Stefania CatalloIlham Mounssif, studentessa sarda di origini marocchine, qualche anno fa non ha potuto visitare la Camera dei deputati perché non era in possesso di un documento d'identità italiano, pur essendo residente nel nostro Paese da più di 20 anni. La notizia fece scalpore e l'allora presidente della Camera, Laura Boldrini, volle riceverla per porgerle le scuse ufficiali, sollevando così la discussione sullo 'jus soli'. Oggi, Ilham è ambasciatrice culturale in Cina, da dove ha raccontato la pandemia attraverso i social diventando ben presto molto nota, soprattutto tra i giovani. Ma la cittadinanza italiana non è ancora arrivata in quanto, come ha dichiarato: "La riforma della legge non viene affrontata. Malgrado l'attivismo e i numerosi tentativi di riprendere in mano la proposta, ogni volta viene trattata come una questione superflua o, peggio, come un problema 'scottante', ponendola peraltro sullo stesso piano della crisi migratoria. Non ho fiducia sul superamento dell'attuale legge e non credo che ciò avverrà mai: peccato. In ogni caso, vivo lo stesso e inseguo le mie passioni e interessi: sono una cittadina del mondo...".

Ilham Mounssif, i suoi studi l'hanno portata a visitare molti Paesi esteri fino ad arrivare in Cina e i suoi reportage sulla gestione del Covid 19, diffusi attraverso i social, sono diventati un punto di riferimento per chi desiderava avere notizie di 'prima mano' sul fenomeno: può spiegarci qual è la situazione attuale nel Paese?
"La situazione attuale è stabile: non ci sono importanti focolai, che in ogni caso verrebbero subito soffocati grazie a un piano di emergenza tempestivo ed efficiente. La gestione cinese ha dimostrato che una soluzione per scongiurare il peggio esiste, attraverso tre passi basilari: 1) lockdown localizzati, per isolare subito il focolaio dal resto del Paese ed evitare la diffusione del virus e le varie ripercussioni per tutti; 2) test con tamponi 'a tappeto', effettuati in tempi record grazie a un'organizzazione che suddivide i cittadini in gruppi da 10; 3) un tracciamento puntuale, per sapere se qualcuno abbia avuto contatti con positivi, o viaggiato in luoghi divenuti focolai, isolando i casi asintomatici e seguirli nelle strutture preposte fino alla completa guarigione. Le frontiere cinesi sono ancora chiuse. Pertanto, i pochi voli disponibili vedono l'ingresso soltanto di alcune categorie di cittadini, che vengono messi in quarantena per 14 giorni e solo dopo 3 tamponi negativi possono uscire. Le mascherine sono state usate da tutti e, per quanto oggi non siano obbligatorie fuorché sui mezzi pubblici, negli uffici, nei siti turistici e negli ospedali, anche nei luoghi affollati e nelle grandi città se ne fa ancora largo uso".

Come si trova a vivere in un Paese completamente diverso dall'Italia? Quali sono le differenze e le analogie che ha notato?
"Questa grande diversità tra Cina e Italia è più percepita che reale. Essendo un Paese dalla tradizione millenaria, non ho risentito di un enorme 'clash' culturale, malgrado la Cina sia certamente peculiare e diversa dall'Italia.  Essendo marocchina, so cosa significhi vivere in un Paese con una certa mentalità, dove vivere da laica non è facile. Tuttavia, in Cina mi sono trovata subito molto bene: grande ospitalità e rispetto sono tangibili come in nessun altro luogo del mondo. Senz'altro, tra Cina e Italia esiste un abisso, in termini di mobilità: mezzi, trasporti e collegamenti per tutto il Paese sono efficienti e davvero all'avanguardia. La tecnologia è sfruttata ovunque, a partire dalle azioni quotidiane, come pagare tramite una app sul telefono, affittare uno scooter o le bici elettriche, disponibili ovunque. Inoltre, mi sento molto al sicuro: non mi sono mai sentita in pericolo o in ansia, né ho sentito la necessità di dovermi guardare alle spalle, soprattutto la notte, quando in Italia, per una donna diventa doveroso. Malgrado i mesi di rigido lockdown, trascorsi da sola al campus, ho ritrovato presto la libertà di fare ciò che amo: viaggiare e immergermi nella realtà cinese così multietnica e variegata, che mi ha travolto. Ho scoperto un Paese che non pensavo potesse essere così interessante e ricco sotto ogni punto di vista. Purtroppo, da fuori si ha una percezione molto negativa della Cina, volutamente forgiata per ragioni politiche e ideologiche. Invece, io ho scoperto un Paese e degli abitanti davvero diversi da quelli che vengono generalmente narrati. C'è veramente poca conoscenza in merito alla Cina e all'Asia più in generale. E non è normale, considerato che oltre metà della popolazione mondiale vive in quest'area del mondo. La visione 'occidente-centrica' è sicuramente da superare".

I suoi viaggi le hanno permesso di conoscere nuove realtà sociali: cosa prevede per il suo futuro? Tornerà in Italia?
"Conoscendomi, non credo. Ho ancora tanto da vedere e da imparare e la vita è un costante viaggio. Solo così si può avere una percezione di quella che è la complessa realtà globale. L'Italia avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, ma ora non vedo un futuro in tal senso. Tuttavia, mai dire mai. In ogni caso, mi sento cittadina del mondo e la mia casa è ovunque possa essere libera di essere e di fare ciò che amo".

Ha mai pensato a un suo futuro, magari in politica?
"Se lo si intende come politica di Partito, no. Né in Italia, dove non avendo la cittadinanza e tanto meno istanze alle quali possa avvicinarmi, senza la fiducia di iniziare con successo un nuovo corso; né in Marocco, dove non credo di trovare un ambiente consono a quelli che sono i miei ideali e la mia mentalità. Sicuramente, sento di voler contribuire agli sforzi per un mondo migliore, che oramai vede legati i destini di tutti. La politica internazionale resta la mia passione numero uno: non posso fare a meno di sentirmi coinvolta in ciò che accade. E il destino sembra volermi vedere sempre coinvolta, in qualche maniera e in prima persona, nelle situazioni di grande rilevanza, come per l'appunto l'attuale pandemia".


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