Pietro PisanoShinzo Abe, a lungo premier del Giappone, è stato un primo ministro che ha saputo stabilizzare la politica nipponica. Un esempio che dovremmo studiare e approfondire meglio, invece di continuare a proporre dei leader divisivi come se vivessimo tutti quanti sugli spalti di uno stadio calcistico. E le sue dimissioni di questi giorni, per motivi di salute, pone un problema di 'eredità' che non sarà semplice da risolvere per la classe politica giapponese, dato che certi leader carismatici, ma al contempo competenti, non nascono come i 'funghi', al contrario di quanto si crede qui da noi. Di orientamento liberista, egli ha saputo rafforzare i consumi interni creando quel minimo di inflazione che ha consentito al Giappone di abbattere la propria disoccupazione interna, nonostante le congiunture economiche internazionali non fossero semplici. Insomma, un leader che ha sempre avuto le sue idee e, vivaddio, le ha realizzate: la vera 'misurazione' della politica dovrebbe funzionare esattamente così. Certo, la crescita del Pil non è stata imponente, nel suo lungo mandato di potere. Ma ribadiamo: ad altri non è andata molto meglio. A cominciare dagli Stati Uniti. In ogni caso, è vera una cosa: i Paesi con un alto debito pubblico - Giappone e Italia in primis - anche nelle fasi di ripresa 'trottano', ma non 'galoppano'. La 'Abenomics' ha tuttavia avuto il craggio di fare quelle liberalizzazioni che i mercati chiedevano, riassorbendo un tasso di disoccupazione che, negli anni '90 del secolo scorso, era divenuto preoccupante. Oltre a ciò, Abe ha saputo rilanciare il settore delle auto giapponesi, rafforzando la posizione del 'sol levante' sui mercati internazionali. Ciò, nonostante le lunghe fasi di crisi economica globale che il mondo intero ha attraversato e uno 'tsunami' devastante, nel 2011, che tutti ricordiamo. C'è molto da imparare da leader di questo tipo: altro che le 'balle' di Salvini. E si tenga anche presente la pandemia da coronavirus di quest'anno, che ha obbligato il Giappone a rinviare le Olimpiadi di Tokyo, previste proprio per questo 'scorcio' di fine estate 2020. Un'occasione per rafforzare gli investimenti pubblici ed evitare le critiche provenienti dal fronte socialdemocratico e da quello 'neo-ambientalista'. Negli anni '70 del secolo scorso, proprio il Giappone fu il Paese che per primo promosse l'idea del risparmio energetico e gli investimenti nei settori a basso consumo: una politica perseguita con coerenza fino a oggi. E che dovrebbe essere rilanciata, anche al fine di esautorare l'opposizione, cogliendone i suggerimenti migliori. Ma il vero 'segreto' del Giappone, in realtà, è un altro: siamo di fronte a un popolo socialmente 'compatto', orgoglioso delle proprie antichissime tradizioni, ma altresì capace di coniugare una politica di modernizzazione con una manutenzione attenta del proprio territorio, anche per via dei suoi numerosi terremoti. Un esempio di 'normalità' e di equilibrio che dovremmo emulare, anziché ostinarci nelle nostre liti tardo-ideologiche da 'cortile'.





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