Vittorio LussanaQuesta settimana proponiamo una breve riflessione di orientamento per le elezioni politiche previste per il prossimo 25 settembre. Più che altro, si tratta di una distinzione che l’elettore italiano dovrebbe tener ben presente prima di recarsi alle urne: la visione politica dei Partiti del centrodestra italiano è innervata da un’etica del successo; quella delle altre forze politiche, invece, è un’etica della convinzione. Non si tratta di una distinzione di poco conto. La prima, infatti, nasce da una razionalità teleologica: è razionale solo e unicamente in relazione a un fine, cioè a uno scopo preciso da perseguire. Un ‘finalismo’ che si caratterizza per l'attenzione ai mezzi e alla loro efficacia nel raggiungimento di un obiettivo. Un pragmatismo ‘piatto’, che riadatta i mezzi ai fini. Max Weber la definì, una volta: “Etica dell'adattamento al possibile”. In buona sostanza, l'etica del successo pone un'enfasi speciale su una previsione fatalista: qualsiasi mezzo è buono pur di raggiungere il proprio scopo. Anche e soprattutto le menzogne, quelle tipiche della demagogia tribunizia. Ovvero, promettendo cose irrealizzabili e concessioni puramente strumentali. L'etica della convinzione, al contrario, rientra nell’assiologia: si preoccupa di non tradire dei valori che appartengono a tutti. Essa considera riprovevole la menzogna e lodevole affermare cose vere per puro amore della verità, poiché ha lo scopo di garantire che tutte le azioni compiute siano coerenti con una convinzione. L'attore morale non deve preoccuparsi delle conseguenze, poiché la sua intenzione è pura e i suoi valori saranno rispettati. E questo tipo di etica, in genere, è quella che appartiene al mondo della scienza. Anche della scienza politica. L'etica della convinzione, inoltre, risulta quasi sempre affiancata da quella della responsabilità. Non sempre e non necessariamente, ma in genere è così, poiché convinzione e responsabilità non sono affatto in contraddizione, bensì risultano complementari. Esse sono, cioè, compatibili e si completano tra loro, costituendo l'uomo autentico: un uomo che può rivendicare un’autentica vocazione politica. Ora, tali concetti di etica del successo, della convinzione e della responsabilità, apparentemente vedono prevalere la prima sulle altre due. Soprattutto, in ciò che riguarda una competizione sportiva o una contesa specifica. Ma in realtà, riducendo ogni questione alla finalità da raggiungere, l’etica del successo ottiene quasi sempre risultati puramente parziali, destinati a lasciare il tempo che trovano. Si rivolge a un modello ‘chiuso’ di pensiero: quello che conta è vincere, non esercitare il potere in favore dei cittadini. Il successo è la finalità di un’opera che può essere valida anche esteticamente. Dunque, si tratta di un concetto che fa riferimento a un linguaggio artistico: è importante avere successo per uno show televisivo o in una rappresentazione teatrale. Ma l’arte, in quanto momento di pura soggettività, presa di per sé è inattuale. Serve a dare una mera indicazione, ma non garantisce un’azione politica conseguente. Allo stesso modo, ma per motivazioni opposte, anche la religione, in quanto momento di pura oggettività, non c’entra niente con la politica: alle cose di Dio ci penserà Dio stesso, poiché esse non c’entrano nulla con quelle di Cesare. Ma chi insegue solo e unicamente il successo ricorre a tutto, utilizzando la religione come forma di ritualismo magico, capace di accompagnare la volontà del sacerdote, dello stregone o del capo-villaggio in quanto forma di ‘predestinazione’. Non c’è distinzione alcuna tra cose terrene e cose dello spirito: persino Dio viene arruolato dalla parte di chi insegue il successo, perché è stato Lui stesso a ‘predefinire’ un esito positivo. In realtà, si tratta di blasfemìa: ecco perché in molte religioni, l’evocazione di Dio risulta dogmaticamente vietata. Eppure, i cattolici integristi lo utilizzano sempre, perché serve per vincere, come ai tempi delle crociate. La parola d’ordine “Dio è con noi” venne utilizzata, a suo tempo, per reclutare il maggior numero di soldati possibili al fine di liberare Gerusalemme dai musulmani. Ma tra le varie crociate che vi sono state nella Storia, solamente una, la prima, riuscì nel proprio intento: le altre furono tutte respinte o si tramutarono ben presto in un fallimento. L’etica del successo ha sempre le ‘gambe corte’: non prevale affatto sull’etica della convinzione, né su quella della responsabilità, poiché elimina i valori. Ma eliminando il concetto di valore, si finisce col porre ogni questione sul medesimo piano, senza priorità,discernimento qualitativo delle nostre azioni. Ed è per questo motivo che invitiamo gli italiani a non fidarsi di chi si muove secondo un’etica del successo, poiché questa è quasi sempre destinata all’ottenimento di vittorie effimere, quando non al disastro. Sotto questo profilo, Adolf Hitler fu superiore a Benito Mussolini: il dittatore tedesco era realmente convinto che la Germania dovesse dominare su tutte le altre razze e nazioni, mentre Mussolini credeva solo e unicamente nel successo di per sé, sottovalutando le motivazioni di valore. Come la mettiamo con chi, oggi, dice di essere “un patriota” richiamandosi alla retorica ‘mussoliniana’? Dateci retta per una volta, carissimi italiani: votate quel che volete, anche Calenda e Renzi se proprio non vi sentite vicini, in termini di valori, alle forze politiche di sinistra. Ma liberate il Paese da questo tipo di destre, mosse unicamente da un banale, banalissimo, opportunismo. L’unico modo per convincere la propria parte politica a rinnovarsi e ad abbracciare un sistema di valori autentici, una visione reale ed effettiva del Paese, è quello di punirla facendole mancare il vostro consenso. Puntano tutto sul consenso, le destre di casa nostra: sul ‘vostro’ consenso. Dunque, non affidateglielo, perché il consenso è una cosa vostra, che promana dal popolo. E quelle forze politiche che intendono utilizzare il vostro consenso a proprio piacimento, o per finalità proprie, sono sempre portatrici di autentici disastri a cui altri, in seguito, sono costretti a rimediare. Ecco perché, in questi ultimi decenni, abbiamo dovuto ricorrere a diversi governi tecnici: per risolvere problemi causati da chi aveva fatto un cattivo uso del vostro consenso.




(articolo tratto dalla rubirca settimanale 'Giustappunto!' pubblicata su www.gaiaitalia.com)

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