Giuseppe LorinL’angolo divino che mette a fuoco il profilo di simbolo e il vasto senso di analogia con il senso di vita personale, è la grande gioia del cinema. Ma è al critico cinematografico che spetta l’ingrato compito dell’analisi dell’opera cinematografica. Cesare Paris, dopo la sua specifica preparazione universitaria, ha collaborato proprio come critico cinematografico per le rubriche di ‘Kataweb cinema’ de ‘La Repubblica’, ‘Zabriskie Point’ e ‘Splatter Container’, per la rivista ‘Film’ e il quotidiano ‘Rinascita’. E oggi, con ‘La risata amara’, edito da Bibliotheka edizioni, è a il suo esordio nella saggistica. Attualmente, è l’editor di una giovane casa editrice. Un saggio che si avvale delle riflessioni di Mario Sesti sul ruolo del critico cinematografico nella nostra società e, nello specifico, nell’arte cinematografica. Da una guida al metodo critico, si passa a una decodificazione della comunicazione visiva, dell’immagine scelta dal regista ed evidenziata con la ripresa cinematografica. Ed era ovvia la scelta analitica che l’autore di questo lavoro ha effettuato: quella dei film riportati e descritti da Cesare Paris. L’analisi sociale delle tematiche affrontate nell’elenco delle pellicole trattate evidenzia il triste declino della ‘commedia italiana’, dai film scritti da Leo Benvenuti e Piero De Bernardi alle sceneggiature di Age e Scarpelli. Con una certa maestria, l’autore segue l’evoluzione sociale e politica di un’Italia ormai alla deriva. Non si tratta di ‘commedia all’italiana’, infatti, ma di tragicomica commedia italiana, né più e né meno. Riusciranno le nuove generazioni a conoscere ciò che si può decrittare di un problema posto da un film e del film stesso? Ne dubitiamo. L’autore del saggio ‘La risata amara’, in queste 126 pagine dipana il dilemma con alta professionalità critica grazie all’excursus sequenziale del girato, lasciando al lettore riflessioni e deduzioni con accenni ai film degli anni ’50 del secolo scorso e, nello specifico, al film ‘I soliti ignoti’ diretto da Mario Monicelli nel 1958: un 'anno-chiave' del nostro Paese, per molti motivi. Fu questo film, infatti, che per primo mise a nudo ciò che, in seguito, venne definito ‘commedia italiana’. Gli anni bui del dopoguerra erano stati cancellati, così come quell’immagine di povertà drammaticamente fissata nelle fotografie dell’alluvione che, nel 1951, aveva travolto le terre del Polesine: facce derelitte, gente ammassata sui barconi miseramente vestita. E un popolo che risorge e s’ingegna come nessun altro saprebbe fare. Nel 1960, il geniale Federico Fellini gira ‘La dolce vita’, mettendo in scena un'epoca e, nel 1962, il poetico Pier Paolo Pasolini risponde con ‘Mamma Roma’. Nel 1963, finalmente l’Italia conobbe una rapida crescita economica, entrando a pieno titolo tra le nazioni più sviluppate ed uscendo dalla sua cronica condizione di sottosviluppo. Ciò viene evidenziato dal capolavoro di Dino Risi ‘Il sorpasso’, seguito, nello stesso anno, dall’altro film firmato Dino Risi, intitolato: ‘I mostri’. Tuttavia, seppur lentamente, le risate al cinema diventano sempre più amare e sempre meno divertenti, fino ad arrivare alla tragica catastrofe degli argomenti trattati nei film degli anni ’70, quelli di ‘piombo’. Ed è qui che arriva ‘La risata amara’, fino a un accenno di sorriso nei successivi anni ’80, per poi ‘atterrare’, bruscamente, ai ‘cine-panettoni’ degli anni ’90, in cui la cultura popolare più autentica viene messa a margine, eccezion fatta per le ‘macchiette’ e caratterizzazioni alla Carlo Verdone, mentre la ‘spes’ di un riscatto culturale, nel rispetto degli spettatori e del pubblico, rimane l’ultima dea da perseguire. Un declino descritto fedelmente, che si legge scorrevolmente soprattutto da chi, come noi, quelle stagioni le ha vissute nel vano tentativo di frenare, in qualche modo, una deriva qualunquista e piccolo borghese forse evitabile. O forse no.

‘La risata amara’
di: Cesare Paris
edito da: Bibliotheka edizioni
pagg. 126
Prezzo di copertina: € 15,00





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BE - Roma/Italia - Mail - giovedi 23 dicembre 2021 12.42
Ho letto da poco questo saggio che mi ha letteralmente rapito il cuore e la mente. Non solo è scritto con una maestria linguistica degna di nota e che difficilmente si riscontra ma è anche un bellissimo e dettagliato tuffo in un passato della nostra Italia che è necessario ricordare. I film analizzati sono capolavori da rivedere e l'autore riesce a immergenti perfettamente in quell'atmosfera, facendoti riflettere ed emozionare.


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