Valentina CirilliDopo aver superato i controlli sui modelli animali e sui test in provetta, un nuovo vaccino contro il coronavirus Sars-CoV-2 potrebbe essere sperimentato sull’uomo entro il mese di giugno 2021. È una soluzione ancora in fase di sperimentazione, portata avanti dalla casa biofarmaceutica israelo-statunitense ‘Oramed Pharmaceuticals Inc.’, che prevede la somministrazione di una semplice pillola per contrastare il nemico invisibile e raggiungere la tanto sognata ‘immunità di gregge’ per uscire dall’incubo. Si tratterebbe di una vera e propria svolta, in grado di andare incontro alle comuni fobie per aghi e iniezioni, anche se alcuni vaccini in pillole già esistono, come per esempio le classiche 3 capsule antitifo, attualmente in esaurimento. Tuttavia, per l’anti-Covid in compresse bisognerà attendere dati certi circa la sua effettiva efficacia sull’uomo. Un’ulteriore preoccupazione è rappresentata dalle tempistiche: un anno è il tempo di attesa stimato, per vedere il vaccino orale in commercio. E se il coronavirus Sars-CoV-2 dovesse diventare endemico e non scomparire del tutto, come suggeriscono diversi esperti, un vaccino di questo genere renderebbe molto più agevole il suo controllo, grazie alla facilità di distribuzione e somministrazione. Questa soluzione rivoluzionaria permetterebbe ai singoli di provvedere alla vaccinazione comodamente da casa propria e velocizzare le campagne vaccinali, senza doversi recare nelle strutture sanitarie. Senza contare che vi sono Paesi del mondo che incontrano serie difficoltà nella conservazione delle dosi a freddo previste dai vaccini offerti da Pfizer e AstraZeneca. Nel frattempo, la ‘Oramed Pharmaceuticals Inc.’ ha creato una nuova ‘società ad hoc’ per la ricerca e lo sviluppo dei vaccini orali: la ‘Oravax Medical Inc.’. In una nota diffusa dall'azienda, si legge che nei test condotti sugli animali una singola compressa di vaccino orale ha promosso l'immunità sistemica contro il Covid 19 grazie alla formazione di immunoglobuline IgG – i cosiddetti ‘anticorpi neutralizzanti’ che garantiscono la protezione contro le infezioni virali – e di immunoglobuline IgA, una specie di anticorpi di ‘prima linea’, che garantiscono principalmente la protezione delle mucose quasi fossero delle ‘sentinelle armate’. I dati sul farmaco non sono stati ancora resi pubblici e ciò invita a esprimersi con cautela al riguardo, almeno per il momento. “Un vaccino Covid 19 orale eliminerebbe diverse ‘barriere’ per una distribuzione rapida e su larga scala, consentendo potenzialmente alle persone di prendere il vaccino da sole a casa ropria”, ha dichiarato l'amministratore delegato di Oramed, il dottor Nadav Kidron. “La facilità di somministrazione”, prosegue il dirigente, “è fondamentale, oggi, per accelerare i tassi di inoculazione. E un vaccino orale potrebbe diventare ancora più prezioso nel caso in cui un vaccino anri-Covid 19 possa essere raccomandato ogni anno, come avviene col vaccino antinfluenzale standard”, ha concluso. Naturalmente, adesso diviene necessario condurre studi di sperimentazione più approfonditi, per capire quanto possano essere effettivamente protettivi i vaccini orali, rispetto alle classiche iniezioni intramuscolari. Secondo la ‘Oramed Pharmaceuticals Inc.’ il vaccino anti-Covid orale in sviluppo potrebbe essere molto efficace anche contro le nuove varianti emergenti, poiché come obiettivo non ha un singolo antìgene, ma ben tre. Ciò dovrebbe migliorare in modo significativo la copertura immunitaria, anche in caso di ‘mutazioni elusive’ verso gli anticorpi. Come la E484K, sviluppatasi nella proteina S - o Spike - delle varianti sudafricana e brasiliana del Sars-CoV-2. Non resta che attendere la pubblicazione dei risultati e sperare che il vaccino orale sia realmente così valido, benché sia doveroso sottolineare che l'efficacia dei farmaci già dimostrata sugli animali, non sempre si riscontra anche nell'uomo. Anche per questo motivo, i ricercatori hanno iniziato a puntare anche su piattaforme sperimentali alternative, come i ‘tessuti su chip’: organi miniaturizzati coltivati in vitro, che consentono di ‘mimare’ fisiologia e malattie del corpo umano attraverso ‘microfluidi’.





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