Daniele Capezzone, Segretario Nazionale dei Radicali italiani ed esponente di spicco della Rosa nel pugno, ha voluto rilasciarci la presente intervista intorno alle battaglie per la libertà di ricerca scientifica condotte in prima persona da Luca Coscioni.

La malattia di Luca Coscioni, immobilizzato dal 1996 dalla sclerosi laterale amiotrofica, è una delle patologie,come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer che potrebbe essere curata grazie alla ricerca sulle cellule staminali. Nonostante il loro utilizzo possa rappresentare la vera cura del futuro, c’è invece chi si ostina a non sostenere questo tipo di ricerche. Perché secondo lei?
“Contro Luca e contro la sua battaglia, sono stati opposti argomenti da superstizione. Ma, nonostante tanta ottusità, viviamo in un tempo straordinario. Io non so dove e quando: se tra un anno o tra due, tra cinque, se in Corea del Sud o negli Stati Uniti, se dal genoma umano o dalle staminali embrionali. Ma certo, prima o poi, verrà una guarigione straordinaria: e allora che diranno i nostri proibizionisti? Inviteranno gli italiani a non avvalersi delle eventuali nuove terapie”?

I media si sono resi conto della drammatica condizione e dello straordinario coraggio umano e politico di Luca Coscioni soltanto dopo la sua morte?
“Mi ha molto addolorato ricevere messaggi, lettere e e - mail di persone commosse, e – insieme - profondamente addolorate per il fatto di avere conosciuto l’esistenza di Luca solo alla notizia della sua morte. Mi pare eloquente della violenza subita da Luca. Da destra (da dove fu escluso dal Comitato di bioetica) e da sinistra (da dove venne un veto contro l’accordo alle elezioni regionali con una lista denominata Radicali - Luca Coscioni)”.

Visti i risultati del referendum sulla fecondazione assistita, lei non crede sia stata trascurata l’importanza dei quesiti referendari da parte dei cittadini o che si sia fornita una cattiva informazione od una scarsa pubblicità sul tema da parte dei mass media?
“Si è consolidato un meccanismo per cui l’informazione raggiunge davvero (cioè in modo completo e compiuto) solo un terzo degli italiani, cioè quelli che leggono i giornali, che vanno su internet, che hanno accesso diretto alle fonti. Mentre il 70% di cittadini che (secondo i dati del Censis) formano la loro opinione di voto prevalentemente o esclusivamente sulla e dalla televisione, rischiano sempre più di essere tagliati fuori”.

Il Prof. Adriano Pessina, docente di filosofia morale e bioetica dell’Università Cattolica di Milano, crede che la grande fatica che oggi si riscontra a discutere sulla fecondazione assistita dipenda dall’uso di un linguaggio troppo specifico: parlare di embrione o blastocisti appare soltanto un linguaggio iperscientifico per rappresentare un bambino, poiché i primi due termini non rendono, a parità di significato, quanto il terzo. Ritiene questa teoria valida?
“Una informazione corretta e completa saprebbe far appassionare i cittadini. In fondo, le tecnicalità sono indubbiamente molto complesse, ma i concetti di fondo sono semplici: allargare o restringere la possibilità di far nascere bambini; allargare o restringere la ricerca scientifica contro malattie terribili”.

La crioconservazione, quel trattamento che consente di conservare delle cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale in apposite ‘banche’ genetiche, è stata definita dall’ex ministro Sirchia “una speculazione commerciale”: cosa ne pensa?
“Mi pare eloquente dell’animus di quello che è stato un Ministro contro la ricerca, e contro la salute. So di fare un’accusa grave: ma in un Paese governato da Sirchia, per lustri ancora i ‘nuovi Luca Coscioni’ resterebbero privi di terapie”.

Luca Coscioni sarebbe stato capolista della Rosa nel Pugno alle consultazioni politiche nazionali: la sua eventuale elezione al Parlamento italiano avrebbe aperto nuove strade e nuove speranze per la ricerca?
“L’elezione di Luca avrebbe avuto la forza (non simbolica, ma concreta) che ebbe l’elezione di Enzo Tortora per la battaglia sulla giustizia. Sarà nostro compito onorare la memoria di Luca, e tentare di essere all’altezza della sua straordinaria testimonianza”.

La Rosa nel pugno riuscirà ad imporre i temi della libertà di ricerca scientifica all’interno di una coalizione come quella di centro-sinistra, estremamente variegata in termini di sensibilità etica? Siete sicuri di aver fatto la scelta giusta?
“La Rosa nel pugno ha il compito di contribuire a rendere l’Unione più laica e più liberale, più attenta ai diritti civili e alla modernizzazione del Paese. Nel programma del centrosinistra (alla cui elaborazione non siamo stati messi in condizione di partecipare se non in minima parte, e che abbiamo sottoscritto per adempiere all’obbligo imposto dalla nuova legge elettorale) ci sono, su questo fronte, troppe lacune, troppi silenzi, e troppe paure incomprensibili, proprio mentre è in atto -invece- una pericolosa offensiva delle gerarchie ecclesiastiche contro la laicità dello Stato e i diritti delle persone”.

Gianni Vattimo ha affermato: «Coscioni è uno che ci parla e fa appello a noi; l’embrione non sappiamo assolutamente se avrebbe qualcosa da dirci». Che ne pensa di questa forte affermazione?
“Molte volte ho polemizzato con Vattimo. E Vattimo ha polemizzato con me, senza risparmio di asprezze. Oggi, credo che Vattimo abbia detto quel che doveva essere detto e che non poteva esser detto meglio. Lo ringrazio per questo”.
Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio