Maria Elena GottarelliL'avvelenamento del dissidente russo Alexei Navalny e la questione bielorussa stanno agitando nuovamente le 'acque' nei rapporti tra Unione europea e Russia. Ma l'atteggiamento critico verso Mosca non deve comportare l'isolamento del grande Paese euro-asiatico: il dialogo e la diplomazia possono sciogliere i numerosi 'nodi' che si sono generati. Innanzitutto, si consiglia alla Germania della signora Merkel un atteggiamento di cautela per via del gasdotto 'Nord Stream 2', che garantirà, in futuro, l'approvvigionamento energetico tedesco. Rinunciare a quel progetto potrebbe rivelarsi un grave danno per l'economia teutonica. Quindi, c'è poco da fare i 'minacciosi'. Anche perché, se l'accordo russo-tedesco dovesse 'saltare', ciò costringerà la Germania ad acquistare petrolio e metano da altri Paesi. Soprattutto, in quell'area del mondo 'ex sovietico' che, di certo, non ha mai avuto rapporti felicissimi con Mosca, riallineando Berlino verso una posizione ben diversa dall'attuale. La Germania, oggi, svolge un 'ruolo-chiave', di dialogo e, al contempo, di 'arbitro', nei rapporti tra Bruxelles e Mosca. Se essa dovesse 'scivolare' verso il fronte dei nemici - o dei 'non amici' - del Cremlino, ciò potrebbe trascinarla in una condizione di netta difficoltà, aggravando ulteriormente le tensioni. La Russia, storicamente, ha sempre avuto un ruolo ben preciso nelle relazioni politico-diplomatiche europee: senza l'alleanza con la Russia, la Francia non avrebbe minimamente sentito il dovere di scendere in campo in difesa della Serbia nell'estate del 1914. Isolare la Russia di Putin, senza tener conto di una serie di questioni che non sono solamente economiche, bensì di politica internazionale in senso più ampio, significa spingere Mosca a proseguire ulteriomente nell'utilizzo dello spionaggio e del condizionamento politico. La Russia di oggi non è più nelle disastrose condizioni in cui essa si era 'risvegliata' dopo la fine dell'impero sovietico. E ricreare una situazione da 'cortina di ferro' significa perseguire un obiettivo che potrebbe rivelarsi dannoso per il mondo occidentale. L'Unione europea deve continuare a puntare le sue carte politico-diplomatiche su un riavvicinamento nei confronti della Russia: una grandissima nazione, che negli ultimi decenni ha fatto passi da gigante nello scrollarsi di dosso un passato controverso, in cui ha dovuto gestire, in qualche modo, una drammatica fase di transizione dal vecchio modello statalista sovietico, già imploso alla fine degli anni '80 del secolo scorso, alla relativa prosperità attuale. Un cammino che merita il nobile rispetto da parte di tutti, a cominciare dagli Stati Uniti. Dopo il 1989, gli Usa hanno svolto un ruolo di potenza unilaterale, senza tuttavia comprendere che il mondo, sin da allora, aveva bisogno di nuovi equilibri, al fine di evitare l'esplosione di molte crisi 'periferiche'. Proprio quest'ultime, tra l'altro, hanno dimostrato l'importanza della presenza russa sullo scacchiere internazionale. In particolar modo in Medio Oriente, in cui Mosca ha saputo respingere le minacce del terrorismo fondamentalista islamico: abbiamo già dimenticato il Daesh e gli attentati che hanno flagellato il mondo occidentale in questi ultimi anni? Vladimir Putin ha svolto un compito assai prezioso: siamo noi occidentali ad avere la 'memoria corta'. Potremmo forse chiedergli di modificare la propria politica, di indagare meglio alcuni fatti e delitti, i quali hanno mostrato l'esistenza di gruppi spionistici 'fuori controllo'. Ma limitarsi a mandarlo dietro la 'lavagna' per metterlo in 'castigo' è un errore che, in realtà, rischia di frenare il nostro cammino verso quel 'nuovo equilibrio' che proprio il Cremlino potrebbe aiutarci a realizzare. Non si tratta di sostituire gli Stati Uniti con la Russia sul quadrante delle strategie o delle alleanze militari. Al contrario, possiamo coinvolgere la Russia in un processo di affiancamento dell'Unione europea nella ricerca di equilibri più stabili tra Stati Uniti e mondo asiatico. Isolare Putin, insomma, è una mossa priva di prospettive, che non serve a nulla, se veramente si vuole un futuro di pace e di benessere per l'intero pianeta, anche in termini di politica ambientale e di sviluppo eco-sostenibile. Un traguardo verso il quale la Russia potrà darci una 'mano' molto concreta, mentre altri sembrano impegnati a tornare indietro verso un riarmo nucleare e la nuova proliferazione di armamenti atomici, teorizzando ordigni devastanti che, al momento, esistono solo sulla 'carta'. La fine della 'guerra fredda' ha significato la messa al bando delle ridicole utopie apocalittiche dei vari 'dottor Stranamore' che, ogni tanto, appaiono sul palcoscenico della Storia. In ciò, sia l'Urss, sia la Russia hanno svolto un ruolo storico fondamentale: non dimentichiamolo.


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