Claudio PascucciBobo Craxi ci riprova. E animato da questo spirito, ha accettato di partecipare alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre 2022 come candidato alla Camera per il centro-sinistra nel collegio uninominale ‘Palermo 2’ (San Lorenzo-Resuttana e una ventina di altri comuni dell’hinterland palermitano). Un rapporto, quello con la Sicilia, che in realtà non è nuovo per la famiglia Craxi: il nonno Vittorio, noto avvocato messinese di San Fratello, fu il viceprefetto di Milano del Comitato di Liberazione Alta Italia nei giorni dell’insurrezione generale del 25 aprile 1945. Inoltre, proprio Bobo Craxi è stato, dal 2001 al 2006, parlamentare alla Camera dei deputati eletto nel collegio di Trapani: una città con la quale ha sempre mantenuto ottimi contatti e rapporti. Oggi, Bobo Craxi è candidato in quella che lui stesso ha definito, nei giorni scorsi, “la capitale della Sicilia e una importante e fondamentale città del Mediterraneo”: ovverosia, la splendida Palermo, crocevia della Storia e delle tante culture del nostro Paese. L’idea, ovviamente, è quella di recuperare a pieno titolo una personalità importante del mondo progressista italiano, che ha saputo svolgere un ruolo fondamentale negli anni più recenti. In particolar modo, nel biennio 2006-2008, in cui da sottosegretario agli Affari Esteri si è occupato dei rapporti dell’Italia con le Nazioni Unite e ha avviato la campagna promozionale, poi risultata vincente, per l’Expo di Milano 2015, un evento che ha saputo rinnovare totalmente il volto della metropoli meneghina. Un politico competente e un valente sottosegretario agli Esteri, dunque, in un Paese che proprio in merito alla mancanza di competenza e di meritocrazia comincia a segnalare problemi sempre più profondi ed evidenti. Soprattutto, a fronte di un populismo politico che ragiona in termini sempre più opportunistici, di mera ricerca del consenso, anziché misurarsi con le complesse esigenze di governo del Paese, al fine di affrontare e risolvere i problemi concreti dei cittadini. Abbiamo dunque deciso di contattarlo proprio in questi giorni, tra un appuntamento e l’altro della sua campagna elettorale, per tastare il polso della situazione anche in Sicilia (clicca QUI per vedere il video di presentazione di Bobo Craxi agli elettori palermitani).

Bobo Craxi, com’è nata la sua candidatura per il centro-sinistra nel collegio uninominale di Palermo-San Lorenzo? Qual è stata la ‘molla’ del ‘Sì’ a correre per le elezioni politiche?
“Il Partito socialista italiano ha stretto un’alleanza con il Pd ed è stato chiesto ad alcune personalità socialiste di far parte della tenzone. E io mi sono reso disponibile per un combattimento. Palermo è la quarta città d’Italia: ho dimestichezza con questo territorio e non ho avuto grandi problemi a farmi accettare dei gruppi dirigenti del centro-sinistra siciliano. Ora spero, naturalmente, che sia così anche per gli elettori”.

Lei è in corsa per il centro-sinistra, mentre sua sorella, Stefania, è candidata per il centro-destra: una contraddizione stridente, che sembra rispecchiare i due principali filoni della diaspora socialista, verso il Pds-Ds-Pd e verso Forza Italia, è così?
“Io sono arrivato a un punto che considero socialista solo chi ha in tasca una tessera socialista. Che poi vi siano elettori simpatizzanti, o anche alti dirigenti del vecchio Psi che hanno scelto altre strade, lo rispetto, ma non pretendano di dichiararsi socialisti”.

Questo vale anche per amici e parenti? Cosa avrebbe detto Bettino Craxi delle due scelte contrapposte?
“Comprenderebbe fino a un certo punto. Quando nacque Forza Italia, mio padre era ancora vivo: non eravamo in attività, ma mi avrebbe suggerito quell’approdo, se fosse stato convinto. Non lo fece perché credo, evidentemente, che avesse nel cuore l’idea di ricostruire, nel tempo, una forza socialista. Molti hanno abdicato a quest’idea: io no”.

Perché candidarsi proprio a Palermo? E cosa promette agli elettori siciliani e a quelli italiani più in generale?
“Innanzitutto, ho cercato, in questa campagna elettorale, di presentarmi come una persona seria: mi sono occupato di temi e problemi che sono della città e del Paese. Palermo è una grande capitale del Mediterraneo, che avrebbe straordinarie potenzialità di carattere economico. Abbiamo suscitato delle speranze, ma non abbiamo formulato promesse. Abbiamo semplicemente osservato come un governo sovranista possa solamente rinchiudere sempre più ogni prospettiva per l’intera isola. La valorizzazione intelligente del porto, la candidatura all’Expo per il 2035 e la riqualificazione delle aree depresse sono i temi per i quali mi sto battendo”.

Guerra in Ucraina, Covid 19, crisi economica, inflazione al galoppo, caro energia: l’Italia in autunno andrà a ‘sbattere’?
“Osservo che molti fanno campagna elettorale con un sorriso a 32 denti. La verità è che dovevamo assolutamente impedire la caduta di un governo che stava agendo con intelligenza, che stava preparando il Paese ad accogliere e a investire le risorse europee. La destra vuol rimettere tutto in discussione, cambiare politica economica, ‘sventrare’ il sostegno sociale, animare un’intollerabile campagna contro gli immigrati e contro quelle che loro definiscono “devianze”. Ma da questo punto di vista, un governo di tale natura farà fatica a padroneggiare la crisi che sta avanzando. Inoltre, non sono chiari sulle alleanze internazionali. E quest’ultimo è il vero pericolo per l’Italia”.

I sondaggi danno la vittoria al centro-destra a guida Meloni: le cose andranno così? Oppure l’Italia sarà ingovernabile e rispunterà un nuovo esecutivo di larghe intese guidato da Mario Draghi?
“Gli italiani si devono assumere le loro responsabilità e, quindi, votare per dare un mandato chiaro alle coalizioni in campo, che sostanzialmente sono due. Pertanto, in questi ultimi giorni diviene necessario assumere le migliori idee, che non mancano, anche degli schieramenti che non hanno nessuna possibilità di governare e che rischiano di ostacolare la vittoria del centro-sinistra: una buona politica industriale e una conferma delle misure sociali suggerite dal movimento di Giuseppe Conte. Questo è ciò che mi sento di poter dire e osservare. Solo un centro-sinistra più forte può essere in grado di interpretare le felici intuizioni di altri. Il resto, purtroppo, è tutta una lotta di potere tra narcisismi, che non ha risparmiato né Conte, né Calenda”.

Ad agosto scorso, il Psi ha compiuto ben 130 anni dalla fondazione a Genova, ma quasi nessuno ha ricordato il grande evento storico, salvo il segretario Maraio e l’Avantionline: perché?
“Perché c’è una lettura disinvolta e superficiale della realtà politica italiana dell’ultimo secolo. E stanno residuando i filoni più significativi delle culture che hanno rappresentato la democrazia italiana. ‘Mani Pulite’ è stata una catastrofe economica, oltreché una calamità politica e culturale. I Partiti nati dopo il 1992 si sono contraddistinti per la loro incapacità di collegarsi alle radici più profonde della democrazia italiana. E il socialismo, in questo Paese, ne ha fatto le spese. Tuttavia, il socialismo è vivo e vegeto in tante parti del mondo e non tarderà a riprendere il suo centenario cammino”.





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