Valentina SpagnoloDopo il successo come autore di numerose pièce teatrali, tra cui il cult ‘Uomini sull’orlo di una crisi di nervi’, questo noto sceneggiatore e regista teatrale giunge al suo primo romanzo, ‘L’amico imperfetto’, edito da fila37: una storia coraggiosa e a tratti irriverente, che si muove sui binari del romanzo psicologico, colorito di sfumature ‘noir’. Ci troviamo a Roma nei decenni ’50,’60 e 70 del secolo scorso e il ritratto del protagonista de ‘L’amico imperfetto’ – il Principe – viaggia tra le strade della capitale, tra le case popolari di Donna Olimpia, Monteverde Vecchio e Garbatella, incontrando una serie di personaggi in fuga o di passaggio nel viavai romano

‘L’amico imperfetto’ (fila37 edizioni) è un romanzo psicologico 'noir' che rappresenta il ritratto della dissociazione mentale del protagonista: il Principe. Il narratore, fin dalle prime pagine, gioca con il lettore, lo mette alla prova e inizia a costruire un legame, attirandolo nel caos di questo nulla incomprensibile dal quale si trova a raccontare. È un narratore 'sui generis', che scardina le regole narrative classiche. La personalità del Principe è al centro del romanzo ed è sfaccettata e complessa, ma come una calamita attrae chi legge nel vortice dei suoi pensieri, nelle dinamiche dei suoi ragionamenti, nelle digressioni necessarie a rendere chiara l’idea di questo personaggio. Ecco qui di seguito, un’intervista all’autore di questo lavoro, Rosario Galli.

Rosario Galli, in quanto scrittore, noi immaginiamo che lei sia anche un avido lettore: quali sono gli autori che l’hanno particolarmente ispirata nella stesura di questo suo primo romanzo, ‘L’amico imperfetto’?
“Naturalmente sì. A cominciare dal mio Maestro, Dostoevskij, con ‘L’idiota’. Poi saltiamo alla Pastorale americana di Roth e a ‘il Candido’ di Voltaire, fino ad arrivare a Pirandello, con ‘Uno, nessuno e centomila’. Tuttavia, sono tutte letture che appartengono agli anni della formazione e non li ho letti nei 6 anni in cui ho accumulato idee per il romanzo. Oggi leggo saggi. Anzi, leggo qualsiasi cosa e, magari, in un libro di viaggi trovo una frase che mi apre un mondo e che voglio utilizzare, tipo Patagonia magica”.

Chi sono le dodici donne che attraversano la vita del Principe?
“Sono donne che incontra per caso. Una è la moglie, se la sposa, ci fa tre figlie femmine e resta con lei 29 anni; le altre, prima e dopo, sono amori, affetti, momenti di esaltazione, viaggi nel mistero dell’eros, perché lui è affascinato dal poker, dalla poesia e dal femminile”.


Qual è la ‘crisi del maschio’, raccontata dal punto di vista del protagonista?
“Quella che vive ogni uomo incapace di accettare la superiorità delle donne. E’ inutile girarci troppo intorno: le donne sono superiori. Non ci vuole un genio per capirlo: è nelle cose. Noi vinciamo, perché usiamo la forza e non l’intelligenza. Ma appena possono, le donne ci insegnano che, anche senza l’uso della forza si ottengono gli stessi risultati, se non migliori. Il Principe ama le donne e le rispetta, sempre”.

Su cosa sta lavorando ora? Ha già in programma un secondo libro?
“No, devo prima vedere l’effetto di questo. Il mondo, l’Italia in particolare, è invasa da romanzi: troppi davvero. Io ho impiegato quasi 9 anni per arrivare a questo e, adesso, voglio capire che traguardi raggiungerà, se le persone lo leggeranno e lo apprezzeranno. Anche se so che non sarà facile, perché è un romanzo che può irritare e dare fastidio: non è una lettura da ombrellone e c’è molto da riflettere. Insomma, io divido i libri in quelli che si leggono con la matita e quelli senza. Il mio, presuntuosamente, appartiene alla prima categoria, o almeno voglio illudermi che sia così”.




La foto utilizzata in apertura del presente servizio giornalistico è uno scatto della fotografa Stefania Casellato, che ringraziamo
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