staminali. Tanto più che proprio l'Italia può essere considerata all'avanguardia in questo campo.
Le cellule staminali non embrionali possono essere anche isolate dal sangue periferico di donatore adulto e questa tecnologia è sperimentata in Italia fin dagli anni 90.
Questo nostro paese dovrà fare uno sforzo per conquistare finalmente un'etica laica non oscurantista, trasversale quindi ad ogni schieramento ideologico e politico, degna di una società civile contemporanea.



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